2 agosto 2014

L’appello di Ains «Dona un euro adotta un anziano»

Ains onlus lancia una nuova sottoscrizione: con 1 euro si può regalare a un anziano un pranzo presso il “Comedor Infantil-Casa 4 luglio” a Santa Gertrudis in Guatemala. Da alcuni mesi la onlus pavese lavora oltre che con i bambini, anche con un gruppo di 30 anziani che vivono nella baraccopoli di Santa Gertrudis. L’obiettivo è raccogliere 360 euro. Il numero di conto corrente postale, per fare una donazione, è 46330429 intestato ad Ains onlus c/o CSV Pavia, via Bernardo da Pavia 4, 27100 Pavia. Causale: 1 euro per un pranzo.

30 luglio 2014

Un italiano su sette sceglie di mangiare bio

Sei su 10 hanno provato a mangiare bio almeno una volta nel corso dell'anno. E per il 22% di questo gruppo si tratta di un'abitudine quotidiana: vuol dire che quasi 1 italiano su 7 ormai ha scelto il biologico. I dati emergono dall'indagine commissionata a Nomisma da Bologna Fiere in collaborazione con Federbio per l'edizione 2014 di Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale in programma dal 6 al 9 settembre. Numeri in sintonia con quelli resi noti oggi dal ministero delle Politiche agricole. I consumi nel mercato italiano del biologico sono cresciuti del 17,3% nei primi cinque mesi del 2014 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: è l'aumento più consistente registrato dal 2002. In testa all'elenco dei prodotti bio più venduti figurano le uova (con un'incidenza del 9,5% sulla spesa totale). In crescita anche gli operatori (sono più di 52 mila) e la superficie coltivata secondo il metodo biologico, che al 31 dicembre 2013 risulta pari a 1,3 milioni di ettari (circa il 10% del totale della superficie coltivata nazionale), con un aumento complessivo annuale del 12,8%. Terra dedicata soprattutto a pascolo, foraggio, cereali, olivi. "Siamo leader in Europa nel settore", ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, "e il trend positivo che emerge dai dati lo conferma. Parliamo di un settore che vale 3 miliardi di euro nel nostro paese e che può crescere ancora rafforzando anche il nostro export. Durante il semestre italiano di presidenza dell'Unione europea lavoreremo sulla riforma della normativa comunitaria sul biologico". "Mentre in molti comparti del settore alimentare si registrano segnali allarmanti, il biologico cresce dimostrando che investire sul futuro paga", aggiunge Maria Grazia Mammuccini, vicepresidente di Aiab. "Agricoltori e cittadini stanno cambiando assieme il modo di produrre e consumare cibo. Ora si tratta di favorire questo trend con politiche coerenti: bisogna sostenere le filiere locali che hanno scelto il bio, supportare tecnicamente le aziende impegnate nella transizione verso il biologico, sviluppare la ricerca e l'innovazione per aiutare gli agricoltori nel loro cammino. Il modello dei biodistretti è quello a cui fare riferimento per i piani di sviluppo rurale affidati alle Regioni". di ANTONIO CIANCIULLO http://www.repubblica.it/ambiente/2014/07/29/news/italiani_bio-92671384/?ref=HREC1-29

18 aprile 2014

Gabriel García Márquez (6 marzo 1927 - 17 aprile 2014)

"Non c'è atto di libertà individuale più splendido che sedermi a inventare il mondo davanti a una macchina da scrivere".

15 aprile 2014

Mons. Ramazzini: Guatemala, un Paese dalle ferite aperte

Il Guatemala resta uno dei Paesi più poveri del mondo, dove un bambino su due soffre di malnutrizione cronica. Come si può spiegare questa situazione drammatica? Xavier Sartre lo ha chiesto a mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo della diocesi guatemalteca di Huehuetenango: R. – Si spiega con il fatto che quella guatemalteca è una società nella quale predomina il modello economico neoliberale che fa sì che i ricchi diventino più ricchi e i poveri più poveri. Il Guatemala ha sempre seguito questo modello economico, in tutta la sua storia, e che finora ha prodotto esclusione, emarginazione e ancora più povertà per i più poveri, in particolar modo per gli indigeni e per i contadini. Da un punto di vista religioso, è un Paese in cui nonostante il 98 per cento della popolazione si definisca cristiana, non si vive in maniera coerente ai principi del Vangelo. E questo, almeno dal mio punto di vista di vescovo, è molto serio. Assistiamo ad una crisi molto, molto profonda dell’essere cristiano. Moltissime persone non capiscono che essere cristiano significa seguire il Signore Gesù, imitare il suo stile di vita che comporta non soltanto carità ma anche lotta per la giustizia e per il rispetto degli esseri umani. D. – Perché, secondo lei, c’è sempre più differenza tra i ricchi e i poveri? R. – Lei sa che – come ha detto Papa Francesco nella sua recente Esortazione Apostolica – c’è questa mentalità di servire sempre più il “dio denaro”, e questo fa dimenticare che ci sono tantissime persone che soffrono. In fondo, il problema del Guatemala è che manca la vera adorazione di Dio, non si trova il Signore Gesù nei poveri. Parlo di una crisi molto, molto profonda del cristianesimo guatemalteco. D. – Il problema della ripartizione delle terre rimane comunque uno dei maggiori problemi del suo Paese… R. – Certo. Infatti, non abbiamo mai avuto una riforma agraria. Alcuni anni fa, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace aveva scritto un documento che è stato per noi di grande orientamento. Bisogna considerare che in Guatemala moltissime persone non conoscono il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, anche se noi cerchiamo di farlo conoscere. Quindi, i principi della Dottrina sociale della Chiesa non sono seguiti. Tra questi, ad esempio, il fatto che i beni della terra sono per tutti e non soltanto per un piccolo gruppo di persone. D. – C’è un altro problema: la violenza nelle città. L’urbanizzazione del Paese piuttosto che favorire migliori condizioni di vita, sembra aver contribuito a far aumentare la violenza e la povertà. Perché? R. – Perché ci sono tantissimi giovani che sono nati in famiglie disintegrate, famiglie distrutte e quindi non hanno neanche avuto l’opportunità di sentirsi amati. E questo ha dato come risultato la presenza di questi gruppi, che noi chiamiamo “las maras”: sono gruppi veramente violenti, risultato della povertà, della mancanza di opportunità per i giovani, della mancanza di istruzione, di opportunità di lavoro … Secondo me, la violenza maggiore che stiamo soffrendo adesso, in Guatemala, è proprio la povertà, che crea poi questi risultati dei quali stiamo parlando. D. – La guerra civile è durata 36 anni: sono sempre aperte le ferite di questo conflitto a 16 anni dalla sua fine? R. – Penso di sì. Uno dei segni di questo è il fatto che abbiamo perso la capacità di dialogare, di trovarci insieme per affrontare i nostri problemi. Poi, c’è un certo sentimento di vendetta in molte persone che hanno sofferto tanto, durante la guerra, e nonostante i nostri sforzi di portare avanti non solo un discorso sulla riconciliazione, ma anche una pratica della riconciliazione, troviamo che molte ferite sono ancora aperte, e per me questo significa che noi pastori dobbiamo veramente cercare di promuovere programmi di assistenza psicologica, perché molta gente non riesce a superare le ferite lasciate dalla guerra civile. D. – In questo contesto, qual è il ruolo che può ricoprire la Chiesa nel Paese? R. – Continuare ad annunciare il Vangelo che è sempre seme, ma soprattutto forza per riuscire a raggiungere la pace. Per me, però, è molto importante ricordare le parole del Beato Giovanni XXIII nella sua Enciclica “Pacem in terris”, quando ha ricordato che non si può avere una vera pace se non la si fonda su quattro colonne: la giustizia, la verità, la libertà e la carità. Credo che noi pastori del Guatemala dobbiamo cercare il modo di far sì che queste colonne possano stare lì, che le possiamo sostenere al fine di trovare questa pace della quale il Paese ha bisogno.

CONSULTA MEDICA TODOS LOS DIAS SABADO DE 8:00 A 12:00 HORAS, EN SEDE DE LA ASOCIACION, ALDEA SANTA GERTRUDIS. CON EL APOYO DE AINS ONLUS ITALIA

Cooperazione, non profit, terzo settore: ecco l’altra economia

Economia sociale? Terzo settore? Non profit? Cooperazione? Società civile organizzata? No, una definizione chiara e omnicomprensiva non c’è, anche perché i confini di questo mondo sono mobili e in costante evoluzione. Ci sono le cooperative, quelle grandi e quelle piccole, quelle di consumatori, quelle sociali, quelle che costruiscono case e via in un lungo elenco (e in tutto sono 77 mila imprese). Ci sono le associazioni della più diversa natura e che si possono occupare di sport, di assistenza o di cultura (e sono quasi 270 mila). Ci sono le Fondazioni (che sono 6.200), ma ci sono anche enti morali, istituti religiosi, mutue. E volendo ci sono da aggiungere anche le banche popolari e quelle di credito cooperativo. Mondi anche molto diversi tra loro. Che però in questo nostro racconto vorremmo provare a proporre non tanto dal punto di vista della loro pur rilevantissima valenza sociale e culturale (secondo i dati del censimento Istat 2011 i volontari in Italia sono 4 milioni e 758 mila), ma per la loro valenza economica. Cioè tutte queste sigle che abbiamo raccontato, in modi diversi e articolati, sono comunque un pezzo, molto più rilevante di quanto spesso si pensi, del “mitico" Pil e di quell’economia che invece sembra sempre più esaurirsi nella dimensione finanziaria, che misura profitti, ma dimentica le persone. Stando sempre ai dati del censimento Istat, le 301 mila istituzioni non profit presenti occupano direttamente 680 mila addetti e coinvolgono direttamente altre 280 mila risorse umane (senza contare i citati volontari che si integrano con i dipendenti nella gestione delle attività). Ma dati altrettanto significativi, che si aggiungono a questi vengono dall’indagine fatta da Unioncamere che, partendo dagli elenchi delle Camere di Commercio di tutta Italia, ha analizzato i mondi della cooperazione e del non profit. “Solo la cooperazione, nel 2012, valeva 66 miliardi di valore aggiunto, pari al 4,7% del reddito complessivo del paese. – spiega il responsabile del centro studi di Unioncamere, Domenico Mauriello - Parliamo di 77 mila imprese con oltre 1 milione e 200 mila occupati e che nel 2013 avevano programmato altre 73.500 nuove assunzioni. Guardando al capitolo più specifico delle imprese sociali, che non sono solo cooperative, nei nostri registri ne abbiamo trovate 14.190, di cui 7.120 operano nel campo della sanità e dell’assistenza e 2.490 nel campo della formazione e dell’istruzione. E qui parliamo di quasi 435 mila dipendenti”. Dunque numeri enormi, in mondi dove le figure dei dipendenti, dei soci e dei volontari si mescolano, si scambiano e si sovrappongono virtuosamente (anche nelle Coop di consumatori c’è una presenza significativa di soci volontari). Ma con un comune denominatore, produrre attività e servizi che pur avendo una valenza economica (spesso sottovalutata), spiega ancora Mauriello “propongono un modello di sviluppo sociale sostenibile che fa leva su valori e cultura che sono diffusi nel nostro paese. Sono cioè realtà che propongono un modo diverso di fare impresa, che punta sul capitale umano, sulle relazioni e sui rapporti col territorio. In sostanza è un modello che riesce ad abbinare la crescita con la coesione sociale”. In tempi di crisi, con un paese provato e diviso e con una politica debolissima, parlare di realtà che difendono e promuovono la coesione sociale è parlare di una risorsa preziosa. Che può essere una leva strategica per favorire l’uscita da questa difficile fase. Anche perché, come l’indagine di Unioncamere certifica, nel decennio 2001-2011, quindi in un periodo segnato in larga parte dalla crisi, l’occupazione in questo mondo è cresciuta di oltre 220 mila unità. Il numero di cooperative registra un saldo positivo del 2% anche nel 2013, contro un saldo quasi a zero del totale delle imprese. “Guardando dentro ai dati della nostra indagine – prosegue Mauriello – si scoprono tanti altri elementi molto significativi. Pensando al sociale, certo il tema dell’assistenza agli anziani resta centrale, ma intanto c’è una capacità di questi mondi di adattarsi rapidamente a una domanda di erogazione di servizi che cambia. In più molte imprese, cooperative e non, si stanno affrancando dal legame col pubblico, si punta ad esempio su forme di servizio erogate nella residenza delle persone. Stanno poi nascendo esperienze in campo agro-alimentare che non riguardano solo la produzione, ma anche la trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Ci sono esperienze nella gestione di beni comuni come l’acqua. Insomma c’è stata una capacità delle imprese sociali di dare risposte anche negli anni più duri della crisi. Certo, servono sempre più capacità manageriali, anche in realtà che a volte sono di piccole dimensioni. Ma è innegabile che questo sia un pezzo della nostra economia che in questi anni ha retto bene ed ha continuato a crescere”. Pochi giorni prima di diventare Ministro del lavoro, e quindi ancora nei panni di presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane, Giuliano Poletti, aveva proprio ribadito come le cooperative, partendo dalla loro identità, si sentano “parte essenziale dell’economia sociale, un mondo cui, soprattutto in tempi di difficoltà, viene ampiamente riconosciuto un valore positivo da parte dell’economia e della politica, anche se poi sin qui non c’è stata una traduzione pratica nei comportamenti e nelle scelte che la politica compie. L’obiettivo, quindi, è che tutti i soggetti che fanno parte del mondo dell’economia sociale si attivino per formare una “comunità”, per far sì che quei valori comuni, che vedono le persone protagoniste, trovino diffusione ed applicazione concreta, sviluppando un confronto che parta dalla Costituzione. Dobbiamo affermare il “protagonismo sociale” dei cittadini, la partecipazione attiva e responsabile alla vita delle comunità, alla gestione dei beni comuni".

Acquistate tutte le 3.640 uova. Soldi in più per visite mediche

A un mese esatto dal lancio della campagna “Meglio un uovo oggi...” che si proponeva l’obiettivo di raccogliere 364 euro per acquistare 3.640 uova per i bambini del Guatemala, le donazioni hanno superato la richiesta. «Ringraziamo tutti di cuore – dice Ruggero Rizzini, presidente di Ains , onlus che coopera con il Guatemala e che aveva lanciato l’appello – Il quantitativo di uova che avevamo proposto è il fabbisogno annuo della mensa del “Comedor Infantil-Casa 4 luglio” che ospita 18 bambine e 17 bambini della vicina baraccopoli di Santa Gertrudis. Siamo felici di comunicare che le donazioni sono andate ben oltre la quota richiesta. 568 euro è infatti il denaro versato sul nostro conto corrente postale da 14 donatori che hanno creduto nel progetto dandoci fiducia». «Tutto il denaro verrà inviato in Guatemala tra pochi giorni – aggiunge Rizzini – L’eccedenza (204 euro) verrà utilizzata per finanziare 102 visite mediche all’interno del progetto di salute che vede coinvolto un medico e un’infermiera tutti i sabati sempre presso il “Comedor Infantil-Casa 4 luglio”». Santa Gertrudis è una baraccopoli di 700 famiglie, dove regna l’indigenza totale, il Comedor vuole porsi come punto di riferimento per far fronte alla povertà. A turno, ogni giorno, una mamma dei 35 bambini alle 10 di mattina è chiamata a presentarsi al Comedor per i lavori di pulizia e di aiuto in cucina. Poi serve ai tavoli e, naturalmente, beneficia del pasto con un contributo di 5 quetzal (50 centesimi di euro) al mese: una cifra simbolica ma significativa in termini educativi affinchè si possa parlare di aiuto e non di mero assistenzialismo. (m.g.p.)

Nozze e compleanni etici, ora si può

Un matrimonio, una cresima, una festa di compleanno. Esiste un’alternativa etica e sostenibile alla realizzazione di un evento. La propone la prima fiera-mercato “Presi nella rete”, promossa da “Il Mercatino” di corso Garibaldi 22, gestito dalla coop sociale La Piracanta. Ha debuttato ieri in cupola Arnaboldi con bomboniere, confetti, partecipazioni, trucco con prodotti bio, servizi fotografici a impatto 0, abiti da sposa o da cerimonia, catering, fedi e gioielli etici. L’evento è stato sostenuto anche da Ains onlus, Csv, Terzo Tempo, in collaborazione con il Distretto Urbano del Commercio e il Comune di Pavia. (m.g.p.) La provincia pavese

20 marzo 2014

Pavia presa nella rete

"Presi nella rete" è un opuscolo curato da Altreconomia per far conoscere l’esperienza del negozio “Il Mercatino” della cooperativa sociale pavese La Piracanta. Tra le pagine trovate le piccole grandi storie di alcune realtà e cooperative sociali che collaborano con questa realtà, i cui prodotti si possono trovare nel negozio di Pavia. L'introduzione di Pietro Raitano, direttore di Ae "L'essenza della comunità non è la somma dei suoi membri, ma il rapporto che intercorre tra di loro”. Lo scrive Pietro Raitano, direttore di Altreconomia, introducendo “Presi nella rete”, un opuscolo curato per Ae da Chiara Spadaro che racconta la capacità di fare rete a Pavia, cioè l’esperienza del negozio “Il Mercatino”, gestito dalla cooperativa sociale pavese La Piracanta (www.coop-lapiracanta.com). È un testo in formato pdf, che chiunque potrà scaricare dal sito di Ae (al link www.altreconomia.it/presinellarete). “Siamo convinti che un progetto virtuoso vada condiviso, modellato sui territori -spiegano i responsabili del Mercatino-. Da qui l’idea di rendere il nostro visibile anche a chi non ci conosce direttamente, per diffondere l’idea di una cooperazione sociale che promuove la serietà nel lavoro e la qualità dei prodotti”. Dodici le storie che s’intrecciano: tutte portano al Mercatino, che è aperto in corso Garibaldi 22/a a Pavia.

Il mondo nelle Mani...a Pavia

Sabato 15 aprile sono stata ospite a Pavia della libreria Il Delfino. Un grazie ai viaggiatori presenti, ad Andrea Grisi, il responsabile, a Carlo Castagna che mi ha presentato e a Ruggero Rizzini, responsabile della A.I.N.S. ONLUS (Associazione Italiana Nursing Sociale) che opera nel volontariato da diciassette anni in Guatemala e, letto Il Mondo nelle Mani, ha pensato di invitarmi. Mi ha davvero fatto un grande piacere sapere che nelle pagine del libro ci sono argomenti di interesse non solo per i viaggiatori, ma anche per chi all’estero va e torna nei luoghi per dare il proprio contributo di solidarietà. Ed è stato bello trovare una libreria così attiva e affollata, con l’inaugurazione della mostra di foto di Stefano Zoia e a seguire la mia presentazione, in un piacevole accavallarsi degli eventi. E se avete 5′ guardate il simpaticissimo video (https://www.youtube.com/watch?v=nFxPqspBDnM) dell’inaugurazione della nuova sede della Libreria proprio sotto i portici in centro Pavia: una “marcia dei delfini in cui 400 persone si passano i libri di mano in mano… Anna Maspero www.annamaspero.com

"Meglio un uovo oggi..."

Buongiorno, l’uovo, insieme a mais e fagioli, è l’alimento base per molti guatemaltechi e anche per i trentacinque ospiti (18 bambine e 17 bambini) della mensa (Comedor Infantil-Casa 4 luglio) che due anni fa abbiamo inaugurato a Santa Gertrudis presso l’omonima baraccopoli dove vivono 200 famiglie. La nostra associazione lancia una campagna di raccolta fondi (l’obiettivo è di raccogliere, entro breve tempo, 364 euro) denominata “Meglio un uovo oggi...” per acquistare 3.640 uova (un uovo costa 10 centesimi di euro) naturalmente in Guatemala, che è il fabbisogno annuo della mensa in quanto ogni bambino mangia due uova alla settimana (naturalmente insieme a frutta, verdura, riso, mais, fagioli, carne rossa e di pollo). Sono già arrivate le prime donazioni per acquistarne 900 (una donazione da 50 e una da 40 euro). Ma cos’è il Comedor Infantil-Casa 4 luglio? Non è solo una mensa dove i bambini, usciti dalla scuola pubblica, vengono per pranzare e poi tornare a casa, ma un luogo che sta offrendo un’alternativa alla strada con laboratori di creatività manuale, cineforum e, importantissimo, un dopo scuola che sta dando grandi risultati in quanto l’anno scorso tutti i bambini sono stati promossi. Ma non solo: il “Comedor Infantil-Casa 4 luglio” sta dando lavoro a 3 donne (la cuoca, la segretaria e la maestra) e a breve ospiterà un corso di musica che impegnerà i bambini per tutto il 2014. Chi volesse sostenere economicamente il progetto “Meglio un uovo oggi…” può utilizzare il numero di conto corrente postale 46330429 intestato ad Ains onlus c/o CSV Pavia via Bernardo da Pavia 4 27100 Pavia (Causale: acquisto uova) oppure il codice IBAN del conto corrente postale di AINS onlus IT70 W076 0111 3000 0004 6330 429 Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX CIN: w ABI: 07601 CAB: 11300 N.CONTO: 000046330429 (Causale: acquisto uova)