110 e lode

Carissime, Carissimi,

lunedì scorso Laura Sarchi si è laureata in INGEGNERIA CIVILE E ARCHITETTURA con 110 e lode discutendo la tesi che ha avuto per oggetto la progettazione di un centro di recupero nutrizionale per bambini fino ai cinque anni, in un villaggio rurale, aldea, del Guatemala Centro Orientale. (Titolo: CENTRO DI RECUPERO NUTRIZIONALE IN GUATEMALA. MATERIALI E TECNICHE LOCALI PER UN PROGETTO DI COOPERAZIONE NELL’ALDEA EL RANCHO).

Ecco come laura spiega la nascita del progetto Tesi:

Il 29 settembre, siamo partiti in sei: Ruggero Rizzini, presidente di AINS Onlus, Marco Majocchi e Lorenzo Buratti, ingegneri dell’Ordine che hanno seguito il progetto, Simona Albani, infermiera, Giovanni Ferma, cooperante dell’associazione, ed io. Arrivati in Guatemala, siamo stati ospitati nella casa di Alvaro, alla Champa paesino adiacente a El Rancho, in cui si colloca l’area di progetto. Il presente lavoro di tesi ha per oggetto la progettazione di un centro di recupero nutrizionale per bambini fino ai cinque anni, in un villaggio rurale, aldea, del Guatemala Centro Orientale. La scelta di questo argomento deriva dall’interesse e dalla volontà di approfondire il tema della progettazione nei paesi in via di sviluppo, nell’ambito della cooperazione internazionale, ritenendolo formativo e stimolante, sia a livello progettuale che personale, per la compresenza di tematiche progettuali, ambientali, sociali e culturali. Quest’esperienza mi ha offerto la possibilità di apprendere le tecnologie locali e l’uso di materiali propri di un contesto diverso, conoscere una realtà ricca di contrasti, dove il contatto con le persone rappresenta il valore aggiunto di ogni esperienza e il fulcro di partenza per ogni progetto. Tema e luogo sono stati dunque dettati da esperienze reali e contingenti che ho avuto modo di conoscere a seguito di un Accordo Quadro di Cooperazione tra l’Università di Pavia e l’Ordine degli Ingegneri di Pavia, attraverso la Commissione Solidarietà Sociale e Cooperazione Internazionale. Quest’ultima, tra gli incarichi, ha all’attivo una collaborazione con l’associazione AINS Onlus per la realizzazione di un centro polifunzionale in Guatemala all’interno dell’aldea El Rancho del dipartimento di El Progreso. Il progetto si colloca in un lotto di terreno, di circa 30 per 40 metri, regalato da una donna dell’aldea al presidente dell’Asociaciòn Siervo De Dios Moises Lira Serafìn e referente locale di AINS, Alvaro Aguilar. Insieme a Ruggero Rizzini, presidente di AINS, i due hanno deciso di destinare l’area alla costruzione di un centro che integrasse attività di sviluppo e sostegno alle comunità della zona. A causa del grave problema di denutrizione infantile che colpisce il paese, AINS decise di inserire all’interno del lotto un centro nutrizionale; il dipartimento di El Progreso infatti appartiene al corredor seco, regione ciclicamente colpita da crisi alimentari, causate dalla siccità che danneggia i raccolti di mais e fagioli, alimentazione base della popolazione guatemalteca. Il centro intende dunque affiancare all’attività di recupero e riabilitazione dei bambini malnutriti e denutriti, circa la metà dei bambini guatemaltechi sotto i cinque anni, il lavoro con i genitori, attraverso la loro formazione, sia sulla questione agricola, che sulla microimpresa e manualità. Per questo motivo il progetto parte come centro polifunzionale, al fine di assicurarne l’autosufficienza, attraverso la presenza di una farmacia e un negozio-laboratorio per le famiglie della zona. Questi locali, insieme ad una sala conferenze e all’alloggio per il guardiano, erano le preesistenze a cui si sono aggiunte le aree di degenza e terapia del centro nutrizionale. Grazie quindi all’accordo tra Università e Ordine degli Ingegneri e all’associazione AINS, che mi ha accolto, ho avuto la possibilità (e la fortuna) di trascorrere un periodo di 15 giorni in Guatemala, nel dipartimento che ospiterà il progetto. Preliminarmente alla partenza è stato necessario raccogliere informazioni storico politiche, culturali e sociali del paese e contestualmente fare un’analisi sui materiali e sulle tecnologie costruttive locali. Ma conoscere e comprendere la realtà locale non è stato facile, il Guatemala appare come un paese “Assurdo, ma reale!” come lo ha definito Ruggero, “dove la donna non ha spazio e le famiglie non possono mandare i propri figli a scuola; dove la popolazione non si può permettere un'assistenza sanitaria di base; dove la violenza è quotidiana; dove le condizioni igieniche sono inesistenti; dove l'aumento di 20 centesimi di euro sul costo della carne mette in crisi migliaia di persone che vivono con stipendi sempre uguali e miseri da anni. Dall'altra, nel mondo dorato della capitale, è un marciapiede piastrellato che una donna con la pettorina della municipalità lava come fosse il pavimento di casa, tra ristoranti, negozi alla moda e banche”. Le storie di violenza, domestica, dovuta alla guerra civile o alla criminalità ordinaria, contrastano fortemente con l’accoglienza ospitale che ho ricevuto dalle persone, il cui incontro è stato fondamentale in questa esperienza. Parlare con Alvaro mi ha permesso di capire meglio la realtà quotidiana di chi vive in quelle comunità, le problematiche sociali e le esigenze, non solo sanitarie. Ci ha illustrato i requisiti di cui andrebbe dotato il centro nutrizionale, come la presenza di determinate funzioni, il numero di posti e la necessità di un muro di protezione in calcestruzzo, così come se ne vedono in Guatemala in tutte le strutture pubbliche o che necessitano privacy e sicurezza. La visita di alcuni cantieri e le stesse abitazioni, che in alcuni casi hanno l’aspetto di cantieri a vista, mi hanno permesso di farmi un’idea dei materiali disponibili e di come questi vengano impiegati. Gli incontri con Don Balda e Don Byron, costruttori locali, a cui è affidata la realizzazione del centro, hanno permesso di valutare quali soluzioni proposte fossero realizzabili, in termini di competenze e costi, e quali conoscenze e tecnologie fossero utilizzate nella progettazione antisismica. Nello specifico del tema progettuale, durante il mio soggiorno ho potuto comprendere meglio la natura del problema della denutrizione, le cause, gli effetti e gli interventi che questo problema richiede a livello ambulatoriale. Partecipare a una giornata di salute, durante la quale medici volontari visitano i membri di alcune comunità rurali, come Chanrayo, mi ha dato una parziale idea sull’entità e la grande diffusione di questo problema e sulla realtà quotidiana in cui vivono le persone, sulle loro abitazioni e sulle malattie più diffuse, in particolare tra i bambini. L’acquisizione all’interno del gruppo di tre volontari spagnoli: due infermieri e un educatore, mi ha inoltre permesso di porre domande e raccogliere dati da chi, da anni, è a stretto contatto con il problema della denutrizione e ha lavorato in centri nutrizionali dell’area. Visitare alcune strutture ospedaliere dell’area, l’ospedale di Guastatoya, la clinica di El Estor, vicino al lago Izabal e il centro nutrizionale di Teculutàn, a Zacapa, mi ha permesso di prendere coscienza dell’organizzazione, degli standard vigenti e delle esigenze degli ambienti ospedalieri dedicati ai bambini, oltre a permettermi di farmi un’idea delle criticità tanto della situazione generale che delle tecnologie utilizzate. Durante il soggiorno abbiamo anche effettuato altri spostamenti e visite, queste hanno riguardato le zone in cui l’associazione è impegnata in microprogetti, come il Liceo San Jose, l’hogar di Mazatenango per bambine che hanno subito violenza, la comunità del Poshte, le signore che producono shampoo a El Conacaste e una visita alla scuola sorta vicino alla discarica di Cobàn. Un weekend è stato dedicato alla visita di Antigua, in cui abbiamo potuto apprezzare l’architettura coloniale che l’ha resa Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.

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