L’esempio di monsignor Romero a Tempi Dispari

di Pino Finocchiaro per Rai News 24

“Monsignor Romero non è mai stato un marxista. Si ispirava piuttosto alla Dottrina sociale della chiesa. Inevitabile quindi la sua opzione per gli ultimi, per i poveri”. Così è intervenuto a Rai news 24 il presidente della Conferenza episcopale del Guatemala, monsignor Alvaro Ramazzini nel corso della puntata dedicata al martirio dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Romero, ucciso ventisei anni fa da un killer degli squadroni della morte al servizio dei latifondisti. Nel corso della trasmissione condotta da Carlo De Blasio, è intervenuta anche Ana Ortiz, sorella di un giovane sacerdote ucciso nel Salvador durante il mandato pastorale di Romero. Ana Ortiz ha offerto una ricostruzione commovente di quei giorni di tragedia e speranza. “Lo accusavano di essere un comunista – ha ricordato monsignor Ramazzini – ma questo capita a molti di noi. Ci accusano di essere dei vescovi rossi ma non è così. Abbiamo scelto semplicemente di stare dalla parte dei poveri. Ma non è una nostra scelta ce lo impone il Vangelo”. Tempi Dispari ha mandato in una ricostruzione del pensiero di Oscar Romero a cura di Pino Finocchiaro. Vi proponiamo il testo. Mons. Oscar Romero ebbe in sorte di essere considerato integralista dai sacerdoti ai quali chiedeva di dare per primi l’esempio rinunciando al peccato. Ed era considerato comunista dai latifondisti e dal sistema di potere che per loro conto governava il Salvador. Ecco cosa rispondeva Romero ai suoi detrattori. Cosa manca a certe tenute e poderi per chiamarsi piccoli stati sovietici? Vi si trovano proprio i frutti del sistema sovietico che tanto critichiamo: famiglia disorganizzata, distruzione della dignità individuale persa nella massa informe di lavoratori senza cultura, avviliti, praticamente uomini schiavi che lavorano e producono quasi esclusivamente per il benessere del padrone… Quando qualcuno critica queste crudeli ingiustizie sociali, immediatamente gli interessati lo tacciano di esser comunista, senza notare che sono piuttosto loro a fare, del piccolo ambito della proprietà, un comunismo pratico, un’autentica Unione sovietica. Monsignor Oscar Romero fu nominato arcivescovo di San Salvador il 22 febbraio del 1977. Il 12 marzo, il parroco Rutilio Grande viene assassinato insieme a due parrocchiani. Monsignor Romero celebra i funerali del fraterno amico e dei suoi fedeli. Queste le sue parole durante l’omelia. La dottrina sociale della chiesa dice agli uomini che la religione cristiana non è un sentimento esclusivamente orizzontale, spirituale che si dimentica della miseria che lo circonda, piuttosto si tratta di guardare Dio, e da Dio guardare il tuo prossimo come un fratello. Magari i movimenti sensibili alla questione sociale conoscessero questa dottrina. Non si esporrebbero alla miopia che permette di vedere solo le cose temporali, le strutture del tempo. Se il cuore non vive la conversione tutto sarà debole, rivoluzionario, passeggero, violento. Nessuna di queste cose è cristiana. A chi freme, a chi vorrebbe lavare col sangue il sangue versato, Romero indica la strada dell’amore. Saremo fermi nella difesa dei nostri diritti, ma con un grande amore nel cuore, perché difendendo con l'amore, cerchiamo anche la conversione dei peccatori. Questa è la vendetta del cristiano. 1979 l’arcivescovo è già leggenda. Chi parla del Salvador parla di monsignor Romero. Le critiche della Curia romana lo pongono al centro dell’attenzione mondiale. Tanto da far dire al consigliere per la sicurezza del presidente Carter, Zbigniew Brzezinski: “Non si può esigere il diritto di costituire sindacati a Danzica e negare al tempo stesso il diritto alla terra del contadino salvadoregno”. Romero vive il dramma della quotidianità. La tragedia degli attacchi ai parroci. Il 21 gennaio del ’79 celebra i funerali di padre Octavio Ortiz ucciso con cinque giovani parrocchiani che lo avevano sempre difeso. E ammonisce. Tutto passa. Quel che non passa è l’amore…La capacità di sentire fratelli tutti gli uomini. Le mie prediche non hanno carattere politico. Sono prediche che naturalmente toccano la politica, toccano la realtà del popolo, ma per illuminarle e dire loro cosa vuole Dio e cosa Dio invece non vuole. Non si possono servire due signori. C'è un solo Dio; e questo Dio o è quello vero, che ci chiede di rinunciare alle cose quando queste si trasformano in peccato, oppure è il Dio dei soldi che ci obbliga anche a voltare le spalle al Dio del cristianesimo. Oggi l’impegno della chiesa è: difendere l’immagine di Dio nell’uomo. 7 Dicembre 1979. Il vescovo scomodo è già nel mirino dei poteri occulti che governano El Salvador. Cinque giorni prima gli squadroni della morte hanno tirato a sorte chi sarà il suo killer. L’ambasciata Usa avverte il governo americano ma nessuno interviene. Mons. Oscar Romero è scomodo a tutti. Lo sa ma non lo vive come un cruccio. I momenti cambieranno, ma il progetto di Dio rimarrà sempre lo stesso: salvare gli uomini nella storia. Per questo la Chiesa, non può identificarsi con nessun progetto storico. La Chiesa non poté essere alleata dell'Impero Romano né di Erode, né di nessun re terreno né di nessun sistema politico né di nessuna strategia politica umana. Li illuminerà tutti,ma si manterrà sempre autentica come colei che annuncia la storia della salvezza: il progetto di Dio. 17 febbraio 1980. L’arcivescovo vede così la sua missione. Non è un prestigio per la Chiesa stare insieme ai potenti. Il prestigio della Chiesa è questo: sentire che i poveri la sentono come loro, sentire che la Chiesa vive in una dimensione terrena, chiamando tutti, anche i ricchi, alla conversione, alla salvezza dal mondo dei poveri, perché solo quelli sono i fortunati. E’ il 23 marzo del 1980. E’ la vigilia del suo assassinio. Sabato pomeriggio. Monsignor Romero parla come sempre a voce alta. Inconsapevole, ma forse… presagendo il dramma che s’appressa a volgere in tragedia, afferma deciso e sereno. Io non ho nessuna ambizione di potere, e per questo, in tutta libertà, dico al potere cosa è giusto e cosa è sbagliato, anche ai gruppi politici, dico cosa è giusto e cosa è sbagliato. E' il mio dovere. Il progetto di Dio per la liberazione del popolo è trascendente. La trascendenza dà alla liberazione la sua dimensione vera e definitiva. Tutte le soluzioni che vorremmo dare ai problemi della migliore distribuzione della terra, di una migliore amministrazione dei soldi in Salvador, di un'organizzazione politica che punti al bene comune dei salvadoregni devono essere cercate nell'insieme della liberazione definitiva. 24 marzo 1980. domenica pomeriggio. Nella cappella dell’ospedale, monsignor Romero celebra messa. In fondo alla chiesa, sul sagrato, c’è già il suo assassino con l’arma pronta a sparare. Il pastore cattolico del Salvador, l’uomo che accende la speranza degli ultimi va incontro al suo destino, come sempre, a testa alta. Il regno è già misteriosamente presente sulla terra; quando il signore verrà, si manifesterà la sua perfezione. Questa è la speranza che alimenta noi cristiani. Sappiamo che tutti gli sforzi compiuti per migliorare una società, soprattutto quando è così pervasa dall'ingiustizia e dal peccato, sono sforzi che Dio benedice, che Dio vuole,che Dio esige. Monsignor Romero chiude così la predica. Poi prepara l’altare. Il killer arma il fucile e prende la mira. Queste le ultime parole, profetiche di Oscar Romero. Che questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per gli uomini, ci alimenti per dare anche il nostro corpo e il nostro sangue alla sofferenza e al dolore, come Cristo, non per sé, ma per dare segni di giustizia e di pace al nostro popolo. Uniamoci, quindi, intimamente nella fede e nella speranza a questo momento di preghiera per la signora Sarita e per noi... Un colpo di fucile lo uccide.

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