Anziani soli in ospedale Il reparto presta il pigiama

San Matteo. Hanno più di 80 anni, arrivano trascurati e senza vestiario Gli infermieri: «I parenti a volte non lasciano neppure il recapito telefonico»

di Maria Grazia Piccaluga

Ad Angelo il pigiama sta un po’ largo ma almeno profuma di bucato. Gliel’hanno prestato in ospedale, perché nessuno gli ha portato il cambio della biancheria. I suoi familiari non hanno nemmeno lasciato il numero di telefono al caposala, in reparto. Angelo ha più di 80 anni. Come Mario, Giuseppina, Antonio. Anziani fragili e soli. E al San Matteo il personale ogni giorno deve entrare in punta di piedi nella solitudine di ognuno di loro. Provvedere non solo all’assistenza sanitaria ma anche a quelle piccole attenzioni che invece mancano: un pigiama pulito, un paio di ciabatte, una saponetta, un pacchetto di biscotti. In clinica Medica come in altri reparti il caposala ha impilato sopra un armadio scatole con pigiami, mutande, maglie, camicie da notte di seconda mano, lavati e stirati, da utilizzare all’occorrenza. Che ultimamente sta diventando quasi la norma. «Gli anziani che arrivano in condizioni igieniche precarie e malnutriti sono sempre più frequenti – conferma un coordinatore del Sitra, il servizio infermieristico del San Matteo –. E sono molti anche quelli che restano senza l’assistenza dei parenti durante il ricovero». Casi estremi, che colpiscono come un pugno nello stomaco. Anziani che arrivano con la medicazione fatta in casa con la carta del giornale, vestiti bucati e logori, igiene personale trascurata. Ma soprattutto soli. E se in Pediatria le associazioni sono tante da farsi quasi “concorrenza”, dove ci sono i vecchi i volontari si contano sulla punta delle dita. «Capita che arrivi un anziano dal pronto soccorso accompagnato dai portantini – spiegano in un reparto –. Nessuno al seguito. Il giorno successivo telefona un figlio che si giustifica: “Non posso venire, devo lavorare”. A volte non lasciano neppure il recapito». Chi può paga una badante a ore, per imboccare l’anziano durante i pasti. «Una donna è stata ricoverata a Belgioioso due mesi, dopo un ictus, perché non la rivolevano a casa. Fino a quando siamo riusciti a trovarle una sistemazione in una struttura» spiegano nella sede distaccata che da gennaio, da quando sono stati attivati i posti per subacuti, non affronta più le emergenze. E il dopo, spiegano le assistenti sociali, è l’altro dramma che si apre insieme alla solitudine: «Manca una rete sociale adeguata. Non sempre le famiglie possono farsene carico da sole. E nelle strutture ci sono mesi di attesa. Ci vorrebbe un’alleanza ancora più stretta tra l’ospedale e il mondo del volontariato».

laq provincia pavese, giovedì 1 marzo

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