19 giugno 2015

Anche il ballo riabilita

Marilena Patuzzo ha 48, dal 1999 è la coordinatrice infermieristica in ambito riabilitativo dell'ospedale San Giuseppe di Milano, docente di infermieristica clinica presso l'Università degli Studi di Milano, ed è anche insegnante di tango, con tanto di diploma nazionale e internazionale. Unendo le sue competenze, tre anni fa ha messo a punto il metodo “Riabilitango”, un progetto di tangoterapia che affianca la riabilitazione tradizionale, in particolare su due tipologie di pazienti: quelli affetti dal morbo di Parkinson (e affini) e quelli affetti da patologie cardiorespiratorie croniche.
Marilena racconta la sua esperienza al pubblico pavese in occasione dell'incontro “Tacco e punta. Curarsi insieme a passo di tango”, volto a promuovere le buone pratiche infermieristiche e organizzato da Ains onlus con Il mondo gira e Presi nella Rete. «L'esperienza è iniziata nel 2012 all'ospedale San Giuseppe di Milano, con due sedute a settimana di 45 minuti ciascuna – racconta Marilena Patuzzo –. Siamo stati tra i primi centri in Italia a proporre la tangoterapia ai nostri pazienti ricoverati». La seduta funziona come una normale lezione di tango? «Più o meno sì. Ci sono passi, figure, esercizi di tecnica e musica di tango argentino (le note struggenti di Astor Piazzolla in primis, ndr) che vengono scelti e combinati tra loro in base alla specifica problematica da migliorare e alle reali capacità e potenzialità degli utenti. E dato l'obiettivo specifico del metodo, è prevista la presenza di professionisti in campo sanitario, quindi il medico, il fisioterapista, l'infermiere, lo psicoterapeuta, e di insegnanti di tango argentino.
E' un lavoro di équipe». Quali sono gli effetti benefici del tango argentino sui pazienti? «Il miglioramento dell'equilibrio, della postura, del controllo e della qualità del movimento oltre al tono dell'umore. Tutto questo, con il passare del tempo e l’esercizio ballando, si traduce in una maggior sicurezza e scioltezza nel compiere i movimenti». I pazienti come reagiscono? «Sono contenti, aspettano la seduta con ansia. C’è chi, grazie al tango, è riuscito a sopportare una degenza lunga e con i parenti lontani, perché anche il fatto di essere abbracciati faceva sentire in famiglia». A chi è rivolto il “riabilitango”? «Per la sfera fisica, è indicato per persone affette da problemi di equilibrio e del controllo del movimento, come nel Morbo di Parkinson, esiti di ictus, sclerosi multipla o come esercizio moderato di riallenamento graduale allo sforzo, per esempio nelle patologie respiratorie». E per la sfera psicologica? «Per le persone insicure, negli stati d'ansia o di stress, in chi manifesta difficoltà di relazione e di comunicazione. Perché il tango argentino è caratterizzato da un preciso gioco di ruoli uomo-donna, di comunicazione non verbale, interpretazione e improvvisazione, tutte cose che permettono la massima libertà nell'espressione della propria personalità». Oggi, l'esperienza a che punto è? «Purtroppo, per motivi organizzativi del reparto, il servizio è stato sospeso. Speriamo che in un futuro possa riprendere». Nel frattempo cosa rimane di “riabilitango”? «La certezza dell'efficacia del metodo e un'esperienza valida durata felicemente per tre anni consecutivi, dal 2012 al 2015, che ha provato che il tango può funzionare all'interno di un reparto d'ospedale. Ma può avere benefici anche al di fuori di questo contesto. Considero il tango argentino un vero “strumento di benessere” e consiglio a tutti coloro che vi si vogliono accostare di farlo con la visione più “olistica” possibile: non solo per imparare a ballarlo, ma per conoscere meglio se stessi».
 Marta Pizzocaro-La provincia >Pavese, 18 giugno 2015

17 giugno 2015

Giovane infermiera biellese in missione nell'inferno del Nepal

Fra i soccorritori italiani partiti per il Nepal, c'è anche un angelo biellese. Si chiama Jessica Lupo, 31 anni, infermiera specializzata, operativa all'Ospedale Maggiore di Novara e residente a Quaregna. La missione umanitaria a cui partecipa è organizzata dal GCU, il Gruppo di chirurgia d'urgenza per interventi di protezione civile onlus, l'associazione di volontariato con sede a Pisa, alla quale la donna appartiene. "E' partita senza esitare un solo istante - spiega la mamma Maria Luisa Stoppa -. Si sono incontrati lei e il suo ex capo sala, Roberto Virintino, giovedì scorso alle cinque del mattino a Pisa, per procedere alla volta di Roma. Da lì, con tutto il gruppo dei soccorritori, dei medici e dei Vigili del fuoco, sono partiti per Katmandu con un C130 dell'Aeronautica militare. Sono atterrati alle 20 e dopo avrebbero dovuto allontanarsi di settanta chilometri dalla capitale. Per ora, non ho altre notizie. Ha potuto portare con sé pochi effetti personali. Sono agitatissima".

Jessica si è laureata nel 2006 in Scienze infermieristiche all'Università di Novara. Dal 2007 lavora in ospedale, prima nel reparto di cardiochirurgia, ora nel reparto di rianimazione d'urgenza. Nel 2011 ha conseguito un master di specializzazione primo livello in Area critica e Medicina d'urgenza. "Quando mi ha detto di voler partire - prosegue la madre -, mi sono messa a piangere. La prima reazione è stata tremenda, poi è intervenuta lei, con la sua solita determinazione, dicendomi - mamma, io sono forte come un leone, vado e faccio quello che sento di dover fare -. A quel punto non me la sono più sentita di contrastarla. Per lei aiutare gli altri è una vera e propria missione, vive soltanto per quello. Sapevo che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, ma non credevo così presto. Sono molto preoccupata. Il suo aereo ha sorvolato Paesi dove c'è la guerra e in Nepal la situazione è molto drammatica. L'unica nota che mi rende un po’ tranquilla è averla vista sicura di sé e davvero felice".
Jessica, oltre al lavoro in ospedale, dà lezioni come docente all'Università, è impegnata come tutor per studenti laureandi, partecipa a diversi congressi in giro per il mondo, di cui l'ultimo in Olanda, e studia per un'altra specializzazione.
"Nel 2011 - spiega l'amica Elena Rossi - ha superato i corsi di preparazione del Gruppo di chirurgia d’urgenza di Pisa di cui è entrata a far parte e per il quale frequenta ogni anno i workshop di aggiornamento. Ora l'hanno chiamata per la missione umanitaria in Nepal. Jessica è il nostro angioletto biellese; siamo tutti molto orgogliosi di lei. Lo so da sempre che è una ragazza speciale, ma questo suo ultimo gesto mi apre veramente il cuore".

Anna Arietti
La Nuova Provincia d iBiella.it (www.laprovinciadibiella.it)

16 giugno 2015

Tacco e punta. Curarsi insieme a passo di tango


18 giugno 2015. INCONTRO "Tacco e punta: curarsi insieme a passo di tango"

Giovedì 18 giugno a Pavia in via dei Mille 130, nella sede dell'APS Borgo Ticino, presenteremo l'esperienza del progetto "Tango Terapia" con la presenza di Marilena Patuzzo, 48 anni, caposala in Riabilitazione Motoria in un Ospedale di Milano che, da sempre appassionata della danza argentina,
ha pensato di unire le sue competenze e metterle al servizio dei pazienti....
 Potete leggere l'articolo che Famiglia Cristiana gli ha dedicato, all'indirizzo
 http://ainsonlus.blogspot.it/2015/05/tacco-e-punta-curarsi-insieme-passo-di.html
 Vi invitiamo a partecipare alla serata per conoscere un buona pratica inferrmieristica