Dal Guatemala a Pavia


“Popolo maya vittima di un genocidio, ora dobbiamo resistere allo scempio delle multinazionali”

Rosalina Tuyuc Velazquez è una donna maya che vive a Chimaltenango, un paese dell’altipiano guatemalteco prostrato dalla guerra.
Faceva l’infermiera e nel giro di tre anni ha perso il padre e il marito, ritrovandosi a 29 anni vedova con due figli. Rosalina non si è arresa e, insieme ad altre donne vedove, ha fondato il Conavigua (Coordinamento Nazionale delle Vedove del Guatemala).
Negli anni questa sua leaderschip l’ha portata a ricoprire numerose cariche importanti, fino a diventare una delle sei donne elette al Parlamento e soprattutto un membro dell’equipe di Rigoberta Menchù nella lotta contro l’impunità presentando continue denunce per il genocidio commesso nei confronti dei popoli indigeni guatemaltechi.
A marzo di quest’anno Rosalina è stata in Italia – proprio per presentare queste denunce – e anche a Pavia, ospite della nostra associazione, dove ha incontrato il Vescovo e le associazioni di volontariato al Centro Servizi Volontariato. Al suo fianco Francisco Velasco Marroquin, anche lui in prima linea nella Resistenza del popolo indigeno, presidente del Parlamento Ixil, che rappresenta appunto il popolo: senza poteri decisionali ma quantomeno oggi riconosciuto.
Anche Francisco ha avuto la sua famiglia distrutta dalla guerra, ha infatti perso dodici dei sedici componenti complessivi.
“Quello che vogliamo dire al mondo è di non lasciarsi ingannare – sostengono i due esponenti – gli accordi di Pace firmati il 29 dicembre 1996 sono rimasti sulla carta. Le promesse non sono state mantenute né dai governi precedenti né da quello attuale. Noi chiediamo giustizia e il risarcimento dei danni materiali e morali conseguenti a vent’anni di conflitto”.
Vent’anni di orribili crudeltà e torture perpetrate soprattutto a donne e bambini.
“I giovani vogliono un futuro di pace, ma chiedono anche giustizia – spiega Rosalina – i miei figli vogliono sapere perché papà un giorno è sparito e mai più tornato, di che cosa fu ritenuto colpevole e perché nessuno ha mai processato gli autori dei delitti”.
Ed ora Rosalina e Francisco devono continuare nella loro resistenza contro qualcosa di estremamente insidioso e ambiguo: lo sfruttamento del territorio da parte delle multinazionali di tutto il mondo.
“Abbiamo la sopravvivenza da garantire ai nostri figli – sottolineano – sia ambientale che lavorativa. Non abbiamo ceduto prima e non cederemo certo adesso”.


Daniela Scherrer-il ticino

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