26 marzo 2012

antonio tabucchi

se n'è andato anche Tabucchi...che disdetta!...che tristezza...ci ha lasciati, dalla sua Lisbona, più poveri di ieri...ciao!



Giornate di salute...eccoli tutti in fila

Gentilissimi sostenitori,

eccoli tutti in fila ad aspettare il loro turno per essere visitati dal dottore.
Sono i bambini de El Poshte e quelli de El Rancho sostenuti a distanza scolasticamente.
Come sapete, in Guatemala, le cure sanitarie, come tanti servizi che dovrebbero essere garantiti dallo stato, se le possono permettere in pochi. La nostra associazione, grazie al contributo economico volontario di tante persone che credono nella solidarietà, ha deciso di investire nel progetto giornate di salute perché crede che la salute è un diritto di tutti e non di pochi.
D’altronde una visita medica costa solo 2 euro!!!!!
Ma è partendo dalle piccole cose che si costruisce il futuro.
Sapendo di fare cosa gradita, ecco un paio di foto per rendervi partecipi delle attività progettuali che si stanno svolgendo a El Rancho.
Un caro saluto
Il gruppo di ains onlus

Vi ricordiamo che se volete sostenere le giornate di salute, potete fare una donazione utilizzando il numero di conto corrente postale 46330429.
Causale: giornate di salute
Grazie. il gruppo di ains onlus

Alvaro e Genoveffa a smistare i piccoli pazienti


bella e furba la bimba di Cristina Guerci di Casteggio


tutti in cortile ad aspettare il loro turno

tutti in fila ad aspettare con la loro scheda personalizzata in mano

le medicine: importantissime!!!


la dottoressa ausculta, ausculta!!!

la registrazione prima della visita

non solo bimbi

il peso e l'altezza per capire se le bimbe mangano

14 marzo 2012

Essere giovani in Guatemala

Il Guatemala ha circa 4,2 milioni di giovani tra 15 e 19 anni, cifra che corrisponde al 28% della sua popolazione. Ma, chi sono questi giovani? Come vivono? Pensando di riunire più informazioni su quel settore della società la Segreteria Esecutiva del Servizio Civico (Sesc), il Consiglio Nazionale della Gioventù (Conjuve), e l'Istituto Nazionale di Statistiche (INE), hanno elaborato la Prima Inchiesta Nazionale sulla Gioventù in Guatemala (Enju 2011).

La pubblicazione, divulgata all'inizio di questo mese, presenta dati su differenti temi in relazione ai giovani, come: educazione; abilitazione tecnica e formazione per il lavoro; accesso ad un impiego dignitoso; migrazioni; salute e consumo di sostanze; famiglia e sessualità; politica e partecipazione; religione; rischio sociale; uso del tempo; comunicazione e tecnologie; e prospettive giovanili.
Secondo l'investigazione, il Guatemala ha 4.152.411 persone tra 15 e 19 anni, delle quali 43,8% sono uomini e 56,2% sono donne. Poco più della metà, 50.5%, vive in zone urbane e 31,3% dei giovani consultati si sono identificati come indigeni.
Per quanto riguarda l’aspetto educativo, l'Inchiesta osserva che il livello intermedio e il diploma continuano ad essere riservati a pochi. Secondo l’indagine, solamente 31,5% dei giovani ha una istruzione di livello intermedio. La percentuale è ancora minore per l'insegnamento universitario: solo 5,2%. Secondo il documento, quasi 6% dei giovani guatemaltechi non ha nessun studio.
"Questi indicatori identificano brecce importanti nei livelli di educazione raggiunti da uomini e donne. In generale si osserva che sono le donne che presentano gli indici più bassi di educazione paragonati con gli uomini. Per esempio, il 6.9 % delle donne non ha nessun livello di scolarità mentre gli uomini il 4.4%. Aggiuntivamente, le donne giovani che hanno frequentato il ciclo primario e medio sono solo rispettivamente il 30.1% e 22.1%; mentre gli uomini il 33.4% ed il 25.2% per gli stessi cicli di educazione del Livello medio", sottolinea l’indagine.
Riferendosi al mercato del lavoro, l'Inchiesta rivela che 38,5% dei giovani guatemaltechi non lavorarono mai e non stanno cercando impiego, il 35% lavorano; il 10,9% hanno avuto già un'esperienza professionale, ma non stanno lavorando e non cercano impiego; e il 9,5% stanno cercando lavoro.
L’indagine mostra anche la disparità economica del paese. Mentre il 76,2% dei giovani tra 15 e 29 anni hanno un livello economico basso o bassissimo, il 3,3% ha un livello alto o molto alto.
"Dalla prospettiva del livello socioeconomico, la maggiore concentrazione della popolazione giovanile vive a livelli bassi, mentre una minoranza appartiene ai livelli medi e alti. Questo contribuisce a che perduri la breccia nell’accesso alle opportunità di sviluppo ed incorporazione della gioventù alla società, soprattutto se si considerano i livelli elevati di diseguaglianza sociale ed economica in Guatemala", commenta il rapporto.

Violenza

Se la violenza è una problematica preoccupante per la società guatemalteca in generale, per i giovani, è problema che raggiunge proporzioni maggiori. Sono diverse le forme di violenza che colpiscono la gioventù nel paese. La principale di esse, secondo il 17,18% degli e le giovani intervistati, è la minaccia o pressione delle maras o bande giovanili. La maggioranza dei giovane consultati ha sottolineato la strada, come il principale luogo in cui avviene la violenza contro la gioventù.
Non solamente "le percezioni riflettono la forma in cui i discorsi sulla violenza si costruiscono e gli effetti che la violenza ha nel mondo di vita della gioventù. Allo stesso tempo, queste percezioni implicano la possibilità di implementare o legittimare azioni concrete. È importante sottolineare che la maggior parte delle azioni suggerite dagli intervistati ruotano intorno agli stessi aspetti che originalmente sono stati esposti, come cioè i principali fattori che aumentano il rischio della gioventù: l'esclusione e la marginalità. I risultati mostrano che il miglioramento della salute, l'educazione, l'impiego ed il previdenza sociale sarebbero la principale forma di affrontare il problema della violenza. Seguono aspetti relazionati alla prevenzione e l'accesso a forme di ricreazione; questi aspetti sono legati contemporaneamente all'uso democratico dello spazio pubblico", analizza lo studio.

Per leggere l'Inchiesta : http://www.conjuve.gob.gt/portal1/index.php?idPagina=21

Adital 26/02/2012

tratto da ORIZZONTE GUATEMALA

9 marzo 2012

Broni, incontro con la fotografa che si batte per i diritti

Domenica 11 marzo, presso il salone di Villa nuova Italia a Broni sarà inaugurata la mostra fotografica di Elisa Moretti. La mostra, organizzata dall'assessorato alla cultura del Comune di Broni rimarrà aperta fino a sabato 17 marzo . La mostra a cui saranno invitati gli studenti delle scuole di Broni, è dedicata ai «Diritti umani nel mondo». Durante l'inaugurazione Elisa Moretti presenterà un reportage fotografico da lei realizzato in Guatemala insieme all'associazione Onlus Ains che presenterà i progetti di aiuto all’America Latina. Le immagini della mostra sono una carrellata di scatti eseguiti dalla stessa Moretti e da altri autori in diverse parti del mondo. La mostra , come lei stessa tiene a sottolineare, è ispirata all'articolo 1 della Costituzione: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Quindi l'obiettivo è di creare un momento di riflessione su quelli che sono i diritti fondamentali di ogni persona e su quale sia la condizione di tutela della dignità .Elisa Moretti ,pavese di nascita, risiede San Martino Siccomario. E’ stata insegnante alle scuole superiori di Pavia; da anni si interessa di fotografia naturalistica, di problematiche legate al territorio, all'ambiente e, al mondo del volontariato. E' stata docente dei corsi di formazione «L'immagine naturalistica e la salvaguardia del territorio» ed anche «L'immagine e il sociale» presso il Csv di Pavia e provincia per conto del quale ha realizzato il libro fotografico «Dove c'è un bisogno c'è un dovere» e due cataloghi fotografici dal titolo «Diritti Umani nel mondo» e «Immagini per i diritti». Tiene corsi di fotografia di base e avanzati con ragazzi delle scuole medie.

6 marzo 2012

Quella differenza tra i negozi e i supermercati

Pubblichiamo l'articolo di Giorgio Boatti pubblicato sulla Provincia Pavese di domenica 4 marzo.

Sbagliano quelli che pensano che la differenza principale tra i supermercati e le botteghe sia data dalla colossale disparità in metri quadri della superficie che occupano.

O dalla incomparabile variegazione di marche e prodotti che gli uni offrono rispetto alle altre. O dal numero delle persone che ci lavorano. La vera differenza tra grande distribuzione e negozio di vicinato – per chi non l’avesse capito – è che le botteghe, tutte le botteghe, hanno un loro particolarissimo odore. Mentre i supermercati non odorano di nulla o, se di qualcosa sanno, è pressoché uniforme e eguale in tutti i posti dove capita di entrare. In ogni bottega, invece, proprio come per le abitazioni e le persone, va a formarsi nel corso di tempo una specie di identità olfattiva, un odore specifico del luogo, che la rende riconoscibile anche ad occhi chiusi. A naso, appunto. Questo accade perché le botteghe a differenza dei supermercati e dei centri commerciali non sono fabbricate a tavolino attraverso un complicato incastro di molteplici e standardizzati apporti, secondo un razionale e pianificato disegno finanziario e commerciale. Le botteghe al contrario assomigliano alle creature che le hanno figliate e che – non importa se fossero uomini o donne - con quotidiana e pervasiva attenzione vi hanno impresso tanti dettagli. Lasciandovi traccia del loro personale modo di stare nel modo. Le botteghe sono anche figlie del tempo che le ha viste nascere e del territorio in cui – spesso con non poca fatica – si sono fatte largo. E’ per tutto questo che le botteghe, i negozi di vicinato, conservano un proprio odore e una robusta ragione d’essere che equivale alla storia che si portano dietro. E al mondo, o i mondi, che hanno attraversato. Gli odori e i ricordi, si sa, hanno uno stretto e misterioso legame. Da adulti finiamo col dimenticarcelo e questo è il motivo per cui molti non avvertono la vera differenza tra supermercati e botteghe. Pressati dalla fretta, assediati dalla pubblicità, ossessionati dalla logica del vantaggio immediato, dunque quello economico, non si ascolta quello che i ricordi, attraverso gli odori, vorrebbero dirci. Apparentemente ci parlano delle botteghe dove da piccoli si metteva piede come in un antro magico, dove ogni scaffale era come uno scrigno pieno di sorprese e una somma di presenze che ancora prima di essere merci erano odori che venivano incontro: di carta assorbente e di inchiostro, di zucchero (confezionato nella sua apposita carta azzurra) e caffè, di spezie e di salumi, di latte e di carni (poi avvolte nella carta gialla del macellaio). In realtà gli odori ci dicono quanto, nelle cose che ci attorniano, ci è davvero essenziale, vitale. E quanto, invece, rischia di essere solo miraggio, sfizio e apparenza. Ogni via, di paese o città che fosse, sino a qualche anno fa era anche la somma di questi odori e, dunque, di queste realtà così diverse e importanti. Presenze ben conosciute di botteghe sempre affollate che si succedevano in poche decine di metri. E ora? Ora, seppure ridotte di numero e assediate dalla crisi, le botteghe resistono ma misurano le difficoltà delle famiglie, la riduzione delle spese per la vita quotidiana. Il piccolo commercio è finito in prima linea. I negozi, nella trincea della recessione, lasciano sul terreno, anche in questa provincia, non pochi caduti: nel commercio sono quasi ottocento, dicono i dati pubblicati ieri da questo giornale, ad avere chiuso. La perdita, assai severa, non è solo economica. E’ anche una sottrazione di identità, un affievolirsi nelle relazioni di vicinato e nei legami sociali di una comunità. Elementi che dovrebbero far riflettere e indurre con forza a iniziative di rilancio e valorizzazione delle botteghe, anche come fulcro dei nuovi distretti commerciali. Forse il primo passo da fare è riscoprire, quasi fossero altrettanto pezzetti di noi stessi, le botteghe che ci stanno attorno. A cominciare da quella vicino a casa che, per esempio, quanto a verdure di stagione, a formaggi o a salumi, si fa puntiglio di non essere seconda a nessuno. O di quella che dispone del caffè tostato e macinato esattamente come ci piace e servito con la signorilità di un caffè viennese. Per non parlare della bottegaia preferita che, quando la giornata è in salita, sa offrire la migliore fetta di torta di mele del mondo. Tanto per ricordare che la vita, di tanto in tanto, è anche dolce e amabile.

4 marzo 2012

riunione a El Rancho


Continuano le attività progettuali in Guatemala da parte dei nostri due referenti.
Nei giorni scorsi c’è stata una riunione presso il collegio San Josè con tutti i bambini sostenuti scolasticamente a distanza. Un incontro organizzato da Alvaro per presentare Genoveva ai ragazzi e ai loro genitori. Riordiamo che Genoveva è stata assunta dalla nostra associazione su richiesta di Alvaro per aiutarlo nella gestione dei progetti.


Genoveva è la donna con la maglietta rosa

«Piace la nostra bottega d’altri tempi»

L’esperienza di fratello e sorella a Travacò Siccomario: l’alternativa al grande punto vendita

Ripartire. Creare qualcosa di nuovo nel campo delle tradizioni commerciali. Ripartire,quasi da zero e con poche speranze. Solo con il coraggio di buttarsi in un’avventura dal sapore pericoloso. E, invece, dopo quattro mesi, il bilancio è positivo e il sogno che sembrava irrealizzabile si è realizzato. Il sogno era quello di Serena Ragni e di suo fratello Oscar che avevano deciso di andare contro corrente e avviare una bottega alimentare in una zona nuova di Travacò, a pochi chilometri da un centro commerciale. «Era un piccolo negozio di vicinato di proprietà della nostra famiglia – spiega Serena – che avevamo dato in gestione, ma il risultato era stato negativo, così abbiamo deciso di occuparcene direttamente». Si sono rimboccati le maniche Serena ed Oscar e gli zii Peppino e Gabriella, hanno pensato all’offerta commerciale da proporre agli abitanti di questa zona residenziale, ad un chilometro dal ponte Coperto e hanno deciso di dare un servizio, proponendo prodotti di qualità. Un’altrernativa alla proposta un po’ massificata dei grandi centri commerciali che gravitano sulla zona. «Il nostro obiettivo è quello di offrire un punto di socializzazione e in effetti questa bottega, che è anche una caffetteria, sta diventando un riferimento per gli abitanti della zona e sta contribuendo ad integrare vecchi e nuovi residenti», spiega Serena, giovane signora di 42 anni, due trascorsi a Kampala, al fianco di padre John Scalabrini, esperienza che «mi ha fatto capire come la povertà e l’assenza di risorse possono essere colte come un’occasione per dare il meglio di noi stessi». «In questo tempo di crisi- aggiunge – penso che sia necessario mettere a disposizione risorse che, per quanto piccole, sono in grado di riaccendere sogni ed entusiasmo, a dispetto dei soldi che mancano e della burocrazia che spesso gioca contro». «Il Girasole», che adesso ha anche due dipendenti, Stefano Todeschini, ex capitano del Pavia che, dopo un infortunio ha cambiato vita, e Cristina Ionce, di origine romena, ora pensa al futuro e la titolare rivela: «Vorremmo inserire anche una gelateria artigianale».
Stefania Prato
la provincia pavese. 3 marzo 2012

2 marzo 2012

Anziani soli in ospedale Il reparto presta il pigiama

San Matteo. Hanno più di 80 anni, arrivano trascurati e senza vestiario Gli infermieri: «I parenti a volte non lasciano neppure il recapito telefonico»

di Maria Grazia Piccaluga

Ad Angelo il pigiama sta un po’ largo ma almeno profuma di bucato. Gliel’hanno prestato in ospedale, perché nessuno gli ha portato il cambio della biancheria. I suoi familiari non hanno nemmeno lasciato il numero di telefono al caposala, in reparto. Angelo ha più di 80 anni. Come Mario, Giuseppina, Antonio. Anziani fragili e soli. E al San Matteo il personale ogni giorno deve entrare in punta di piedi nella solitudine di ognuno di loro. Provvedere non solo all’assistenza sanitaria ma anche a quelle piccole attenzioni che invece mancano: un pigiama pulito, un paio di ciabatte, una saponetta, un pacchetto di biscotti. In clinica Medica come in altri reparti il caposala ha impilato sopra un armadio scatole con pigiami, mutande, maglie, camicie da notte di seconda mano, lavati e stirati, da utilizzare all’occorrenza. Che ultimamente sta diventando quasi la norma. «Gli anziani che arrivano in condizioni igieniche precarie e malnutriti sono sempre più frequenti – conferma un coordinatore del Sitra, il servizio infermieristico del San Matteo –. E sono molti anche quelli che restano senza l’assistenza dei parenti durante il ricovero». Casi estremi, che colpiscono come un pugno nello stomaco. Anziani che arrivano con la medicazione fatta in casa con la carta del giornale, vestiti bucati e logori, igiene personale trascurata. Ma soprattutto soli. E se in Pediatria le associazioni sono tante da farsi quasi “concorrenza”, dove ci sono i vecchi i volontari si contano sulla punta delle dita. «Capita che arrivi un anziano dal pronto soccorso accompagnato dai portantini – spiegano in un reparto –. Nessuno al seguito. Il giorno successivo telefona un figlio che si giustifica: “Non posso venire, devo lavorare”. A volte non lasciano neppure il recapito». Chi può paga una badante a ore, per imboccare l’anziano durante i pasti. «Una donna è stata ricoverata a Belgioioso due mesi, dopo un ictus, perché non la rivolevano a casa. Fino a quando siamo riusciti a trovarle una sistemazione in una struttura» spiegano nella sede distaccata che da gennaio, da quando sono stati attivati i posti per subacuti, non affronta più le emergenze. E il dopo, spiegano le assistenti sociali, è l’altro dramma che si apre insieme alla solitudine: «Manca una rete sociale adeguata. Non sempre le famiglie possono farsene carico da sole. E nelle strutture ci sono mesi di attesa. Ci vorrebbe un’alleanza ancora più stretta tra l’ospedale e il mondo del volontariato».

laq provincia pavese, giovedì 1 marzo

A lezione di legalità Settimana speciale per mille studenti

Laboratori pensati dal Volta e dalle associazioni Si parte questa mattina alla Casa del Giovane
IL PROGETTO»CITTADINANZA E COSTITUZIONE
La serata finale sarà il 5 marzo Dibattito con Armando Spataro

Oltre mille studenti, 135 laboratori, lezioni, incontri, attività sul tema «cittadinanza e Costituzione». Tutto in una settimana, a partire da oggi. Con un ospite a concludere il percorso formativo dei ragazzi: il magistrato Armando Spataro, che sarà a Pavia lunedì 5 marzo alle 21, all’istituto Volta, in un incontro-dialogo con il giudice pavese Cesare Beretta. La settimana organizzata dall’istituto Volta, scuola capofila del progetto, avrà un momento pubblico venerdì 2 marzo (dalle 12 alle 13 alla Casa del Giovane) con le autorità cittadine a colloquio con una parte dei ragazzi iscritti alla settimana dedicata alla legalità.


A partire da oggi fino a sabato 3 marzo avrà luogo il progetto «Cittadinanza e Costituzione» alla Casa del Giovane di Pavia. Questo progetto prevede alcuni laboratori che avranno le seguenti tematiche: disagio devianza rieducazione, legalità, pace e non-violenza, bene comune, diversità integrazione, economia globale-mercato equo. Queste importanti problematiche saranno presentate da varie associazioni pavesi come la Casa del Giovane, il Centro servizi volontariato, le Acli, la Caritas, Ad Gentes, A.I.N.S., Associazione Babele Onlus, il Gas, Gruppo acquisto solidale, Bottega equo solidale C.A.F.E., la Comunità S. Egidio e Pax Christi. Però veri protagonisti dell’evento saranno i più di mille ragazzi di diverse scuole medie e superiori pavesi che affolleranno i vari laboratori. Per noi ragazzi è importante confrontarci su questi temi perché saremo noi i cittadini del domani. Questa esperienza aiuterà noi giovani a capire meglio il presente per operare scelte più responsabili nel campo sociale. Le iscrizioni a questo progetto sono state completate nel giro di soli quattro giorni, con largo anticipo rispetto alla data prevista per la chiusura. Questo significa che il progetto realizzato l’anno scorso ha lasciato nei ragazzi che hanno partecipato un’impronta significativa e il desiderio di ripetere l’esperienza vissuta nella passata edizione, molto partecipata e apprezzata.

L’organizzazione principale è affidata al prof Penasa e all’istituto capofila che è il Volta di Pavia, guidato dalla preside Franca Bottaro. Nelle scorse settimane lo staff formato da sedici ragazzi, tutti dell’istituto Volta, si è ritrovato per organizzare e animare i laboratori. Durante i laboratori sono previste attività coinvolgenti, esperienze formative e momenti di intrattenimento pensate per studenti di diverse età e provenienti da diverse scuole. La finalità dell’evento è promuovere nelle persone intenzioni e azioni di responsabilità, partecipazione e condivisione, come emerge dai temi scelti per i laboratori. Il momento conclusivo del progetto, aperto a tutta la cittadinanza, si terrà lunedì 5 marzo alle ore 21 nella l’aula magna dell’istituto Volta, da poco intitolata alla docente Paola Zoboli. In questa occasione si svolgerà l'incontro-dibattito tra il procuratore aggiunto della Repubblica Armando Spataro e il giudice pavese Cesare Beretta sul tema della legalità. L’intero progetto si propone di suscitare in ogni persona, adulto o ragazzo, una riflessione personale sulla legalità e sulla vita sociale per migliorare se stessi e gli altri.
Filippo Chiesa classe terza Cg istituto Volta di Pavia componente Staff Volta

«Dateci le regole, non siamo tutti bulli»

Via al progetto del Volta: mille ragazzi di tutte le età si confrontano sui temi della legalità

Quando si parla di diversità e diritti, di famiglia e regole, i ragazzi ascoltano attenti, intervengono, non sono per niente timidi. Prime lezioni ieri per il progetto «Cittadinanza e Costituzione» organizzato dall’istituto Volta e da numerose associazioni per più di mille studenti. Fanno parte della stesa generazione tra cui si trovano bulli e vandali, ma loro hanno deciso di “riscattare” la generazione. «Non siamo tutti bulli, siamo qui per migliorare», dicono i ragazzi alla Casa del Giovane che ospiterà per tutta la settimana lezioni, laboratori, attività. Nel Salone del Terzo Millennio da un lato a gruppetti si disegnano sagome colorate che portano un messaggio: fratellanza e pace, soprattutto. Dall’altro lato lo staff assiste alla lezione di Pierluigi Penasa, prof del Volta tra gli organizzatori. Sprona i ragazzi, li invita a riflettere sul tema della pace e della non violenza. Due educatrici dell’area minori della Casa del Giovane si confrontano con una seconda del liceo artistico Volta sui concetti di «famiglia» e «comunità». Su una lavagna l’elenco di parole chiave venute in mente agli studenti: amore, genitori, ma anche paghetta, litigi e regole. I ragazzi si mettono in discussione, ragionano sulle differenze tra le loro famiglie e la vita dei loro coetanei che vivono alla Casa del Giovane: famiglia e comunità. «Forse in comunità si cresce più in fretta», dice una ragazza. E’ a parlare di regole che escono i racconti del quotidiano. «Ma chi vive in comunità può uscire al pomeriggio e alla sera»? Domande spontanee di chi pensa a vincere ogni giorno piccole battaglie. «Se torno tardi la sera i miei genitori non mi dicono niente, perché si fidano, sanno che non combino disastri», dice una studentessa. Regole e responsabilità. «Parliamo del rapporto tra costituzione e legalità – spiega Marina Benotti, della Comunità di Sant’Egidio – li abbiamo visti molto sensibili al tema delle differenze». «Queste lezioni sono un’occasione per parlare con qualcuno dei nostri problemi», spiega Teresa Grasso che frequenta la terza A del Volta. «Si sente parlare di bulli e di giovani che non hanno voglia di fare niente, certe volte è vero altre no», dice Riccardo Spairani quarta E del Volta. Sono tanti i ragazzi della scuola di via Abbiategrasso che partecipano al progetto, ma ci sono anche studenti di altre scuole. Venerdì ci sarà un confronto tra i ragazzi e le istituzioni cittadine. E la conclusione sarà il dibattito-dialogo tra il magistrato Armando Spataro e il giudice pavese Cesare Beretta (lunedì 5 marzo alle 21, al Volta).