27 gennaio 2011

Un ricordo personale di don Samuel Ruiz


La lettera, che troverete in calce, è il saluto della "comandancia" dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale a Samuel Ruiz.
Una lettera da meditare, da molti punti di vista.
Ho molti ricordi personali, fra questi la sua omelia quando celebrò il funerale di mio figlio Moreno. Ma non di questo ovviamente voglio parlare.
Una volta un suo stretto collaboratore ecclesiastico mi disse: in 35 anni (allora erano 35) di esercizio pastorale una sola volta ci ha detto (alla sua equipe pastorale): "come vescovo, questa volta vi chiedo di fare come ho detto".
Quando il potere è servizio, condivisione e rispetto.
Un'altra volta a Città del Messico ero presente a una grande riunione patrocinata dal sindacato elettricisti, in un teatro cittadino, per costituire un fronte sociale contro le privatizzazioni e altri "misfatti" governativi.
A un certo punto da una delle porte laterali basse dell'anfiteatro entrò Don Samuel, in borghese, come sempre quando non era in celebrazione liturgica.
Per la cronaca vestiva in maniera assai casual: non aveva il dono del gusto del ben vestire, come potrete vedere nella foto allegata !Immediatamente il presidente dell'assemblea interruppe l'oratore e annunciò: "salutiamo l'ingresso del compagno Samuel Ruiz".
Il quale, senza battere ciglio, alzò la mano in segno di saluto, andò a sedersi fra il pubblico mentre veniva giù il teatro fra gli applausi.
L'umiltà e la semplicità erano un'altra costante.
E' sempre stato un instancabile tessitore di pace, di relazioni sociali fra gruppi e movimenti diversi.
Sempre pacato e pronto alla battuta di spirito.
Quando con l'amico Bugliani gli dicemmo che stavamo redigendo un libro su di lui per conto di un editore italiano, egli, accettando l'intervista richiestagli, ci esortò a non insistere sulla sua persona ma sui processi sociali in cui era coinvolto.
La sua azione di pace non si confondeva col pacifismo.
Pace, diceva, significa risolvere le ragioni del conflitto, non occultarle.
E per risolverle, diceva, talora è necessario passare attraverso altri conflitti.
Ciao Tatic !
Aldo Zanchetta



EZLN saluta don Samuel Ruiz.
COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO COMANDO GENERALE DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE


Popolo Del Messico: Il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno - Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale esprime il suo cordoglio per la morte del Vescovo Emerito Don Samuel Ruiz García.
Nell'EZLN militano persone di diversi credi religiosi e non credenti, ma la statura umana di questo uomo (e di chi, come lui, cammina dalla parte degli oppressi, degli sfruttati, dei disprezzati) ci induce ad esprimere la nostra parola.
Anche se non sono state poche né superficiali le differenze, i disaccordi e le distanze, oggi vogliamo rimarcare l'impegno ed il percorso che non sono solo di un individuo, bensì di tutta una corrente all'interno della Chiesa Cattolica.
Don Samuel Ruiz García non si è distinto solo per un cattolicesimo praticato tra e con i diseredati, con la sua squadra ha formato anche una generazione di cristiani impegnati in questa pratica della religione cattolica. Non solo si è preoccupato per la grave situazione di miseria ed emarginazione dei popoli originari del Chiapas, ma ha anche lavorato, insieme all'eroica squadra pastorale, per migliorare quelle condizioni di vita e morte.
Quello che i governi di proposito hanno dimenticato per coltivare la morte, si è fatto memoria di vita nella diocesi da San Cristóbal de Las Casas.
Don Samuel Ruiz García e la sua squadra non solo si sono impegnati per raggiungere la pace con giustizia e dignità per gli indigeni del Chiapas, ma hanno inoltre rischiato e rischiano la loro vita, libertà e beni in questo cammino ostacolato dalla superbia del potere politico.
Già da molto prima della nostra sollevazione del 1994, la Diocesi di San Cristóbal ha subito la persecuzione, gli attacchi e le calunnie dell'Esercito Federale e dei governi statali di turno.
Almeno da Juan Sabines Gutiérrez (ricordato per il massacro di Wolonchan nel 1980) e passando per il Generale Absalón Castellanos Domínguez, Patrocinio González Garrido, Elmar Setzer M., Eduardo Robledo Rincón, Julio César Ruiz Ferro (uno degli autori del massacro di Acteal nel 1997) e Roberto Albores Guillén (già noto come "el croquetas"), i governatori del Chiapas hanno perseguitato chi nella diocesi di San Cristóbal si opponeva ai loro massacri ed alla gestione dello Stato come fosse una tenuta porfirista.
Dal 1994, durante il suo lavoro nella Commissione Nazionale di Intermediazione (CONAI) in compagnia delle donne e degli uomini che formavano quell'istanza di pace, Don Samuel ricevette pressioni, vessazioni e minacce, compreso attentati contro la sua vita da parte del gruppo paramilitare mal chiamato "Paz y Justicia".
E come presidente della CONAI Don Samuel, nel febbraio del 1995, subì anche una minaccia di arresto.
Ernesto Zedillo Ponce de León, come parte di una strategia di distrazione (tale e quale come ora) per occultare la grave crisi economica nella quale lui e Carlos Salinas de Gortari avevano sprofondato il paese, riattivò la guerra contro le comunità indigene zapatiste.
Mentre lanciava una grande offensiva militare contro l'EZLN (peraltro fallita), Zedillo attaccava la Commissione Nazionale di Intermediazione.
Ossessionato dall'idea di distruggere Don Samuel, l'allora presidente del Messico, ed ora impiegato delle multinazionali, approfittò dell'alleanza che, sotto la tutela di Carlos Salinas de Gortari e Diego Fernández de Cevallos, si era stretta tra il PRI ed il PAN.
In quelle date, in una riunione con la cupola ecclesiale cattolica, l'allora Procuratore Generale della Repubblica, il panista e fanatico dello spiritismo e della stregoneria più volgare, Antonio Lozano Gracia, brandì di fronte a Don Samuel Ruiz García un documento con il mandato di cattura nei suoi confronti.
E si racconta che il procuratore laureato in Scienze Occulte fu affrontato dagli altri vescovi, tra loro Norberto Rivera, chi si alzarono in difesa del titolare della Diocesi di San Cristóbal.
L'alleanza PRI-PAN (alla quale si uniranno poi in Chiapas il PRD ed il PT) contro la Chiesa Cattolica progressista non si è fermata lì.
Dai governi federale e statale si sono favoriti attacchi, calunnie ed attentati contro i membri della Diocesi.L'Esercito Federale non è rimasto indietro.
Mentre finanziava, addestrava ed equipaggiava i gruppi paramilitari, si diffondeva la tesi che la Diocesi seminava la violenza.La tesi di allora (e che oggi è ripetuta da idioti della sinistra da scrivania) era che la Diocesi aveva formato le basi ed i quadri della direzione dell'EZLN.
Un segno dell'ampia dimostrazione di questi argomenti ridicoli si ebbe quando un generale mostrò un libro come prova del legame tra la Diocesi ed i "trasgressori della legge".
Il titolo del libro incriminante è "Il Vangelo secondo Marco".
Oggigiorno quegli attacchi non sono cessati.
Il Centro dei Diritti Umani "Fray Bartolomé de Las Casas" riceve continuamente minacce e persecuzioni.Oltre ad essere stato fondato da Don Samuel Ruiz García e di essere di ispirazione cristiana, il "Frayba" ha come "aggravante" il credere nell'Integrità ed Indivisibilità dei Diritti Umani, nel rispetto della diversità culturale e nel diritto alla Libera Determinazione, nella giustizia integrale come requisito per la pace, e nello sviluppo di una cultura del dialogo, tolleranza e riconciliazione, nel rispetto della pluralità culturale e religiosa.
Niente di più fastidioso di questi principi.E questa molestia arriva fino al Vaticano, dove si opera per dividere in due la diocesi di San Cristóbal de Las Casas, in modo da diluire l'opzione per, tra e con i poveri, nel conformismo che lava le coscienze col denaro.
Approfittando del decesso di Don Samuel, si riattiva questo progetto di controllo e divisione.
Perché là in alto sanno che l'opzione per i poveri non muore con Don Samuel.
Vive ed agisce in tutto quel settore dalla Chiesa Cattolica che ha deciso di essere coerente con quello che predica.Nel frattempo, la squadra pastorale, e specialmente i diaconi, ministri e catechisti (indigeni cattolici delle comunità) subiscono le calunnie, gli insulti e gli attacchi dei neo-amanti della guerra.
Il Potere rimpiange i suoi giorni di dominio e vede nel lavoro della Diocesi un ostacolo al ripristino del suo regime di forca e coltello.
La grottesca sfilata di personaggi della vita politica locale e nazionale davanti al feretro di Don Samuel non è per onorarlo, ma per verificare, con sollievo, che è morto; ed i mezzi di comunicazione locali esprimono falso cordoglio ma in realtà festeggiano.
Al di sopra di tutti gli attacchi e cospirazioni ecclesiali, Don Samuel Ruiz García e le/i cristiani come lui, hanno avuto, hanno ed avranno un posto speciale nel cuore scuro delle comunità indigene zapatiste.
Ora che è di moda condannare tutta la Chiesa Cattolica per i crimini, gli eccessi, le commistioni ed omissioni di alcuni dei suoi prelati.
Ora che il settore che si autodefinisce "progressista" si sollazza a si fa scherno della Chiesa Cattolica tutta.Ora che si incoraggia a vedere in ogni sacerdote un pederasta potenziale o attivo.
Ora sarebbe bene tornare a guardare in basso e trovare lì chi, come prima Don Samuel, ha sfidato e sfida il Potere.
Perché questi cristiani credono fermamente che la giustizia deve regnare anche in questo mondo.
E così lo vivono, e muoiono, in pensieri, parole ed opere.
Perché sebbene sia vero che nella Chiesa Cattolica ci sono i Marciales e gli Onésimos, c'erano e ci sono anche i Roncos, Ernestos, Samueles, Arturos, Raúles, Sergios, Bartolomés, Joeles, Heribertos, Raymundos, Salvadores, Santiagos, Diegos, Estelas, Victorias, e migliaia di religiosi e secolari che, stando dalla parte della giustizia e della libertà, stanno dalla parte della vita.
Nell'EZLN, cattolici e non cattolici, credenti e non credenti, oggi non solo onoriamo la memoria di Don Samuel Ruiz García.
Salutiamo anche, e soprattutto, l'impegno conseguente dei cristiani e credenti che in Chiapas, in Messico e nel Mondo, non si rifugiano nel silenzio complice di fronte all'ingiustizia, né restano immobili di fronte alla guerra.
Don Samuel se ne va, ma rimangono molte altre, molti altri che, in e per la fede cattolica cristiana, lottano per un mondo terreno più giusto, più libero, più democratico, cioè, per un mondo migliore.
Salute a loro, perché anche dalle loro pene nascerà il domani.LIBERTÀ!GIUSTIZIA!DEMOCRAZIA!
Dalle montagne del Sudest Messicano. Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'EZLN Tenente Colonnello Insurgente Moisés Subcomandante Insurgente MarcosMessico, 26 gennaio 2011


(Traduzione "Maribel" - Bergamo) - 26 gennaio 2011 di Comitato Chiapas "Maribel" Bergamo

La Pavia dei piccoli in 400 cartoline

Verde, giochi e pulizia i desideri raccolti a scuola

PAVIA. Una città più verde. Un fiume dove poter giocare. Una città più pulita e più ecologica. Strade in cui camminare sicuri. E poi un posto dove stare tutti insieme, d’inverno. Sono i desideri di oltre quattrocento bambini di Pavia da zero a 12 anni recapitati sotto forma di cartoline disegnate durante il Bambinfestival dell’anno scorso, sono state consegnate dai rappresentanti delle 46 associazioni della rete, al sindaco e l’assessore all’istruzione Rodolfo Faldini.
Ed è stata lanciata l’idea di creare una mappa di tutto quello che, per i piccoli, già esiste a Pavia: associazioni, laboratori, percorsi sicuri, eventi in tempo per il prossimo festival dal 20 al 29 maggio.
Adotta un parco. I bambini chiedono parchi in ordine e giochi. «Vogliamo coinvolgerli con i genitori: proporremo l’adozione di un parco alla gente che lo usa ha spiegato Maria Piccio, Csv. «Un ottimo progetto», afferma il sindaco. Che garantisce che per il 2011 resterà attiva la task force per il verde, e propone che, invece di una miriade di spazi, si concentri l’azione su alcuni giardinetti di riferimento per ogni quartiere.
Il fiume. I bimbi vogliono giocare sul fiume, pescare, andare in barca. «La valorizzazione del fiume è tra gli obiettivi del mio mandato - spiega Cattaneo -. Quest’anno avremo a disposizione 600mila euro per sistemare la ciclopedonale dall’idroscalo alla Sora. A Ticinello vorremmo un’area attrezzata, ma dobbiamo confrontarci con il Parco del Ticino».
Città ecologica. Pavia pulita e con meno rifiuti è la richiesta. «La differenziata e il nuovo piano Asm vanno in questa direzione - risponde Cattaneo -. Ma ci vuole l’impegno dei cittadini». E poi ci sarà «Pavia città pulita» in cui grandi e piccoli saranno protagonisti di «battute di caccia» ai rifiuti. A scuola a piedi, ma sicuri. Percorsi in cui camminare senza paura di macchine e bici, riappropriarsi della strada come spazio sopciale. «Iniziamo con il pedibus», risponde il sindaco. Stare insieme d’inverno. «Ci sono venti sale comunali a condizioni agevolate per giovani e giovanissimi», risponde il sindaco. (anna ghezzi)

la provincia pavese, 25 gennaio 2011

10 gennaio 2011

lettera alla provincia pavese

Gentile Direttore,
sulla prima pagina dell'Osservatore Romano di oggi, unico quotidiano nazionale a darne conto, appare l'ennesima notizia negativa circa la situazione dell'infanzia in Guatemala.
Si parla di fame. Si continua a morire di fame. Sembra incredibile ma e' così. La realtà, in tanti angoli del mondo, è drammatica e spesso, qui in Occidente, viene scientemente rimossa; o per indifferenza o, semplicemente, perchè al sistema fa comodo così.
In Guatemala i bambini continuano a morire di fame, per malnutrizione o denutrizione. Lo conferma il rapporto di Sergio Morales, procuratore speciale per i diritti umani, operante per conto dell'Onu in questo paese del CentroAmerica. Nell'anno appena trascorso la fame ha mietuto 2000 piccole vite. Purtroppo in Guatemala perdura una grave situazione di squilibrio per quanto riguarda la situazione dei bambini: gli indici sono sempre lì fermi a dimostrare questo inaccettabile status quo.
Con tutto questo non rinunciamo ad andare a visitare questo paese. Anzi, al contrario, tra qualche giorno partiranno alcuni del nostro gruppo associativo; a Marzo ne seguiranno altri e anche il 2011, durante le nostre trasferte oltre oceano, ci vedra' impegnati a promuovere e sostenere diversi progetti di solidarietà. Prima fra tutti la questione del microcredito.
Continueremo a testimoniare che la fame e la miseria si possono sconfiggere. L'ha insegnato il premio Nobel Muhammad Yunus nel suo testo fondamentale 'Il banchiere dei poveri'; lo dimostrano i risultati che noi tocchiamo con mano, sul campo, quando visitiamo i villaggi di campesinos beneficiati da questo strumento di graduale emancipazione econonico-sociale.
Non riteniamo di aggiungere altro. Solo un rinnovato appello a tenere vive le coscienze di tutti sulle diverse situazioni del Pianeta per far sì che la realtà che ci circonda sia sempre parte di noi stessi, per quello che è, senza sconti e senza fughe, e per tenere accesa la fiaccola della speranza.
Saremo capaci come ci indicano le profetiche parole del grande teologo Raimon Panikkar, recentemente scomparso, di " innescare un regresso creatore che ci consenta di compiere un nuovo salto nella vita dell'universo?".
E che consetirebbe al genere umano non solo di salvarsi cambiando stile di vita ma di costruirsi un orizzonte nuovo per vivere meglio, in modo più giusto e più eguale.

Per Ains Onlus
Giulia Dezza, Elisa Moretti, don Edo Peviani, Andrea Bellingeri, Emanuele Chiodini, Ruggero Rizzini

11 GENNAIO...DESTINAZIONE GUATEMALA

L'11 Gennaio ritornano Ruggero e Giulia. La strada per il Guatemala piu' che un, mai banale, 'andare' diventa, anno dopo anno, un indicativo 'tornare'.
Come passa in fretta un anno. E si torna in luoghi talmente cari che, poco a poco, entrano a far parte di se stessi. Luoghi, volti, cose, persone, amicizie, occhi, mani, braccia, baci, abbracci, colori, suoni: l'avvolgimento di queste sensazioni si amplia, si dipana, si dilata.
Tutto si riavvolge nel tema della propria storia, esistenza quotidiana, testimonianza capillare di fatica e soddisfazioni congiunte sulla stessa trama.
Guatemala, solidarietà, amicizia come denominatore comune. L'amistad.
Amicizia verso l'America Latina, la cultura che essa contiene e dal cui fascino siamo permeati.
Amicizia tra noi, 'irregolari', operativi, diligenti sostenitori della solidarietà.
Così mi piace definirci, in grande libertà, senza pretese, senza schemi rigidi e preconcetti.
Così mi piace accompagnare Ruggero e Giulia nell'imminente ritorno.
Attraverso le parole di Enzo Bianchi.
"
L'amicizia è una grande avventura in cui si conosce cosa significhi volere il bene dell'altro; è l'esercizio di un accordo, di armonia, a volte di vera e propria scuola in cui si impara a smussare o valorizzare alcuni aspetti del proprio carattere: in un certo senso si impara a diventare più autentici e più buoni. L'amicizia nasce da un incontro inaspettato, appare come un dono gratuito dovuto a Dio, sboccia come un fiore, presenza gratuita capace di inebriare come un profumo, e si nutre di bellezza: non intendo solo e tanto la bellezza fisica, ma quella bellezza interiore che traspare anche nei volti e nel vissuto, quei tratti umani che caratterizzano una vita come 'bella', quei rapporti che fanno dire 'è bello stare qui insieme, quelle stagioni che sono 'belle' perchè segnate da una qualità squisita di relazioni, dal faccia a faccia affettuoso. Quando questa bellezza fa difetto e affiora il brutto, allora l'amicizia si sciupa, decade e a volte diviene inimicizia. E' questa la vera, seria minaccia all'amicizia: lo smarrimento del bello, causato dalla fusionalità nel rapporto, dal cedimento alla schiavitù del desiderio e all'istinto del possesso e della gelosia".
(Tratto da "Ogni cosa alla sua stagione" di Enzo Bianchi, Einaudi 2010, p.103)
Su questo 'andante' salutiamo Ruggero e Giulia, auriamo loro buon viaggio e buona sosta in Guatemala.
Tornare, per condividere la bellezza dell'amicizia e della solidarietà.
Hasta pronto!!!!
Emanuele Chiodini e tutto il gruppo degli 'irregolari' di Ains Onlus.....

11 gennaio 2011: nuova partenza per il Guatemala

L’11 gennaio ripartono per il Guatemala Giulia e Ruggero: a ruota partiranno Emanuele, Luca e ad ottobre accompagneremo nuovamente altre persone interessate a compiere un’esperienza in una delle terre più belle e particolari sia dal punto di vista storico sia sociale del Centro America. Ci piace sempre ricordare che noi non siamo cooperanti ma semplici “volontari laici della solidarietà”, che non siamo “impegnati” ma ci siamo presi un impegno e, quando ci chiedono che cosa andiamo a fare in Guatemala, anche noi rispondiamo: “a condividere!”. Si, andiamo a condividere un percorso che ci fa crescere come persone quando siamo nell’Hogar Santa Maria de Jesus insieme alle 34 bambine le quali attraverso lo studio, il lavoro e la condivisione di regole, stanno crescendo. Quando al liceo San Josè incontriamo le bambine e i bambini del progetto Sostegno a Distanza. Bimbi che abbiamo visto crescere. Quando tra le montagne nell’aldea di Colmenas, Tatutù, Las Sidras o a El Poshte i contadini ci portano a vedere i loro campi coltivati grazie al microcredito o le donne ci portano nelle loro case e ci raccontano dei loro bambini che studiano nella nuova aula scolastica senza dover percorrere a piedi chilometri e chilometri. In Guatemala andiamo a fare questo da 12 anni e probabilmente continueremo fin tanto che qualcun’altro continuerà al nostro posto.
Presso l’Edicola di Emanuele Chiodini in via Roma,118 a San Martino Siccomario nel corso dell’anno 2010 sono stati raccolti 3.810 euro. Tale somma verrà utilizzata interamente, eccetto la quota di 160 euro destinata per il sostegno scolastico a distanza a favore di Ana Maria iscritta al secondo basico presso il Liceo San Josè, per finanziare il progetto nell’Hogar Santa maria de Jesus a Mazatenango.
La nostra associazione nel 2011 ha intenzione di continuare il percorso iniziato parecchi anni fa che ci vede coinvolti ad appoggiare i progetti di sostegno scolastico a distanza e di sostegno all’Hogar di Mazatenango e proseguire ciò che si è iniziato l’anno scorso relativamente al finanziamento di microprogetti legati al microcredito e all’organizzazione delle giornate di salute nelle aldee rurali.
Abbiamo creato, da ultimo, un fondo denominato “Centro Nutrizionale” in quanto vorremmo realizzare, in collaborazione con l’ordine degli Ingegneri di Pavia, la costruzione di almeno un piano della struttura per renderla operativa a fine ottobre 2011.

Continuate a seguirci dandoci fiducia

Il gruppo di ains onlus

Quest'anno Ains Onlus, in occasione delle Festività Natalizie e del Nuovo Anno 2011...

...non è stata nelle condizioni di proporre la tradizionale raccolta di dentifrici, spazzolini e piccola cancelleria. Questo perchè la compagnia aerea con la quale viaggiamo in direzione America Latina ha drasticamente ridotto il peso dei bagagli traportabili riducendoli da 43 a 23 Kg.
Il gesto di solidarietà che vi abbiamo proposto, di conseguenza è passato dalla natura 'materiale' a quella più squisitamente economica facendo convergere forze e gesti alla CASA DI ACCOGLIENZA PER BAMBINE MALTRATTATE 'Santa Maria de Jésus' sita in MAZATENANGO.
Come è andata? Abbastanza bene se si considera il periodo di crisi economica che si protrarrà da parecchi mesi e probabilmente ci farà compagnia anche nel 2011.
Abbiamo raccolto 3.496 euro
Abbiamo proposto un aiuto per un’adeguata assistenza psicologica fornita da personale specializzato operante in loco.
Chiedevamo di garantire il sostegno alimentare: un aspetto, quest'ultimo, importantissimo per la salute fisica e psichica delle ospiti.
Infine, con un investimento di 190 euro annui chiedevamo di garantire l’intero sostegno ad una bimba e cioè vitto, cura della persona, igiene personale, scuola, utili scolari, spese mediche, spese generali ecc.ecc.
Alla Casa di Mazatenango il gruppo di Ains Onlus tiene in modo particolare.
Perchè è un luogo di ri-creazione educativa e personale.
Perchè è un luogo dove una bambina puo' rinascere e ricostruirsi una vita lontana da insidie e minacce.
Perchè è un Casa dove i sogni possono, piano piano, diventare realta'.
I nostri,i vostri, i loro.
Un fiore all'occhiello per Ains Onlus e un gesto di concretezza vera per chi lo compie.Si sono aggregati a noi 5 amici che hanno investito in solidarietà.
Ora il nostro obiettivo per il 2011 è quello di “appadrinare” come si dice in Guatemala e cioè fare in modo che si avvii il sostegno a distanza anche per le altre 29 bambine di Mazatenango.

UN CAMMINO LUNGO UN GIORNO

UN CAMMINO LUNGO UN GIORNO” è un documentario inedito girato da Filippo Ticozzi con la collaborazione di Nicola Grignani e commissionato dalla nostra associazione con lo scopo di avere a disposizione un prodotto video da proporre alle scuole. Il breve documentario segue in modo non lineare una giornata dei bambini che abitano il villaggio di El Poshte, in Guatemala. El Poshte è un piccolo villaggio non lontano dalle città, dalle strade dove passano i pullman e le auto. O meglio non è lontano in linea d’aria, ma non ci sono praticamente strade per arrivarci. Bisogna arrancare in fuoristrada o a piedi per arrivarci. Il documentario si concentra sui bambini lasciando in secondo piano gli adulti, bambini di tutte le età sino a un massimo di 14 anni. Il documentario racconta l’infanzia vissuta dall’altra parte delmondo. Vissuta con serenità e con un ritmo diverso dal nostro ma altrettanto vitale (o meglio altrettanto legato al ritmo vitale). Le azioni, gli eventi di tutti i giorni (la colazione, la scuola, il lavoro, il gioc,ecc) eseguiti con la naturalezza di chi ha una abitudine quotidiana segnano ancora più l’estraneità col nostro mondo. Estraneità: vivere senza luce, lavorare la terra, portare grosse cataste di legna sulle spalle. Ma per converso, essere sempre insieme, essere diventati una piccola società quasi autarchica di bambini (lavorano, “producono”, studiano. Giocano insieme nonostante le differenze d’età. Vanno d’accordo perché sanno istintivamente che non andar d’accordo vivendo in un bosco sarebbe difficile). Differenze abissali da noi, senza mostrare bimbi malati né bimbi moribondi. Le azioni sono contrappuntate da brevi interviste ai bambini. Le interviste quasi mai hanno lo scopo di guidare la narrazione, ma sono piccole testimonianze che hanno lo stesso valore delle azioni. Si è cercato di rimanere a “livello bambino”, senza questioni difficili o trabocchetti, ma cercando invece un rapporto paritario tra intervistato e intervistatore. Lo sviluppo che le interviste danno non è, come dicevo, narrativo, ma, se proprio volgiamo definirlo, psicologico. Alcune risposte all’apparenza banali danno l’idea abbastanza precisa di quello che si muove dentro le piccole teste, tra sincerità, paura di quello che non si conosce e ferma convinzione.

5 gennaio 2011

GRANJA DE POLLOS, PEQUEÑOS NEGOCIOS CON MICROCREDITO

Pubblichiamo 15 fotografie che il nostro caro amico Alvaro ci ha inviato dal Guatemala relative ad un piccolo progetto di allevamento di polli da ingrasso finanziato con il microcredito
nell'aldea di AGUAHIEL a pochi chilometri da El Rancho salendo sulle montagne.
In questa aldea sono stati finanziati diversi microprogetti alimentari con il microcredito come ad esempio quello relativo alla produzione di pane e all'allevamento di pesci.



























RICONSEGNARE ALLE PERSONE IL LORO VALORE

C’è un collante misterioso che tiene insieme tragedie che in apparenza sembrano differenti.
Un cittadino detenuto si toglie la vita dentro un carcere sempre meno umano e vivibile.
Un ragazzo va in coma etilico alle nove del mattino, un altro in over dose nel pomeriggio.
Adolescenti in gruppo picchiano e rompono nasi e denti, devastano cose e proprietà, mettono sotto coetanei e coetanee con l’arma della violenza, della prepotenza, del sopruso, infagottati da un’omertà appresa qua e là.
Dimensioni che non possono essere relegate nei luoghi dell’invisibilità, neppure debbono suscitare e allargare indifferenze colpevoli, mentre moralità, etica e onestà intellettuale voltano le spalle alla coerenza e alla generosità per vestire i panni degli interessi di bottega, del consenso facile di partenza, antitesi, di quell’altro di arrivo, che invece comporta fatica, impegno e amore di Giustizia.
C’è qualcosa che tiene insieme l’ingiusto di questo morire non raccontabile, così male inteso da essere accettato come evento critico ineluttabile, peggio, come interpretazione più o meno condivisibile.
Forse occorre adoperarsi per una politica alta, per una società più matura, per riconsegnare alle persone il proprio valore.
Ragazzi e droga, giovani e alcol, piccoli e grandi uomini alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, intimoriti dalla fragilità e inadeguatezza a affrontare un futuro disperante ma non ancora da apocalypse now.
Numeri e contenitori, pena e castigo, carcere e detenuti, non sono parole che possono essere lanciate nel mucchio, quando si parla di Istituzioni e di persone, bisogna avere più rispetto per le vittime e la loro esigenza di giustizia, e per chi in prigione paga il proprio debito alla società, per chi intende riparare, e lo fa nonostante una galera ridotta a qualcosa che non è onesto declinare sotto il segno della nostra Costituzione.
Droga, violenza, carcere, un percorso di guerra che ha nell’ottusità ideologica, il non rispetto di quella ovvia duplicità, che sta nella prevenzione e nella conseguente risocializzazione, obblighi assoluti e inderogabili, senza i quali si è destinati a ripetute solitudini imposte.
Sostanze stupefacenti non sono altro che segnali di allarme della nostra fallibilità genitoriale, di una sfida educativa zoppicante, e come ci ha lasciato detto qualcuno ci porta: “a ridurci profughi senza casa nel nostro stesso mondo”.
Ragazzi e ragazze confusi e soli, senza il coraggio di parlare, di chiedere aiuto, di alzare la mano, adolescenti oppressi dalla necessità di violare il limite, e allontanarlo definitivamente da sè, dentro il desiderio di una libertà che non risponde ad alcun richiamo, per cui diviene disperato il bisogno di violare lo spazio altrui, di annullarsi con l’alcol, nel calare giù polvere e pasticche degli angeli, in uno stile di vita falsamente adrenalinico, una vera e propria menomazione che fa
rumore, schianto, perdita a volte per sempre.
Nel nuovo anno da poco iniziato sarà bene aver più cura di noi stessi, avere cura soprattutto dei più giovani, sui quali abbiamo il dovere di scommettere e il diritto di vincere la partita più importante, quale unico futuro possibile
.


Vincenzo Andraus

1 gennaio 2011

monseñor Álvaro Ramazzini Vescovo di San Marcos, Guatemala, nominato Ambasciatore di Pace

monseñor Álvaro Ramazzini: "sono stato critico nei confronti dei governi".



In occasione dell'inaugurazione di una copia del Monumento alla Pace nel palazzo del governo del dipartimento di San Marcos, Monsignor Álvaro Ramazzini, vescovo di San Marcos, ha detto che è stato critico nei confronti dei governi perché ha vissuto con le classi più povere e ciò non permette di rimanere con la coscienza tranquilla.Questa idea l’ha espressa in occasione dell'inaugurazione del monumento e la collocazione della prima rosa della Pace, e allo stesso tempo ha ricevuto il distintivo che lo accredita come Ambasciatore della Pace, da parte di Yamina Fong, Segretaria Tecnica Impiegata della Segreteria della Pace.Ramazzini ha ricordato le parole di sua santità Giovanni XXIII, che affermava che per poter raggiungere la pace, i quattro pilastri fondamentali sono la giustizia, la verità, la libertà e la solidarietà. Ha ripetuto che è deplorevole l'alto indice di povertà, il lavoro infantile, la miseria, la disuguaglianza, le estorsioni, i sequestri e l’emarginazione sociale esistente nel dipartimento di San Marcos, per questo i contadini dei municipi dell'altopiano sono caduti nelle mani dai cartelli del narcotraffico, perché invece di seminare le loro granaglie seminano papavero (droga). Ha segnalato anche lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che cominciò secoli fa, e il dipartimento di san Marcos non ne è estraneo, perché esistono proprietà produttrici di caffè nelle quali si pagano salari da fame di quetzales 20 o quetzales 25 giornalieri.“Ringrazio per l'onorificenza, ma come Vescovo non posso nascondere la realtà, perché fino ad oggi lo Stato non ha risolto le cause strutturali che provocano la povertà nel nostro paese, che è pieno di ricchezza grazie alle sue risorse naturali”.
Genner Guzmán, 27/12/2010


tratto da http://orizzonte-guatemala.blogspot.com/2010/12/361-monsignor-ramazzini-sono-stato.html



CONVIVIO NAVIDEÑO EN EL POSHTE

Filippo Ticozzi e Nicola Grignani, registi pavesi, hanno realizzato il documentario «Un cammino lungo un giorno» a El Poshte in Guatemala.
Ospitati dalla comunità che si è dimostrata disponibilissima hanno trascorso diversi giorni in compagnia delle 12 famiglie che la compongono. Per ricambiare hanno deciso di donare il pranzo di natale.
Ecco le immagini che ci ha inviato Alvaro.

...ma prima di pranzare si gioca alla pignatta (pinata).
La pignatta dalle magiche sorprese, conosciuta anche come pentolaccia, piace sempre a tutti i bambini di qualsiasi età.

....un po di aiuto non si rifiuta mai

...e poi tutti a raccogliere le caramelle


...il sindaco non può mancare l'appuntamento della pentolaccia




...e poi si mangia il tamal
Il tamal è un piatto tipico del Guatemala, la cui preparazione richiede molta pazienza ed esperienza. Si tratta di una specie di involtino il cui involucro è costituito da foglie di banane bollite, che poi vengono riempite da un composto di mais, carne, pomodoro, condimenti vari.
...tamal e pane
...poteva mancare il maestro chef Alvaro?


GRAZIE FILIPPO!, GRAZIE NICOLA!