Da bimbi e anziani pigiami e dentifricio per chi non ce li ha

PAVIA Un pigiama, uno spazzolino, un dentifricio. Un kit di sopravvivenza in ospedale per chi arriva e non ha nulla e magari non ha nessuno da chiamare. È “L’armadio dei pigiami”, un’iniziativa che parte dalle cliniche di Malattie infettive e Ains, associazione italiana di nursing sociale, sostenuto dal San Matteo e dal Sitra, e dai tanti che stanno donando materiale. «In ogni reparto c’è un armadio dove si trovano i pigiami, lavati e stirati, che servono per quei malati che non hanno un pigiama quando vengono ricoverati – spiega Ruggero Rizzini, presidente Ains e infermiere nel reparto di Malattie infettive – Sono sempre di più. Non solo i senza fissa dimora e i tossicodipendenti, ma tanti anziani. La nostra associazione, composta da infermieri del San Matteo, osserva quotidiane situazioni di precarietà, soprattutto in persone anziane che, ricoverate, arrivano sprovviste di tutto, dallo spazzolino alle ciabatte, dalla saponetta ad una maglietta di ricambio». L’idea è stata esportata da Mondovì dove l’associazione volontari ospedalieri si è inventata un kit composto da asciugamano, saponetta, dentifricio e spazzolino, pettine e specchio, fazzoletti, salviette umidificate, carta igienica, tovaglioli, ciabatte, sciarpa e maglietta. «Al S. Matteo – spiega Rizizni – in accordo con la coordinatrice infermieristica di malattie infettive e malattie infettive e tropicali, il direttore di malattie infettive e tropicali Gaetano Filice, il Sitra e il personale infermieristico, il progetto partirà entro fine anno perché l’attuale crisi economica ha fatto emergere situazioni di povertà che ci devono far riflettere». I materiali sono stati raccolti dagli alunni delle scuole di San Martino Siccomario, dalle aps Brusaioli e Borgo Ticino di Pavia. «Le malattie infettive – spiega Filice – sono spesso legate alla povertà. Noi da sempre accogliamo pazienti ai quali manca tutto, siamo un punto di riferimento, si è sempre cercatodi aiutarli, gli infermieri agiscono sempre bene e in silenzio. In questi ultimi due o tre anni però i casi di disagio sono cresciuti in maniera esponenziale. Questo progetto ben cerca di rispondere a un’esigenza molto concreta». Anna Ghezzi, la provincia pavese, 11 dicembre 2014

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