Prostituzione, quando l’uomo sottomette rivelando le sue debolezze

Francesco Provinciali autore del libro “Tutte a casa”: storie di violenza, solitudine, scelte sbagliate che fanno riflettere.

di Daniela Scherrer, il Ticino
sabato, 10 luglio 2010

Diciotto capitoli su un tema estremamente delicato e di attualità: la prostituzione, punta dell’iceberg di una condizione femminile che da sempre vede la donna come incarnazione della corporeità a disposizione dell’uomo.
Una condizione difficile da sradicare, nonostante le tante battaglie e i troppi discorsi.
Ne abbiamo trovato desolante conferma anche nei recentissimi tragici eventi di cronaca nera, dove le donne hanno pagato con la vita la fine di storie d’amore. Autore di “Tutte a casa” è Francesco Provinciali, da vent’anni Ispettore del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e membro dell’Osservatorio sui Minori della Regione oltre che già Giudice onorario minorile presso il Tribunale di Milano.
La prima domanda è scontata: perché questo libro e che messaggio vuole trasmettere?
La causa occasionale è stato il provvedimento governativo Carfagna-Alfano-Maroni con cui è stato vietato l’esercizio della prostituzione per strada. Mi è venuto spontaneo allora scrivere un libro, che non vuole essere di denuncia sociale – ce ne sono già troppi – ma cerca di ispirare sentimenti e coinvolgimenti emotivi. Soprattutto vorrei far capire come il “mandarle tutte a casa” non consenta di estirpare alla radice il problema, specialmente se si pensa che per molte di loro casa è sinonimo di una condizione uguale se non peggiore di quella che trovano sulla strada. Pensiamo alle ragazze che vengono spedite in Italia dall’Est o dall’Africa e anche ai molti casi di violenze subite tra le mura domestiche da padri, mariti, fidanzati”.
Lei è particolarmente coinvolto nell’ambito minorile…
Si, dove i dati sulla prostituzione sono veramente raccapriccianti. Si riferiscono al 2005, ma adesso la situazione non è certo migliorata, anzi…il 10% della popolazione femminile dedita alla prostituzione in Italia è di età compresa tra dieci e quindici anni, il 30% tra i sedici e i diciotto. Il che significa che quasi la metà delle prostitute è minorenne…un popolo della notte sottomesso fisicamente e psicologicamente, sfruttato, spesso percosso e qualche volta ucciso. È un fenomeno di ingiustizia sociale alimentato anche da persone “double-face” che all’apparenza sono lavoratori, mariti e padri modello e che invece poi si trasformano in predatori”.
Alla fine però questi uomini dalla doppia vita si svelano in tutta la loro debolezza, nell’incapacità di gestire la propria vita.
E’ vero. L’anello debole di questo fenomeno è proprio l’uomo e, se è vero che ogni storia di corpi è anche storia di anime, la sottomissione fisica esercitata da questi uomini è specchio di una straordinaria debolezza emotiva da parte di chi cerca una condizione di appagamento introvabile altrove”.
L’incomunicabilità che spesso regna in famiglia gioca quindi un ruolo importante.
Indubbiamente la condizione di solitudine esistenziale crea premesse importanti. Spesso in famiglia i sentimenti prevalenti oggi sono quelli di sopportazione reciproca. Si vive nella stessa casa, ma non ci si parla più se non per affrontare le criticità e le problematicità della coppia e dei figli. E così alla fine ciascuno sviluppa una vita sentimentale parallela e ci sono anche casi di uomini che cercano una prostituta solo per parlare o per essere ascoltati o per un abbraccio”.
Una delle storie più “forti” del suo libro è “la bambola del nonno”, che pone l’accento sul turismo sessuale e veramente fa riflettere…
E’ la storia di un nonno che parte da casa alla volta della Thailandia e là concupisce una bambina di otto anni, la stessa età della nipotina. Poi all’aeroporto, prima di tornare a casa, compera una bambola per la nipote: una è bambina, l’altra oggetto di piacere, simbolo della doppiezza del vivere di questi – mi si perdoni il termine – vecchi bavosi”.
Un’ultima domanda. Sinora abbiamo parlato di donne costrette a prostituirsi. C’è anche però una consistente fetta di prostituzione per scelta, cui anche lei fa riferimento nel suo libro. Che ne pensa?
E’ vero. E’ la fascia di prostitute più sofisticate, di alto bordo, le cosiddette escort. Donne che si prostituiscono perché hanno capito che quello che gli uomini ritengono il loro punto di forza è in realtà il punto più debole. E così mercificando il proprio corpo in maniera programmata per alcuni anni si fa carriera, si raggiungono quelle condizioni di agiatezza che mai sarebbero possibili con una vita di lavoro. Questo fenomeno dal punto di vista morale non è certamente meno negativo, anzi lo è di più. E aggiungerei anche che molto negativo è l’atteggiamento generale di fronte a tutto ciò: si tende infatti a liquidare tali situazioni con una strizzatine d’occhi, ritenendola ormai parte naturale del degrado del mondo politico, dello spettacolo, della società nel suo complesso”.

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