24 febbraio 2013

Due parole sull'evento

foto di elisa moretti
Carissimi, ieri è terminata la prima fase di Cittadinanza e Costituzione. Da quanto mi è parso di cogliere è stato davvero un momento molto speciale. Ho avuto sia da parte degli studenti, sia da parte ddegli insegnanti tantissimi apprezzamenti e richieste. Ogni giorno ho potuto vedere gruppi di giovani vivi. Quando arrivavano nel salone terzo millennio per la conclusione erano carichi, disponibili, svegli... Ho avuto moltissimi apprezzamenti per i laboratori tenuti da tutti noi. Molti insegnanti che hanno partecipato alle scorse edizioni mi hanno trovato nei laboratori di quest'anno più professionalità.... non hanno trovato nessun "riciclaggio" rispetto allo scorso anno...insomma hanno espresso la voglia, il desiderio di ritornare anche il prossimo anno.
Grazie davvero a tutti voi. Grazie perchè siete stati da parola...sempre puntuali...sempre disponibili....Insomma tutto ha funzionato alla perfezione. Mi scuso se qualcosa non ha funzionato al meglio per mie mancanze, se nelle risposte sono stato troppo frettoloso, se alcune volte ho esagerato se...... Per me è stata una settimana molto bella, entusiasmante, ricca di gratificazione...ma anche una settimana molto faticosa con problemi da affrontare ogni giorno e subito.
Grazie alle sei nuove associazioni: ACLI, Banca Etica, Pavia Asti-Senegal, CICOPS, Consulta Studenti e Legambiente, grazie perchè avete dato una ventata di aria fresca al progetto. Il vostro contributo è stato davvero quello che ci ha dato una forza in più. Grazie a tutte le altre che per il terzo anno accettano la sfida e l'impegno: Grazie:
Ad Gentes
AINS
Babele
Cafe
Caritas
CdG
S. Egidio
CSV
GAS Pavia
Pax Christi
Grazie ai giovani del progetto:
allo Staff: siete stati grandi
alla Consulta: le classi vi hanno apprezzato moltissimo
Grazie alla mia dirigente Franca Bottaro, sempre pronta, disponibile, presente. Grazie.
Grazie alla Casa del Giovane, grazie davvero. Che bello poter fare una cosa così alla Casa del Giovane. Questo è stato apprezzato da molti insegnanti..Non sarebbe pensabile un'esperienza così in una scuola. Perderebbe di forza, di significato.... Grazie, carissimi don Arturo, don Dario e Andraus. Grazie ai ragazzi della Casa del Giovane davvero unici, disponibili e collaborativi.
Il lavoro continua e si concluderà il 6-7-8 marzo.
Forse ho dimenticato qualcosa o qualcuno. SE fosse così aiutatemi e pensateci voi a farlo girare al gruppo
Grazie. Personalmente ve ne sono molto grato, vi stimo e vi ringrazio perchè mi avete permesso di fare un'esperienza davvero unica.

piero penasa













Cittadinanza e Costituzione, 1.800 studenti a lezione di “partecipazione”

Una settimana di laboratori presso la Casa del Giovane

Una settimana di “educazione civica”. Da lunedì 18 a venerdì 22 febbraio presso la Casa del Giovane di Pavia si è tenuta l’edizione 2013 dell’iniziativa “Cittadinanza e Costituzione”, appuntamento divenuto ormai fisso nel calendario delle scuole superiori di Pavia e del territorio teso a promuovere percorsi di educazione alla cittadinanza attiva. Il progetto, giunto al terzo anno consecutivo, è promosso dall’Istituto “A.Volta” di Pavia con il patrocinio dell’Ufficio

Scolastico Territoriale e soprattutto conta sulla collaborazione di numerose associazioni e di tanti enti (6 in più rispetto all’anno scorso): Casa del Giovane, Acli, Ad Gentes, Ains, Associazione Babele Onlus, Banca Etica, Bottega Equo Solidale Cafe, Caritas, Centro Servizi Volontariato, Cicops Università di Pavia, Comitato Pavia- Asti Senegal, Comunità
S.Egidio, Consulta Provinciale degli Studenti, Gruppo Acquisto Solidale, Legambiente Pavia, Pax Christi. Sette giorni di laboratori organizzati nelle varie sale della Casa del Giovane per parlare di pace e non violenza, diversità e integrazione,
disagio e devianza, cooperazione internazionale, economia globale, costituzione. I percorsi, che si snodano attraverso
i valori della nostra Carta Costituzionale, sono gestiti in maniera autonoma dalle diverse associazioni ma con il comune obiettivo di stimolare gli studenti ad esercitare con maggior consapevolezza i diritti e i doveri della convivenza civile.
Assistere a un’ora di laboratorio denota quanto i ragazzi abbiano la necessità di conoscere questi temi e soprattutto
confrontarsi con i docenti presenti; le mani si alzano, si parla del perché tagliare i fondi all’istruzione, di come evitare gli sprechi, si parla di scelte, emergono dubbi ma anche considerazioni lucide ed intelligenti. Insomma un confronto attivo
e partecipato, ciò che gli organizzatori desideravano: mettere in pratica la cittadinanza attiva impegnandosi in prima persona, informandosi, scambiando opinioni nel rispetto di sé e degli altri. E anche i numeri confermano la bontà dell’iniziativa come spiega l’anima del progetto, il prof. Piero Penasa: “Abbiamo 1.800 studenti iscritti accompagnati da 100 insegnanti, abbiamo organizzato 216 laboratori. Anche quest’anno le iscrizioni tenutesi a fine ottobre 2012 hanno fatto registrare il tutto esaurito a testimonianza della validità di questo percorso. Se avessimo avuto altri spazi saremmo
arrivati a 5 mila iscritti”. Gli istituti coinvolti sono per Pavia città il Liceo Foscolo, il Liceo Cairoli, il Liceo Copernico, l’Istituto Volta, l’Ipsia, le medie dell’Istituto Canossiano, sul territorio le scuole medie di Bressana e il Liceo Foscolo di Vigevano. Nel corso della settimana di laboratori i ragazzi hanno partecipato ai singoli incontri e, al termine di ogni mattinata, anche a un momento conclusivo comune; giovedì 21 i partecipanti hanno incontrato anche il provveditore Giuseppe Bonelli. A marzo si terrà un’ulteriore iniziativa per chiudere “in bellezza” la terza edizione del progetto, dal 6 all’8 marzo infatti si terranno lezioni e laboratori anche per gli studenti di terza media.

Matteo Ranzini

IL TICINO, 22 febbraio 2013

22 febbraio 2013

“A Pavia mancano docce per i senza tetto e un dormitorio femminile”

Intervista a Elena Raschini, educatrice professionale al centro In & Out


Disagio e povertà signifia spesso non avere un tetto sulla testa e un letto in cui dormire. Esiste, poi, il problema docce, la partita aperta del dormitorio femminile che a Pavia non c’è e la questione sgomberi che apre alla domanda: sgomberare, ma poi gli sgomberati dove vanno? Di queste questioni abbiamo parlato con Elena Raschini, educatrice presso il centro In&Out di Pavia.

Dott.ssa Raschini come si distribuisce la povertà a Pavia?
Attualmente ci accupiamo, in la larga maggioranza, di italiani. In precedenza avevamo molti utenti magrebini, poi rumeni. Oggi, invece, praticamente sono tutti italiani. Si vede proprio il cambio della povertà e del suo significato.”
Sono pavesi o vengono anche da fuori?
“Vengono anche da fuori, dalla Lombardia in generale. Ci sono un paio romani, che però essendo senza fissa dimora, risultano all’interno della rete dei servizi lombardi. Usano i nostri servizi, principalmente le mense e, in piccola parte, il dormitorio perchè la maggior parte dorme fuori, per strada.”
Dove dorme?
“O nel famoso Ferrotel, che è stato recentemente sgomberato, o nell’altrettanto famosa area Landini, che era stata sgomberata. E continuano a passare da un posto all’altro e vengono continuamente sgomberati, senza però poter entrare in dormitorio a Pavia perchè ci sono delle regole e condizioni particolari.”
Ad esempio?
“Beh, la residenza o il non abusare di sostanze. Molte di queste persone sono consumatori abituali per cui accade che se una persona ubriaca cade e si fa male, viene portata al Pronto Soccorso. Anche se viene riscontrata l’influenza con la febbre o magari, è successo in due casi, la polmonite, dal Pronto Soccorso vengono dimessi subito e, di fatto, sono nuovamente a dormire al freddo in mezzo a una strada. Il problema grosso per loro è questa fetta di tempo che passano fuori: nel nostro centro stanno nell’orario in cui siamo aperti, ma poi se ne ritornano in strada, in stazione, nel Ferrotel piuttosto che nell’asilo. In queste ore si perdono, ritornando poi qui da noi al mattino con tutte le problematiche che ci possono essere.”
Quali i problemi maggiori nella gestione degli utenti?
“Come Casa del Giovane ci basiamo sul rapporto con gli altri e sull’accoglienza dell’altro nel voler fornire a lui una vita dignitosa. Cerchiamo di instaurare un rapporto di fiducia con l’altra persona ed è una cosa difficilissima perchè i nostri utenti hanno alle spalle storie di maltrattamenti per mano di parenti e conoscenti. Abbiamo un ragazzino di 23 anni, fuori di casa, la cui madre abita non lontano da qui coi nonni, dorme sui treni, non ha più la residenza perchè l’hanno tolto dallo stato di famiglia, per cui si trova senza documento di identità. Questo è un problema perchè senza documenti non hai residenza, non puoi trovare un lavoro, cosa che già di per sè non è semplice, oppure non puoi iscriverti a scuola. Anche quei pochi lavoretti che gli troviamo non sono facili da gestire anche perchè poi il datore di lavoro lo vede in giro, magari a dormire in stazione, e chiede conto a noi. Per parte nostra cerchiamo di tutelarlo e aiutarlo: lo portiamo qui la mattina e gli facciamo fare la doccia perchè sia il più presentabile possibile, ma vi assicuro che è un lavoro difficile e lungo. Il principio è che queste persone hanno una dignità loro da portare avanti e difendere e noi cerchiamo di garantirla con tre priorità: la cura di sè, il bisogno di trovare un lavoro e il tentativo di instaurare un rapporto di fiducia.”
Il centro In & Out ha problemi economici?
“Siamo in rosso anche perchè attualmente ci sobbarchiamo servizi che in tutta Pavia abbiamo solo noi. Penso, ad esempio, alle docce e alla lavanderia. Generalmente se una persona ha bisogno della doccia o della lavanderia viene inviata a noi dalla rete di associazioni e certamente noi non la rifiutiamo cercando di assicurare il servizio in un orario in cui il centro non è aperto. Questo per fare in modo che non vada a gravare sui nostri utenti abituali che utilizzano quei servizi. E’ sempre molto difficile perchè poi arrivano ubriachi o persone in evidente stato di alterazione dovuto a sostanze e devi gestire la situazione anche pensando che hai di fianco una comunità come la Casa del Giovane. E quelle docce e lavatrici in più che facciamo, per noi sono un costo in termini di bollette. Penso però che tutto ciò sia anche il minimo per restituire alla persona un poco di dignità e rendersi presentabile.”
Questione docce: è un po’ che se ne parla e che emerge la necessità che vengano aperti dei veri bagni pubblici a Pavia. Eppure non si fa nulla. Perchè?
“So che don Franco Tassone nel Centro di Ascolto avrebbe voluto farle, ma poi ha incontrato problemi oggettivi con l’Asl e per i permessi. E poi è necessario che ci sia una persona fissa che controlli quello che accade perchè arriva davvero un po’ di tutto. Serve una persona che controlli che chi si presenta sia in grado di farsi la doccia, che non sia troppo ubriaco perchè altrimenti, poi, se cade e si fa male, si finisce per peggiorare la situazione. Addirittura uno dei primi anni è capitato che arrivasse una ragazza e si denudasse qui davanti in strada. Abbiamo chiamato il 118 per farla portare via ma non l’hanno toccata. Al che l’abbiamo presa in carico noi, l’abbiamo calmata e poi è stata portata al Cps. Sempre sulla questione docce ci stiamo muovendo per pensare di avere uno spazio da gestire come associazioni di volontariato dove ci dovrebbero essere anche dei bagni.”
E’ la struttura di fianco al dormitorio di cui si è parlato prima di Natale?
“Si, esattamente. Non è ancora molto chiaro come procederanno le cose.”
Qui al centro vedo molte donne. Ci sono anche donne che dormono in strada? Non esiste a Pavia un dormitorio femminile: questo è un problema?
“Queste donne dormono per strada. Quest’anno con l’aiuto del Comune siamo riusciti a sistemare una delle tre donne che abitavano la Landini sgomberata. La più anziana è stata sistemata in una stanza, di cui ha le chiavi. Le altre dormono ancora fuori. A volte riusciamo a creare un ponte e le mandiamo a Voghera, dove c’è un dormitorio femminile e sono molto più accoglienti rispetto a Pavia dove, invece, per le donne non si prevede nulla. Si era parlato di un appartamentino, con una donna che facesse da guardiano, ma poi non si è fatto niente. Spesso si pone il problema ma la risposta è sempre vaga. Attualmente ne abbiamo due donne che dormono fuori e una che dorme in un appartamento abitato da tante persone dove però sono in molti ad abusare di sostanze. Lei non ne fa uso, ma ha altri problemi ed è a forte rischio nello stare in quell’ambiente. Anche lei è senza residenza e, quindi, non può entrare in dormitrio a Voghera. Diciamo che si arrangia un po’ come può.”
La questione sgomberi ha due facce della medaglia: da una parte le istituzioni che vogliono tutelare le strutture e dall’altro le persone sgomberate che rimangono comunque senza un tetto. Dove vanno?
“Vanno da un posto all’altro. E ci sono situazioni pazzesche: penso, ad esempio, al Ferrotel che è stato murato e, dopo pochi giorni, è già stato smurato e qualcuno sarà sicuramente rientrato. Il Landini era addirittura con luce e acqua: sgomberato, dopo tre giorni si è ripopolato. Non esiste un posto, un dormitorio, come a Milano o Tortona che sia di passaggio, dove si arriva alla sera, si fa la fila e, se c’è posto, si entra. A Pavia un posto del genere non c’è, nonostante ci siano tantissime persone che dormono fuori durante l’anno, e non riescono a stare in una struttura istituzionale. Allora io dico che un conto è che ci sia un posto così e non venga utilizzato per scelta, altra faccenda è non avere proprio nulla del genere. Penso a un luogo tipo ostello, di passaggio dove una persona può, ad esempio, decidere di dormire magari perchè ha la febbre e dormire fuori non farebbe che peggiorare il suo stato di salute.”
Pavia nega il problema? Che differenza c’è tra Pavia, Voghera, Tortona o Milano?
“Sia a Voghera che a Tortona è la Caritas che gestisce questi dormitori. I Comuni, invece, hanno probabilmente dei vincoli che rendono loro impossibile fare certe cose. La realtà è che il privato riesce a fare sempre qualche cosa in più rispetto al pubblico, soprattutto in un campo come questo che è estremamente concreto. Faccio l’esempio di Voghera: se dobbiamo far entrare una persona in dormitorio, chiamiamo il centro e, se ci dicono che c’è posto, quella persona entra. A Pavia dobbiamo passare prima dal colloquio con l’assistente sociale, il martedì o il mercoledì. Se questa persona è arrivata il venerdì, dobbiamo farla aspettare. A Voghera è molto più semplice e immediato. E poi da noi, a Pavia, il periodo di permanenza in dormitorio è alto, di almeno 3 mesi. Mentre a Voghera dopo 15 giorni sei obbligato a un periodo fuori dal dormitorio. Può sembrare più crudele, ma in realtà permetti a più persone di usufruire del servizio e spingi un po’ di più all’indipendenza. Quello che noi abbiamo come riferimento è che con il privato le cose si gesticono meglio che con il pubblico. Se l’ospedale a Pavia ci dimette un senza tetto con la febbre, noi non riusciamo a mandarlo in dormitorio e questa persona rimane fuori. Come associazioni abbiamo chiesto di avere un canale preferenziale con il dormitorio di Pavia, però non c’è possibilità.”

Elia Belli
IL TICINO



PAVIA - MONDO: SOLO ANDATA

13 incontri sui temi della cooperazione internazionale, per capirne gli attori, i modelli culturali, il concetto di sviluppo, per imparare a reperire i finanziamenti e a scrivere e gestire un progetto, ad organizzare una raccolta fondi, a promuovere un evento e ad organizzare incontri di educazione allo sviluppo per le scuole con i professionisti del settore.
Il corso è promosso da tutte le associazioni del Tavolo Provinciale Pavese della Cooperazione Internazionale del quale fa parte anche AINS onlus (associazione italiana nursing sociale), dal Comitato Pavia Asti Senegal e dall'Assessorato alla Cooperazione Internazionale della Provincia di Pavia ed è realizzato all'interno del progetto comune "Pavia Volontari per il Mondo".

Le lezioni, dove non diversamente specificato, avranno luogo nella sala delle colonne della Provincia di Pavia, in piazza Italia 5 a Pavia, dalle 17.00 alle 19.00.
- 27 febbraio: INCONTRI TRA CULTURE, con Mauro Van Aken, ricercatore di Antropologia Culturale presso l'Università di Milano - Bicocca
- 6 marzo: TEORIE E STORIA DELLA COOPERAZIONE, con il Prof. Gianni Vaggi, direttore del Master in "Cooperation and Development" dello IUSS di Pavia.
- 12 marzo: COOPERAZIONE E REALTA' COMUNITARIA, con Alberto Salza, scrittore, antropologo, ricercatore e studioso.
- 19 marzo: SICUREZZA E SANITA' NEI PVS, con il Prof. Gianbattista Parigi, presidente del CICOPS di Pavia, e Lorenzo Siracusano, logista di Emergency in Sudan e Afghanistan.
A SEGUIRE: ALLE ORE 21.00, PRESSO LA SALA DELL'ANNUNCIATA DELLA PROVINCIA DI PAVIA: Borse di studio per medici specializzandi nei PVS.
- 27 marzo: RICERCA DI BANDI E FINANZIAMENTI, con Filomena Fadda, esperta di europrogettazione di Porta Nuova Europa.
- 3 aprile: SCRIVERE UN PROGETTO: IL PROJECT CYCLE MANAGEMENT, con un esperto dell'Ufficio Cooperazione Internazionale di Mani Tese.
- 10 aprile: GESTIONE DI UN PROGETTO: GOVERNANCE E REPORTISTICA, con Maurizio Mangiarotti, ingegnere della Commissione Cooperazione Internazionale dell'Ordine degli ingegneri di Pavia.
- 17 aprile: L'ESPERIENZA DELLA RETE: IL TAVOLO AGRICOLTURA, con un portavoce del Settore Affari Internazionali della Regione Piemonte, Cesare Quaglia, di Coldiretti Asti, Lorenzo Buratti, ingegnere della Commissione Cooperazione Internazionale dell'Ordine degli ingegneri di Pavia, Giovanni Belloni, Presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Pavia, e Coldiretti Pavia.
- 24 aprile: COMUNICARE LA COOPERAZIONE, con Elena Acerbi, responsabile Ufficio Stampa di Terre di Mezzo e Fa' La Cosa Giusta.
- 3 maggio: FUNDRAISING: QUALCHE SEGRETO..., con Fabio Salvatore, fondatore e presidente di Italia Uganda Onlus (presso il Salone dell'Ordine degli Ingegneri, viale Indipendenza 11, Pavia).
- 8 maggio: EDUCARE ALLO SVILUPPO, con Tiziano del Cotto, formatore dell'associazione Mosaico di Bergamo e di Peace Brigades International.
- 15 maggio (17.00 - 20.00): CREARE UN KIT DIDATTICO PER LE SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE, con Luca Cristaldi, responsabile Settore Educazione allo Sviluppo del VIS.
- 20 maggio: CREARE UN KIT DIDATTICO PER LE SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE, con Stefano Borsani, pedagogista del Pime.
INOLTRE:
dal 14 marzo all'11 aprile: Approfondimento nel LABORATORIO TURKANA a cura di FILDIS Pavia
25 maggio: FUNDRAISINGE PEOPLE RAISINGDAY, un'intera giornata dedicata all'organizzazione di una campagna di raccolta fondi e al coinvolgimento dei volontari.
a giugno e/o a settembre: SWAHILI 24 ORE PER UNA COMUNICAZIONE DI BASE
Per info e prenotazioni: cpas@cpas.it o 334 3029145
Al termine del corso verrà rilasciato un attestato a chi frequenterà il 75 percento delle lezioni.







21 febbraio 2013

Studenti ministri ed economisti alla Casa del Giovane

Attività per 6 giorni si replica a marzo

Oltre 1800 studenti, 80 classi coinvolte, 216 laboratori. E ogni giorno 250 ragazzi che parteciperanno alle lezioni alla Casa del Giovane. Le lezioni del progetto «Cittadinanza e costituzione», che parte dall’istituto Volta di Pavia e supera i confini della città, sono iniziate lunedì e andranno avanti fino a sabato 23 febbraio per le superiori. Poi ci sarà una seconda tornata, e dal 6 all’8 marzo, per gli alunni di terza media. Questo perché il numero di adesioni era così alto da non riuscire a concentrare tutti in una sola settimana. A seguire le attività 16 associazioni tra cui AINS onlus (associazione italiana nursing sociale).


PAVIA Sono iniziati i laboratori del progetto «Cittadinanza e Costituzione» alla Casa del Giovane di Pavia. Lunedì primo giorno con una presentazione generale del progetto e di come si sarebbe svolta la giornata per poi proseguire con la divisione delle classi nelle varie sale, aule e tendoni predisposti per le presentazioni. Gli spazi preparati a ricevere gli studenti delle scuole superiori erano in tutto 6 e in ognuno di essi si trattava un argomento differente tra cui pace e non violenza, diversità e integrazione, cooperazioni internazionali, economia e mercato equo, partecipazione consulta provinciale degli studenti, disagio devianza e rieducazione e infine diversità e integrazioni. Grazie al supporto di slides, laboratori interattivi, simpatia e voglia di mettersi in gioco tutti i ragazzi sono stati coinvolti molto e hanno mostrato grande partecipazione e interesse per le attività svolte. «Trovo che sia molto utile questo progetto perché ci permette di confrontarci con idee differenti su temi che ci riguardano da vicino e ci aiutano a capire che spesso la strada meno battuta è la migliore da seguire», dice un alunno della classe quinta D del liceo Foscolo di Pavia. «Credo che sensibilizzare i giovani su questi argomenti sia fondamentale per garantire un futuro vivibile nel nostro paese e nel mondo», ha commentato Federica del Volta di Pavia. I ragazzi hanno dovuto impersonare ruoli differenti nei vari laboratori, si sono finti ministri nel laboratorio su «Pace e non violenza», hanno simulato delle aste nel laboratorio sull’economia del mercato equo tutto questo ha contribuito a coinvolgerli e farli sentire non solo spettatori ma partecipanti attivi al dibattito sui temi della nostra società più attuali. «L’idea di coinvolgerci in questi laboratori è stata ottima perché per attirare davvero l’attenzione devono farci partecipare attivamente alla lezione», spiega una studentessa del liceo Cairoli di Pavia. I ragazzi hanno apprezzato anche chi presentava le attività: «Sono tutti molto simpatici e disponibili al dibattito e ti fanno sentire a tuo agio», spiega una ragazza del Volta. Soddisfatti anche i ragazzi dello staff: «È un piacere essere stati scelti per fare parte dello staff e partecipare in modo differente a questi eventi».

Jacopo Zuin,mercoledì 20 febbraio 2013-la provincia Pavese

9 febbraio 2013

"Scatto foto per raccontare storie e persone, è una sfida con me stessa”

Elisa Moretti, 36 anni di insegnamento, da sempre ha l'hobby della fotografia. Da quando è in pensione viaggia alla scoperta di mondi nuovi e di persone da descrivere per immagini.

Elisa Moretti in questo periodo si trova in Guatemala, perchè quando ami scattare fotografie ti piace anche girare il mondo, conoscerlo, immortalare volti e storie. Per trentasei anni Elisa ha insegnato educazione fisica all'Istituto Volta, la fotografia è stata sempre la sua passione fino a quando il pensionamento le ha dato la possibilità di viverla con un impegno e un entusiasmo a trecentosessanta gradi. Se poi aggiungiamo che molti degli scatti di Elisa vanno incontro a una logica di solidarietà e di beneficenza, perchè aiutano a promuovere e far conoscere l'attività nel mondo di piccole associazioni allora il quadro, pardon la fotografia, è completa.

Elisa, partiamo dalle radici della sua passione per la fotografia quando nasce e perchè?
Diciamo che la passione per la fotografia è nata in conseguenza del mio amore per la natura e infatti molte delle mie immagini sono scattate in ambienti naturali, soprattutto nelle nostre zone. Ho sempre vissuto all'aria aperta, amavo da bambina correre alla Vernavola, nei campi. E mi piacevano anche le fotografie , sono infatti colei che cura e conserva le vecchie foto di famiglia perchè attraverso un'immagine fissi sguardi e ricordi che altrimenti andrebbero a finire nel dimenticatoio”.
Ha frequentato qualche corso di specializzazione particolare?
Si, qualche corso a Milano. Ma credo che la componente principale sia costituita dall'esperienza che si fa sul campo. Almeno per me è stato così”.
Ha seguito l'evolversi della fotografia oppure è ancora affezionata, come tanti appassionati, alla vecchia pellicola...
Io ho naturalmente iniziato, come quasi tutti i fotografi, con le diapositive Velvia e quelle sono state davvero un “cult”. L'aspetto che ancora ricordo con nostalgia di quei periodi era l'attesa, prima di vedere il frutto del proprio lavoro: spesso quelle diapositive dovevano essere mandate a sviluppare in Svizzera o in Olanda, quindi aspettavi almeno una settimana. E poi la pellicola ti insegnava il gusto di “cogliere l'attimo”, anche perchè c'era un certo costo nello sviluppo e non potevi permettere di scattare a raffica. Con l'avvento del digitale tutta questa parte affascinante è scomparsa, si deve pensare molto meno perchè puoi scattare mille foto e poi scegliere la migliore. Chiaramente c'è un risparmio notevole e le tecniche ottiche sono molto migliorate nel tempo”.
C'è qualcosa che proprio ancora non riesce a “digerire” delle nuove tecniche fotografiche?
Si, tutta la parte dei fotoritocchi, che rendono possibile la manipolazione. Quella proprio non mi piace. Per chi ama la fotografia il bello sta proprio nella sfida con se stessi, nel fare subito la foto che piace”.
La fotografia è un hobby che si sente di consiliare anche ai bambini?
Decisamente!Credo che tutti i genitori dovrebbero insegnare ai propri bimbi a usare la macchina fotografica, magari quella digitale con cui possono provare e riprovare. In una società dove tutto passa in un battito d'ali, scattare una foto significa fermarsi a osservare, concentrarsi su ciò che circonda e poi anche riguardare insieme quel che si è fatto”.
Che cosa non può mancare nella borsa fotografica di Elisa Moretti?
"Chiaramente un corpo macchina con un obiettivo professionale, che forse è l'accessorio più importante di tutti. Poi anche un flash, che è fondamentale saper usare correttamente perchè altrimenti può rovinare una foto bellissima. E infine non può mancare....il cuore! Henry Cartier-Bresson diceva sempre “Di tecnica non so granchè”, eppure era un grande fotografo. Ci può essere una foto tecnicamente perfetta che non trasmette nulla e una con qualche imperfezione che però sa arrivare al cuore di chi la guarda”.
Parlando di cuore mi viene da chiederle se esista un'etica del fotografo...
Esiste eccome! Un fotografo deve sapere che ogni persona ha una propria dignità, anche chi vive nel Terzo Mondo e non ha niente. E questa dignità va sempre rispettata, senza mai violare il desiderio di non farsi immortalare in certe situazioni. Per intenderci un vero fotografo è qualcosa di diverso dal paparazzo”.
Lei ha fatto mostre e pubblicato foto su libri dedicati alla natura di “casa nostra”, che ama molto. Però ha anche girato il mondo per raccontare grazie alle immagini realtà molto distanti...
Sono sempre stata molto attratta dalla possibilità di viaggiare e di conoscere persone. Ero ancora bambina e ricordo il mio primo viaggio, con i genitori, a Londra nel 1963, senza autostrade. Un'esperienza indimenticabile, tutto un mondo da osservare e scoprire...otto anni fa ho realizzato il mio primo reportage fotografico in Brasile, a Barbosa, nello stato di San Paolo. Ho accompagnato una mia collega del volta che, per la Croce Rossa, doveva consegnare delle medicine e inaugurare un nuovo ambulatorio. Venti giorni di “full immersion” vera tra la gente, un ricordo splendido. E li ho capito che non potevo fermarmi! L'anno seguente sono partitra alla volta del Guatemala per l'associazione Ains e anche in quel caso sono rimasta affascinata dalla storia complessa di un Paese travagliato da trentasei anni di guerra civile, ma bellissimo nei volti della gente e nei colori della natura. E là ho conosciuto una religiosa, madre Antonietta, che gestisce una scuola e che è davvero capace di rubarti il cuore e restituirtelo gonfio d'amore. Un'altra esperienza stupenda è stata quella nel Ladaq, il “Piccolo Tibet” dell'India: insieme a un'insegnante del Cairoli ho trascorso tre settimane per conto di una piccola associazione di Travacò, “Per una scuola in Himalaya”. Siamo arrivati sino a 4500 metri, per incontrare la popolazione di Photoxar, che vive sei mesi all'anno nel più totale isolamento. E' stato un viaggio molto stancante ma ne valeva la pena!
La fotografia che porta nel cuore.....
Non ne ho una in particolare, ma nel mio computer c'è una cartella che raccoglie le mie foto cui sono più affezionata. Tra queste l'immagine di un bambino guatemalteco sotto la pioggia: niente di costruito, mi si è presentato davanti all'improvviso mentre ero in macchina e mi piace perchè sul suo volto si leggono la storia e la sofferenza del Guatemala”.
Ha un sogno nel cassetto?
Continuare a viaggiare e, siccome credo che quello dell'insegnante sia uno dei lavori più belli al mondo, per deformazione professionale comunicare agli altri le mie emozioni e condividerle”.

Daniela Scherrer, IL TICINO- venerdì, 18 gennaio 2013

Mago Sales, una bacchetta contro la povertà

don Silvio Mantelli, Mago Sales


Silvio Mantelli, don Silvio o Mago Sales, è partito da Novello per il mondo. “Prete per vocazione, mago per passione” come dice lui. Nonostante i suoi 66 anni don Silvio conserva ancora un cuore, un entusiasmo e una vitalità da fanciullo e questo gli consente di vivere a pieno la vocazione e la sua magia più grande: donare un sorriso a un bambino. “Il mio primo gioco è stata una scatola del piccolo prestigiatore; in seminario il professore di musica, accertata la mia assoluta incapacità a suonare, mi mandò in biblioteca a foderare i libri. Il primo che mi capitò parlava di magia: era destino”. Molti anni sono passati da allora, ma la sua voglia di giocare rimane intatta e lo capisci dall'entusiasmo con cui ti racconta le sue iniziative:”Con i miei spettacoli cerco di sensibilizzare la gente e raccogliere fondi per finalità precise. L'esibizione è solo una parte del lavoro che faccio con grandi e piccini”. Al termine dello spettacolo ringrazia i bambini per aver portato i genitori: “Altrimenti sarebbero stati a casa davanti al televisore. Qui si divertono e stanno con i figi. Se giocassero un po' di più con loro, invece di riempirli di regali, sarebbe meglio. Bisogna essere missionari anche qui, bisogna seminare per raccogliere”.
Con le sue attività sta finanziando progetti di solidarietà a favore dei bambini in 25 paesi del mondo per affermare il “diritto al sorriso”. “I soldi raccolti-puntualizza don Silvio- li porto direttamente ai missionari, salto dei passaggi e vedo come sono destinati”. La magia al servizio della Pastorale:”Sono un sacerdote che fa il mago. La mia passione è stata il lasciapassare per entrare in contatto con tante persone in luoghi diversi: presentandomi come prete avrei faticato”. All'interno della congregazione, però, non sempre è stato aiutato a portare avanti il suo sogno di coniugare la vita di prete salesiano e di mago:”Non tutti i superiori accettavano questa situazione e poi c'erano delle difficoltà pratiche. Nei trasferimenti portavo gli attrezzi per i giochi, animali compresi. Una volta dovetti riadattare l'armadio dell camera per ospitare le tortore. Alle 5 del mattino si mettevano a cantare svegliando i confratelli”. Il suo racconto è fluido, ricco di episodi. Il suo sorriso contagioso si alterna a momenti di riflessione, nei suoi occhi vedi la gioia di un bambino in attesa di un regalo. I ricordi si alternano ai progetti ancora da realizzare. La sua vocazione di missionario della gioia non conosce confini:”Ho viaggiato molto. Porto con me due valigie di giochi. Giungo nelle missioni e subito mi mandano a fare spettacoli: la magia non risolve i disagi, ma per qualche attimo li fa dimenticare, genera un'allegria contagiosa. O quasi. In Brasile, in un lebbrosario,un ragazzo che assisteva al mio spettacolo, triste e pensieroso, mi pose una domanda disarmante “tu che sei mago perchè non mi guarisci?. Tornato in Italia capii che dovevo fare di più: la magia doveva entusiasmare il mio pubblico per portarlo a conoscenza dei bisogni dei bambini meno fortunati dei nostri. Con degli amici organizzai una serata e il ricavato fu destinato per pagare le cure a quel ragazzo”. Da quell'esperienza maturò la Fondazione Mago Sales (www.sales.it) che, con l'aiuto di colleghi (promotori, poi, di Magi sans frontiers), amici e benefattori, ha realizzato vari progetti (dispensari in Africa e Asia; scuole in Uganda e Madagascar); ha aiutato oltre 4.000 bambini costretti a fare i soldati o schiavi; è intervenuta in situazioni di emergenza come ad Haiti, con circa 200 mila euro. “La liberazione dei bambini soldato in Uganda- dice don Silvio-è il progetto di cui vado più fiero. Con il nostro intervento abbiamo fatto studiare molti ragazzi dando loro una speranza. Il lavoro da fare è ancora tanto”. Don Silvio segue personalmente questi progetti, individua gli interventi più utili. In Brasile ha aiutato Padre Bento che ha strappato dalla strada molti bambini con un vecchio frigorifero e insegnando loro a fare i ghiaccioli. L'attività si ingrandì:”Finanziammo l’acquisto di macchinari e di bici per trasportare più velocemente i ghiaccioli. Si allestì una vera e propria gelateria , e poi una panetteria”. Le sfide da vincere sono ancora tante; i bambini sono vittime innocenti della malvagità dei grandi. Spesso ci s’imbatte in situazioni inimmaginabili nel III millennio:“E’ ancora fiorente il mercato di bambini venduti come schiavi, costretti a prostituirsi o mutilati per l’accattonaggio. In un villaggio del nord del Pakistan ho visto povertà estrema. Il forte vento aveva impedito al frumento di crescere e i contadini per pagare i debiti fatti con il latifondista per l’acquisto delle sementi, non avevano altra soluzione che vendere i figli. Arrivai li per riscattare un bambino. Pagammo 3.000 dollari direttamente la proprietario del terreno. Fu il primo bambino comperato dalla Fondazione Mago Sales”. Ride invece quando pensa al suo incontro con Madre Teresa e a quanto si divertì al suo spettacolo:”Fui arruolata nella sua squadra. Al mattino mi dava il foglietto dei luoghi dove dovevo fare gli spettacoli. A farmi da assistente c’era Nino Benvenuti, rifugiatosi li per sfuggire ai creditori". La sua ultima creatura sta per nascere a Cherasco e si chiama Smilab. Laboratorio del sorriso, una struttura unica al mondo, che ospiterà un museo animato, una scuola di magia (rivolta in particolare agi operatori del sociale), una fornita biblioteca di magia, un teatro, percorsi magici e tante altre sorprese. Mai espressione fu più appropriata. La direzione, infatti, è in mano a due grandi bambini: Mago Sales e al suo allievo Arturo Brachetti. “Mago ti prego non mollare, continua così! Porta la gioia dei tuoi occhi a quanti più bambini possibile. Allora la tua vita non sarà passata invano” ci uniamo a questo augurio rivolto da un dottore somalo a don Silvio. A fare cose grandi per i piccoli del mondo ci vuole poco, a volte basta un sorriso. “Dio non ti chiederà se sei stato credente, ma se sei stato credibile”: buona Pasqua.

Fonte: “Storie di Piemonte” di Carlo Petrini (Slow Food Editore) pag.45-47

Guatemala. 19 gennaio-3 febbraio 2013

Anche questa volta abbiamo condiviso un'esperienza di cooperazione che ci ha regalato il privilegio di “vedere l'orrore di fatti ed eventi che fanno della dignità umana un sanguinante, misero fardello”, come disse Carlo Urbani (medico specializzato in Malattie Infettive, ex presidente di Medici Senza Frontiere). E' difficile la lotta quotidiana all'indifferenza se al nostro ritorno in Italia non raccontiamo ciò che abbiamo visto. Il Guatemala è un paese contraddittorio, così lontano e diverso dal nostro che nemmeno la più fervida immaginazione riesce a capire. È come una barca carica di storie che fa nascere interrogativi dove l'unica certezza è il dubbio. E' emozioni, incontri, domande destinate a rimanere senza risposta. Da una parte è un paese dove la donna non ha spazio e le famiglie non possono mandare i propri figli a scuola; dove la popolazione non si può permettere un'assistenza sanitaria di base; dove la violenza è quotidiana; dove le condizioni igieniche sono inesistenti;dove l'aumento di 20 centesimi di euro sul costo della carne mette in crisi migliaia di persone che vivono con stipendi sempre uguali e miseri da anni. Dall'altra, nel mondo dorato della capitale, è un marciapiede piastrellato che una donna con la pettorina della municipalità lava come fosse il pavimento di casa, tra ristoranti, negozi alla moda e banche. Assurdo ma reale! Detto questo sono molte le cose che ci spingono a continuare questa nostra esperienza lunga ormai più di quindici anni: l'umanità che incontriamo, che ci circonda e ci avvolge; la serietà delle persone che pur vivendo in un contesto precario lavorano con micro progetti per migliorare il quotidiano di bambini ed anziani; gli incontri come quello con Caterina Vetrò, psicologa di Monza, che mettendo a disposizione le proprie conoscenze ha costruito una piccola clinica utilizzando materiali di recupero ed ecologici; la ricerca delle motivazioni che ci spingono a fare quello che stiamo facendo per loro ma anche per noi stessi; la consapevolezza che la velocità, il denaro, il superfluo, la “notorietà” e la piccolezza dell' individualismo, stiano solamente facendoci perdere tempo senza renderci felici. Noi non abbiamo certezze però facciamo ciò che ci piace veramente, imparando da chi non si fa troppe domande dandosi da fare invece che filosofeggiare. Ecco, anche e soprattutto per questo ci piace il Guatemala.

Giulia Dezza,Elisa Moretti,Cristina Guerci,Graziano Maffi, Ruggero Rizzini ains onlus
Guatemala, 29 gennaio 2013




“Un film sulla vita dei ragazzi a gaza”

Nicola Grignani sul set con cinque colleghi. “Qui si vive assediati”
C’è anche il documentarista pavese Nicola Grignani, amico e collaboratore di AINS onlus, tra gli ideatori-esecutori di “Movi(e)ng to Gaza”, il progetto filmico collettivo indipendente partito proprio in questi giorni nella Striscia di Gaza, costa Est della Palestina, Mar Mediterraneo. “L’idea nasce dal desiderio di toccare con mano e poi raccontare in presa diretta la vita quotidiana a Gaza, in particolare la vita delle generazioni più giovani, caratterizzata da piccoli ma profondi segni di resistenza – spiega Grignani, classe ’77, una laurea al Dams di Bologna con una tesi sul cinema cubano e una lunga serie di riconoscimenti ricevuti in importanti docu-festival internazionali – Vogliamo mostrare che questo non è un paese di terroristi, ma una terra piena di persone “normali” e allo stesso tempo speciali”. Il progetto è un esperimento tra due team di videomakers, uno italiano ed uno gazawi, che condividono insieme idee, storie, esperienze, visoni e competenze tecniche. Oltre a Grignani, fanno parte del gruppo italiano due documentaristi di Bergamo, uno di Roma, uno di Bologna e una ragazza attualmente residente a Barcellona. “Ci siamo auto finanziati organizzando feste e cene tra Bergamo e Bologna – continua il fimaker pavese – e con i soldi raccolti in tasca siamo partiti l’1 febbraio, per rientrare il 6 marzo”. Area non riconosciuta internazionalmente come uno Stato sovrano ma da sempre reclamata dall’Autorità Palestinese come parte dei suoi territori, dal 2007 la Striscia di Gaza è sotto il controllo politico di Hamas, considerata un’organizzazione terroristica da Stati Uniti, Canada ed Unione Europea che per questo hanno congelato gli aiuti umanitari allo Stato palestinese , escludendolo anche dal libero mercato. Tra le conseguenze più gravi di questa situazione ci sono una forte crisi energetica e un livello di vita degli abitanti di Gaza – uomini, donne e molti bambini – al di sotto della soglia della povertà.  Il 4 febbraio, nel blog degli italiani si legge:”niente è normale a gaza, come nulla è normale nel nostro quotidiano. Ci sono tantissime differenze, certo. La più grande è che Gaza non è in guerra come noi, che facciamo guerre “umanitarie” o “giuste” (mai in casa nostra) contro paesi che non predicano la nostra ipocrita pace. Qui si vive sotto un continuo assedio, al supermercato devi scegliere di non comprare i prodotti di chi ti bombarda, oppure puoi coltivarti i prodotti nel campo al confine che sempre più stringe attorno,sempre che qualcuno non voglia spararti mentre cerchi di raccogliere il grano o le olive. Se non muori ma vieni ferito, devi sperare che l’embargo imposto dallo stesso paese assalitore non ti precluda i farmaci che ti servono per guarire. Vorrà dire questo essere terroristi?”
Marta Pizzocaro, La Provincia Pavese-giovedì 7 febbraio 2013





Ecco Erika e Fabrizio una coppia a impatto zero

Vino e legumi si possono comprare sfusi. Così si evita di avere in casa confezioni di plastica o cartone. Anche il detersivo si può comprare “ricaricando” lo stesso contenitore. Una giovane coppia che sta imparando a vivere a impatto zero 

di Marianna Bruschi - La Provincia Pavese

PAVIA. Vino e legumi si possono comprare sfusi. Così si evita di avere in casa confezioni di plastica o cartone. Anche il detersivo si può comprare “ricaricando” lo stesso contenitore. Il pane si fa in casa e si eliminano i prodotti da supermercato. Erika e Fabrizio stanno imparando a vivere a «impatto zero»: ridurre i consumi, limitare la produzione di rifiuti. E ci riescono: ne producono, a testa, solo 300 grammi al mese. «Ridurre i rifiuti della vita quotidiana non costa soldi, anzi ci fa risparmiare anche qui in città», racconta la coppia. Fabrizio ha 26 anni, fa il dottorato di ricerca in ingegneria. Erika studia psicologia. Vivono insieme da settembre, spendono 200 euro al mese per il cibo. «In casa è tutto un esperimento – racconta Fabrizio –abbiamo iniziato a fare noi il pane. Spendendo un euro e 30 al chilo per la farina all’ingrosso e mettendoci il forno andiamo in pari con il prezzo del panettiere». Però l’impatto ambientale si riduce. Si impegnano a evitare il più possibile sacchetti e confezioni. «Non mangiamo né carne né pesce e quindi non abbiamo le vaschette – spiegano i due ragazzi – ci riforniamo in un negozietto del centro in cui possiamo portare i nostri contenitori e comprare pasta, legumi, riso sfusi». Al mercatino della Coldiretti si riforniscono di verdure, sempre di stagione. «E al mattino a colazione mangiamo il pane fatto da noi così come la marmellata – spiega Erika – raccogliamo la frutta da amici». Evitano carta da forno, alluminio, pellicola, sgrassatori. I tovaglioli sul tavolo della cucina sono di stoffa. Cosa non si può proprio eliminare? Carta igienica, biglietti del treno, gli scontrini. E se gli amici portano un regalo per Natale la carta e i nastrini vanno considerati. Si imparara a dosare il detersivo per ridurre gli sprechi. I sacchetti si portano da casa. «Non sempre è facile far capire ai negozianti che non li vogliano».

Erika è di Arona, Fabrizio di Domodossola, tornano a casa ogni due o tre settimane. L’obiettivo principale è ridurre la quantità di rifiuti prodotta, il compost in giardino un po’ aiuta. «Ma diciamo che in generale stiamo cercando di ridurre il nostro impatto ambientale – spiegano di due ragazzi – cerchiamo di non usare mezzi né pubblici e privati, camminiamo». Nella loro vita-esperimento hanno provato a ridurre l’uso dei mezzi anche per tornare a casa. Settanta chilometri in biciletta, da Arona a Milano, sono riusciti a percorrerli. Hanno provato anche a non usare il frigorifero. Ci sono riusciti per un mese e mezzo. Solo ora che anche il sole di Pavia inizia a scaldare, hanno riattaccato la spina.

Ripartiamo per il Guatemala e diciamo grazie.Lettera alla Provincia Pavese

Caro direttore, tra pochi giorni quattro soci dell’associazione A.I.N.S. onlus partiranno per il Guatemala per seguire i progetti che da anni vengono sostenuti in questo paese dell’America Latina ed in particolare quello relativo alla Casa d’accoglienza di Mazatenango, dove sono ospitate 30 bambine vittime di abusi e violenze. Ringraziamo tutti coloro che durante lo scorso anno si sono prodigati nella raccolta fondi. In particolare, grazie al ricavato della distribuzione ad offerta del libro «Con un poco di zucchero», un ricettario di dolci proposto al pubblico dalla nostra associazione come proposta solidale per le festività natalizie, potremo continuare le nostre attività di aiuto e sostegno. A tal proposito, ci sembra doveroso ringraziare la dottoressa Marisa Mosca, ideatrice e curatrice del libro-ricettario ed il fotografo Andrea Belloni che ha curato le belle immagini che arricchiscono il volume. Ancora grazie ai nostri preziosi collaboratori che non mancano, col loro sostegno, di valorizzare i nostri progetti di solidarietà.

Elisa Moretti, Giulia Dezza Andrea Bellingeri Emanuele Chiodini Ruggero Rizzini per A.I.N.S. onlus

L’opera che da anni Ains svolge in Guatemala è apprezzata a Pavia e non solo. Fa piacere risottolinearla qui, in occasione della vostra nuova missione e dei vostri ringraziamenti a chi vi ha aiutato e vi aiuta. Le proposte e i progetti che la nostra città e la nostra provincia portano nel mondo, grazie alle molte competenze ma soprattutto per la ricchezza di persone che si spendono per gli altri, sono davvero tanti: il segno di Pavia viene lasciato in molti Paesi del mondo in ogni continente, in particolare nei luoghi più dimenticati. L’inizio d’anno è un’occasione per dire davvero grazie a tutti. E un grazie va detto pure ai tantissimi che si spendono anche sul territorio nei più svariati campi di intervento. L’iniziativa che da qualche stagione la Provincia pavese mette in campo per segnalare le associazioni di ogni tipo sottolinea non solo l’importanza dell’impegno ma anche la riconoscenza che arriva dalla gente che sperimenta aiuti e dedizione.

p.fiorani@laprovincia pavese.it