29 settembre 2007

Il mondo del sociale attraverso i frutti del suo lavoro

Ci sono negozi che abbinano l’utile al dilettevole, come si suol dire. “Il mercatino de La Piracanta”, a Pavia in corso Garibaldi 22/A, rientra a pieno titolo tra questi. La Piracanta, innanzitutto, è una Cooperativa sociale di tipo B, per cui si occupa del reinserimento lavorativo e sociale di soggetti che arrivano dalle più svariate situazioni di disagio. Il negozio è una delle forme attraverso cui la Cooperativa promuove il reinserimento di questi soggetti, nel senso che è disponibile a promuovere tutti i lavori artigianali prodotti da tali soggetti. Si ripropone infatti di dare una vetrina a tutte le attività sociali che vogliono collaborare con la cooperativa. E sono veramente numerose. Anche perché abbondano cooperative, associazioni, fondazioni che producono perché hanno laboratori avviati, comprese alcune realtà del disagio psichico che utilizzano il lavoro artigianale come attività didattica per aiutare i ragazzi. “Noi diamo la possibilità di esporre questi prodotti gestiti in conto vendita –spiega Giulia Dezza, una delle “anime” della Cooperativa e del negozio- per cui vengono naturalmente poi anche venduti. In questo modo si fanno naturalmente conoscere queste realtà che hanno scopo sociale. E’ importante perché la gente si avvicina al mondo del sociale. Noi siamo in pratica una sorta di tramite tra il mondo “normale” e tutto questo sommerso, spesso nascosto e parallelo ma concretamente esistente e molto forte”. Gli oggetti che si trovano all’interno del negozio sono di vario tipo e spesso straordinariamente belli e impressionanti per originalità. Vanno dalla pittura alla terracotta e al cartonage sino a legno, decoupage, piantine, bigiotteria. “Essendo per la maggior parte lavori artigianali –aggiunge Giulia- possono anche essere soggetti a lavori di modifica, nel senso che si può andare incontro alle esigenze personali del cliente. Questo ultimamente ci accade sempre più spesso”. Un altro aspetto meritorio di questo tipo di attività è quello di aiutare a relazionarsi molte associazioni che, a vario titolo, si occupano del reinserimento delle fasce più disagiate della popolazione. Questo creare “una rete nel sociale” è un aspetto che si sta sviluppando con intensità e può rivelarsi davvero l’arma vincente per il futuro. Un esempio banale, ma esemplificativo. A Natale dell’anno scorso presso il negozio erano disponibili dei bellissimi cesti con prodotti interamente provenienti da un’associazione. Però il cesto era stato prodotto altrove. “Il discorso da incentivare è cercare di avere anche i cesti prodotti all’interno di una realtà sociale –chiarisce ancora Giulia- questo sarebbe veramente creare una rete di auto-aiuto efficace”. Un ultimo aspetto da non sottovalutare è che il negozio è inserito all’interno del “progetto donna”, con l’obiettivo dunque di inserire al suo interno una donna proveniente dal mondo del disagio e consentirgli di usufruire di un lavoro più che dignitoso. Anche perché all’interno del negozio c’è un laboratorio e la persona che vi lavora diventa anche artigiana della cooperativa. “Questa è un’opportunità importante –conclude Giulia- spesso infatti chi proviene dal mondo del disagio si scontra col problema di non riuscire ad ottenere un inserimento dignitoso sotto il profilo lavorativo. Per le donne questo problema è ancora più marcato. In negozio si è iniziato con una borsa lavoro, la speranza è quella di riuscire ad arrivare al più presto ad un vero e proprio inserimento lavorativo part-time”.
Scritto da Daniela Scherrer, addetto stampa Ains
pubblicato su IL TICINO del 15 settembre 2007

Solidarietà sotto rete

Calendari, gossip e ospitate in tivù? Niente di tutto questo. Le ragazze della Riso Scotti Volley, squadra pavese che milita nella serie A2 di pallavolo, hanno scelto di legare i loro nomi e volti al mondo della solidarietà. Come? Aderendo al progetto “ Per una cultura della solidarietà con lo sport “, che ad ogni partita casalinga e in trasferta le vedrà distribuire alle avversarie e alle tifoserie il materiale relativo ai progetti portati avanti da cinque associazioni di volontariato pavesi: Ains, Cuore Clown, Incontramondi, la Cooperativa La Piracanta e Per fare un albero. Si tratta di realtà che a Pavia operano in diversi settori solidaristici, dalla clowneria nelle corsie d’ospedale al reinserimento di soggetti disagiati sino all’attività missionaria in Guatemala e in altre zone del mondo. Ecco allora l’idea delle cinque associazioni, che hanno scelto di riporre progetti e speranze nelle mani delle giocatrici, impegnate non soltanto a schiacciare o “murare” le avversarie ma anche a spiegar loro come aiutare il prossimo in difficoltà. Nelle partite casalinghe al PalaRavizza, inoltre le associazioni avranno la possibilità di essere presenti con i loro stando informativi. Una chance aggiuntiva importante, visto che la Riso Scotti può contare tra le mura amiche su un pubblico numeroso. Il presidente della Riso Scoti, Sandro Moda, non nasconde la soddisfazione per il binomio sport e solidarietà di cui si è fatto paladino: “ Personalmente ammiro tutte le persone che dedicano il loro tempo a chi soffre – spiega – e quando mi hanno presentato questo progetto non ho potuto che essere pienamente d’accordo con la sua realizzazione. È’ stato il mio cuore a decidere “. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il general manager Gigi Poma: “ La Riso Scotti è orgogliosa di questa collaborazione. Credo che lavorare congiuntamente sia uno dei segreti della buona riuscita di un progetto solidaristico”.

La giocatrice
“ UN ONORE AIUTARE GLI ALTRI ”

In attesa di essere protagoniste in campo, lo sono già nella importante partita della solidarietà. Per le giocatrici parla Nadia Terranova, la più rappresentativa della squadra per la sua lunga militanza e, tra l’altro, reduce da un’esperienza missionaria in Guatemala per Ains. “ Ci fa piacere essere state scelte per questa iniziativa, anche perché ritengo che la sensibilità dell’animo femminile debba emergere anche nel mondo dello sport .“. Nadia ha ancora nel cuore il viaggio guatemalteco di qualche mese fa, che volle effettuare nell’anonimato sfuggendo alle cronache dei giornali. Non voleva pubblicità, cercava l’intimità di un’esperienza fortemente missionaria. “ Che cosa mi è rimasto nel cuore? Gli occhi dei bambini, al gioia di riuscire a farli sorridere anche solo con un pallone “.
scritto da Daniela Scherrer, Il Ticino