Guatemala. 19 gennaio-3 febbraio 2013

Anche questa volta abbiamo condiviso un'esperienza di cooperazione che ci ha regalato il privilegio di “vedere l'orrore di fatti ed eventi che fanno della dignità umana un sanguinante, misero fardello”, come disse Carlo Urbani (medico specializzato in Malattie Infettive, ex presidente di Medici Senza Frontiere). E' difficile la lotta quotidiana all'indifferenza se al nostro ritorno in Italia non raccontiamo ciò che abbiamo visto. Il Guatemala è un paese contraddittorio, così lontano e diverso dal nostro che nemmeno la più fervida immaginazione riesce a capire. È come una barca carica di storie che fa nascere interrogativi dove l'unica certezza è il dubbio. E' emozioni, incontri, domande destinate a rimanere senza risposta. Da una parte è un paese dove la donna non ha spazio e le famiglie non possono mandare i propri figli a scuola; dove la popolazione non si può permettere un'assistenza sanitaria di base; dove la violenza è quotidiana; dove le condizioni igieniche sono inesistenti;dove l'aumento di 20 centesimi di euro sul costo della carne mette in crisi migliaia di persone che vivono con stipendi sempre uguali e miseri da anni. Dall'altra, nel mondo dorato della capitale, è un marciapiede piastrellato che una donna con la pettorina della municipalità lava come fosse il pavimento di casa, tra ristoranti, negozi alla moda e banche. Assurdo ma reale! Detto questo sono molte le cose che ci spingono a continuare questa nostra esperienza lunga ormai più di quindici anni: l'umanità che incontriamo, che ci circonda e ci avvolge; la serietà delle persone che pur vivendo in un contesto precario lavorano con micro progetti per migliorare il quotidiano di bambini ed anziani; gli incontri come quello con Caterina Vetrò, psicologa di Monza, che mettendo a disposizione le proprie conoscenze ha costruito una piccola clinica utilizzando materiali di recupero ed ecologici; la ricerca delle motivazioni che ci spingono a fare quello che stiamo facendo per loro ma anche per noi stessi; la consapevolezza che la velocità, il denaro, il superfluo, la “notorietà” e la piccolezza dell' individualismo, stiano solamente facendoci perdere tempo senza renderci felici. Noi non abbiamo certezze però facciamo ciò che ci piace veramente, imparando da chi non si fa troppe domande dandosi da fare invece che filosofeggiare. Ecco, anche e soprattutto per questo ci piace il Guatemala.

Giulia Dezza,Elisa Moretti,Cristina Guerci,Graziano Maffi, Ruggero Rizzini ains onlus
Guatemala, 29 gennaio 2013




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