Nel 2011 lo proporremo a tutti coloro che, motivati da fini di natura solidale, fossero intenzionati ad aderire ad un progetto così ambizioso nelle sue forme.
26 settembre 2010
Giornate di salute in Guatemala
Nel 2011 lo proporremo a tutti coloro che, motivati da fini di natura solidale, fossero intenzionati ad aderire ad un progetto così ambizioso nelle sue forme.
2 OTTOBRE 2010: NUOVA PARTENZA PER IL GUATEMALA

E' il solito 'stacco' di 15 giorni verso le latidutini tropicali dove tra Oceano Atlantico e Pacifico nella terra di congiunzione tra i due continenti americani la natura ha voluto che, nel corso dei millenni, si formasse il Guatemala.
Questa volta insieme a Ruggero Rizzini partiranno Filippo Ticozzi, Nicola Grignani e Veronica Heredia.
Filippo e Nicola li conosciamo da diverso tempo: sono collaboratori 'fissi' di AinsOnlus.
Filippo e Nicola si occupano principalmente di cinematografia e della redazione di documentari.
Ticozzi ha ideato e diretto negli ultimi anni alcuni lavori di un certo prestigio le cui recensioni le potete trovare sul nostro blog.

Raccontare ed esercizio della memoria sono strumenti sempre validi , e che vanno alimentati sempre con nuova linfa, perchè la fiaccola della testimonianza, quella vera e reale, non si spenga e non possa venire meno al proprio ruolo.
Ma, la nostra mèta è il Guatemala.
E le nostre mète hanno obiettivi precisi, non disincarnati.
Nicola e Filippo proveranno a raccontare cosa accade alla Casa d'Accoglienza 'Santa Maria de Jèsus', la struttura di Mazatenango dove sono ospitate circa 40 bambine vittime di ogni forma di sopruso, e sottratte dalle situazioni assurde delle loro provenienze.
In un pieno di giovanissimi volti ci si imbatte anche al Liceo San Josè, a El Rancho.
Filippo e Nicola fisseranno le immagini e Ains avra' a disposizione nei prossimi mesi un altro importante strumento di comunicazione sociale. Perchè i bimbi del Guatemala, i loro bisogni, le loro esigenze possano diventare paradigma su cui confrontare il nostro modello di vita, il nostro stile di vita. E chissà mai che una volta o l'altra, passato il messaggio giusto, non si possano modificare, almeno in parte, abitudini e costumi 'consumistici' che fanno a pugni, ogni giorno, con lo stato di necessità i cui vive piùdi un quarto del pianeta?
Documentare, raccontare, testimoniare, riflettere.
Nel corso del viaggio, ovviamente, saranno toccate anche altre tappe di nostra comune conoscenza come le diverse 'aldee' rurali seguite da Alvaro Aguilar nelle quali insistono alcuni progetti di sviluppo con finalità specifica (orti, coltivo di soia, apicoltura, itticoltura, ecc.ecc.). Questi villagi, situati sulle montagne, sono stati i più colpiti delle ondate di maltempo precipitate in Guatemala nel corso degli ultimi mesi, a cominciare dal devastante passaggio dell'uragano 'Agatha' del Giugno scorso.

'Quattro' perchè insieme a Ruggero, Filippo e Nicola spicca la bella presenza di Veronica, studentessa universitaria residente nel milanese ma con dei 'geni' particolarmente attinenti ai nostri luoghi di destino. Il padre di Veronica e' guatemalteco, di professione medico, e lei stessa ha avuto modo, negli anni, di sostare in Guatemala da alcuni suoi parenti. Siamo molto contenti della sua disponibilità di partire con il nostro gruppo e siamo certi che la sua presenza contribuirà ad allargare l'orizzonte delle nostre esperienze.
Buon viaggio....
Con 11.000,90 euro chiudiamo la raccolta fondi post uragano agatha
Grazie a tutte e a tutti.
Continuate a seguirci.
23 settembre 2010
LE IMMAGINI

vi invio alcune foto scattate nelle aldee di Tatutù e Tunuco.
nelle aree di Camotan e Jocotan la pioggia sta continuando a scendere con gravi danni alle case che sono state distrutte essendo costruite con canne di legno e fango.
A breve vi invierò altre informazioni sul numero di famiglie colpite.
A presto,
Alvaro

16 settembre 2010
lettera al giornale locale
13 settembre 2010
La clinica medico-infermieristica San Josè a El Rancho in Guatemala
12 settembre 2010
FOTOS ENTREGA DE VIVERES AFECTADOS POR AGATHA (Fotografie della consegna dei pacchi di cibo e vestiti alle 15 famiglie colpite dell’uragano Agatha)

ieri è terminato il viaggio di Luca Rossi in Guatemala.
In primo luogo perchè ci interessa sapere con notizie di prima mano cosa succede in Guatemala in realtà; sapere cosa accade, per testimonianza diretta, da chi va laggiù e vede, sperimenta coi proprii occhi la situazione di questo paese dell'America Centrale.

Inoltre diventa per noi un impegno morale tenere debitamente informati i nostri amici e sostenitori circa la destinazione dei fondi raccolti nelle campagne di solidarietà. Trasparenza e chiarezza sono il miglior biglietto da visita.
Come si puo' scorgere dalla immagini qui allegate le risorse economiche raccolte tra luglio e agosto scorso sono state impiegate per aiutare le famiglie dei 15 bambini iscritti al Liceo San Josè le cui famiglie hanno subito danni gravissimi dal passaggio dell'uragano 'Agatha'.
Alvaro Aguilar, nome ormai noto a tutti, ha provveduto con l'usuale correttezza a investire i fondi raccolti secondo i bisogni presentati dalle famiglie.
Nello specifico:

1500 euro sono stati utilizzati per l'accquisto di beni di prima necessità, soprattutto alimentari.
Una parte cosistente verrà investita per l'acquisto di mattoni, cemento e laterizi per consentire alle famiglie colpite di avviare la ricostruzione della loro casa.
La restante parte sarà impiegata per l'acquisto, tra Ottobre e Novembre, (cioè prima dell'inizio del nuovo anno scolastico che in Guatemala comincerà a Gennaio 2011) di materiale didattico e scolastico sempre a vantaggio dei bimbi di queste famiglie i quali - e questo era un punto irrinunciabile - devono essere messi nelle condizioni di continuare a frequentare il Liceo San Josè con la dovuta continuità curriculare.
Il gruppo di Ains, con cio', manifesta la propria soddisfazione per vedere realizzato un altro, gratificante, atto concreto di solidarietà.
L'attività prosegue....continuate a sostenerci....
11 settembre 1973
Ricordando il sanguinoso golpe militare in Cile - 11 settembre 1973
11 settembre 2010
Hola compañeros!: notizie dal Guatemala (Buenas Nuevas parte settima)
Luca: Ma, mica troppo…perché…oggi c’è il sole ma c’è stata una vera e propria tempesta che ha fatto due giorni interi con acqua, tantissima acqua…proprio a secchiate. Qui a Mazatenango non è piovuto tanto ma in altre parti del paese ha fatto danni con morti e strade interrotte.
Non mi aspettavo a livello climatico una situazione del genere.Veramente pesante.
Nadia: Stai mangiando o sei a dieta?
Luca: Si, sto mangiando anche se non ce la faccio a mangiare le uova e i fagioli alla mattina. Questa mattina…alle sei c’era l’avocado e altra verdura….non riesco…mi prendo il mio caffè e basta. Da Alvaro a El Rancho mangiavo di più….facevamo gli spaghetti….qui effettivamente a Mazatenango mangiamo poco…..chiaro che non è un mio problema, mi arrangio….sto qui ancora tre, quattro giorni poi vado via…per me non è un problema….le bambine mangiano tanti fagioli, uova e un po’ di patate e altra verdura….hanno dei polli regalati….la domenica vengono al centro i familiari di alcune bambine e portano del cibo …però durante la settimana è abbastanza dura
Nadia: Però Giulia e Ruggero mi dicono che Mazatenango è sempre accogliente, vero?
Luca: Si,si…adesso ci sono tantissime bambine piccole…ce ne sono tre di due anni e le altre hanno attorno ai quattro cinque anni
Nadia: Piccole!!!!
Nadia: Va bene, caro, ti passo Ruggero. Ciao Luca
Luca: Grazie Nadia, ciao Giulia
Ruggero: Pronto, ma li c’è ancora madre Antonietta?
Luca: si, ci sono tutte e due, madre Antonietta e la madre messicana che non ricordo come si chiama. La suora che prenderà il posto di madre Antonietta. Come dicevo a Nadia qui le bambine mangiano proprio poco: uova, verdura e fagioli…tutti i giorni…hanno dei polli regalati…però li tengono, li fanno durare…non mangiano carne tutti i giorni….solo una volta la settimana…
Ruggero: quante bambine ci sono in questo momento all’Hogar?
Luca: 37. Una è disabile…non è Filipita….un’altra. Non so se tu l’avevi vista. Poi ci sono tre bambine di due anni e poi ce ne sono tantissime intorno ai tre,quattro,cinque anni e poi le grandi.
Ruggero: quindi il problema grosso è il cibo….
Luca: non lo so ancora. Ora sta facendo il passaggio delle consegne facendo vedere la struttura come è organizzata e come si svolgono le attività, però penso che se non è metà mese di settembre sarà la fine, non oltre. Mi ha detto che via da Mazatenango andrà da sua mamma alla capitale.
Ruggero: va bene luca, sta per finire la scheda…grazie delle informazioni…ci sentiamo martedì o mercoledì. Ciao e saluta tuttiLuca: ciao ciao
Dal Guatemala a Pavia
“Popolo maya vittima di un genocidio, ora dobbiamo resistere allo scempio delle multinazionali”
Faceva l’infermiera e nel giro di tre anni ha perso il padre e il marito, ritrovandosi a 29 anni vedova con due figli. Rosalina non si è arresa e, insieme ad altre donne vedove, ha fondato il Conavigua (Coordinamento Nazionale delle Vedove del Guatemala).
Negli anni questa sua leaderschip l’ha portata a ricoprire numerose cariche importanti, fino a diventare una delle sei donne elette al Parlamento e soprattutto un membro dell’equipe di Rigoberta Menchù nella lotta contro l’impunità presentando continue denunce per il genocidio commesso nei confronti dei popoli indigeni guatemaltechi.
A marzo di quest’anno Rosalina è stata in Italia – proprio per presentare queste denunce – e anche a Pavia, ospite della nostra associazione, dove ha incontrato il Vescovo e le associazioni di volontariato al Centro Servizi Volontariato. Al suo fianco Francisco Velasco Marroquin, anche lui in prima linea nella Resistenza del popolo indigeno, presidente del Parlamento Ixil, che rappresenta appunto il popolo: senza poteri decisionali ma quantomeno oggi riconosciuto.
Anche Francisco ha avuto la sua famiglia distrutta dalla guerra, ha infatti perso dodici dei sedici componenti complessivi.
“Quello che vogliamo dire al mondo è di non lasciarsi ingannare – sostengono i due esponenti – gli accordi di Pace firmati il 29 dicembre 1996 sono rimasti sulla carta. Le promesse non sono state mantenute né dai governi precedenti né da quello attuale. Noi chiediamo giustizia e il risarcimento dei danni materiali e morali conseguenti a vent’anni di conflitto”.
Vent’anni di orribili crudeltà e torture perpetrate soprattutto a donne e bambini.
“I giovani vogliono un futuro di pace, ma chiedono anche giustizia – spiega Rosalina – i miei figli vogliono sapere perché papà un giorno è sparito e mai più tornato, di che cosa fu ritenuto colpevole e perché nessuno ha mai processato gli autori dei delitti”.
Ed ora Rosalina e Francisco devono continuare nella loro resistenza contro qualcosa di estremamente insidioso e ambiguo: lo sfruttamento del territorio da parte delle multinazionali di tutto il mondo.
“Abbiamo la sopravvivenza da garantire ai nostri figli – sottolineano – sia ambientale che lavorativa. Non abbiamo ceduto prima e non cederemo certo adesso”.
9 settembre 2010
Queridos amigos…email dal Guatemala di Alvaro Aguilar Aldana

Le notizie diffuse dai giornali del mio paese raccontano che solo la pioggia dello scorso fine settimana ha danneggiato 15 mila 468 ettari di coltivazioni in 15 dipartimenti. Coltivazioni soprattutto di mais e fagioli con una perdita quantificabile dal Ministero dell’Agricoltura attorno ai 55 milioni quetzales (6,88 millones de dólares). Tantissimi soldi persi che buttano in una situazione di povertà tantissime famiglie già povere infatti sempre i giornali parlano che 30.134 famiglie impegnate in tali colture sono state colpite.
Hola compañeros!: notizie dal Guatemala (Buenas Nuevas parte sesta)

Luca: pronto?
Ruggero: pronto, ciao
Luca. Pronto?
Ruggero: pronto, mi senti?
Luca: ciao Ruggero
Ruggero: ciao, come va?
Luca: si, io ti sento bene….
Ruggero: come va?
Luca: si, si bene. Adesso siamo in capitale e stiamo cercando di recuperare una suora…tutto bene…non ci sono problemi. Tra poco arriviamo a Mazatenango.
Ruggero: bene
Luca: sono con don Arturo, l’autista di fiducia e…tutto bene, tutto a posto. Siamo partiti presto questa mattina perché c’è sempre traffico
Ruggero: senti, allora raccontami come è andata a El Rancho
Luca: pronto?
Ruggero: pronto, mi senti?
Luca: si, ti sento
Giulia: ciao Luca
Luca: chi è? Giulia? Ciao
Giulia: ciao Luca
Ruggero: dai, raccontami de El Rancho…ho letto la mail che hai mandato questa notte…che ho messo sul blog di ains

Luca: la situazione non è delle migliori perché anche oggi sta piovendo parecchio e la terra non assorbe più niente non essendoci fognature e quindi sta facendo disastri sulle strade. La strada per Camotan, quella che poi porta a Colmenas, l’aldea dove abbiamo fatto l’ultima giornata di salute è distrutta. Molto probabilmente verrà aperto un passaggio a senso unico per poter raggiungere la comunità….per ora è chiusa. La situazione è tutt’altro che rosea. La gente ha paura a El Rancho e nelle aldee che abbiamo visitato…ha paura appena scende un poco di pioggia e cosa strana per El Rancho piove molto, soprattutto di sera. Il rio Motagua che passa da El Rancho corre veramente veloce. Continua a piovere e c’è il rischio che El Rancho si ritrovi separato dal resto del mondo. L’unico ponte rimasto in piedi è in cemento…dovrebbe resistere se la corrente non è troppo forte però il ricordo del rio Motagua in piena fa ancora paura.
Ruggero: li a El Rancho come è la situazione? Hanno iniziato a ricostruire?
Luca: si, hanno cominciato ricostruendo le case in legno, le case distrutte. La gente che viveva vicino al rio Motagua si è spostata e ha ricostruito le proprie case in legno…se prima alcune erano in blocchi di cemento ora sono in legno. La situazione è peggiorata…se prima avevano qualche cosa adesso non hanno più niente quindi la situazione non è bella, tutt’altro. Si sta cercando di capire come sarà questo mese…la situazione piogge….qui scende molta acqua e tra ottobre e novembre dovrebbe smettere di piovere…per poter capire cosa fare occorrerebbe che smettesse di piovere. La gente è spaventata, ha paura e la notte non dorme. Oltretutto piove sempre alla sera. A El Rancho piove alla sera….comincia a piovere in genere dalle cinque e mezza sei….magari non tutti i giorni però due tre giorni alla settimana piove.

Ruggero: i bambini a scuola come li hai trovati?
Luca: i bambini a scuola li ho trovati bene…non tutti vanno, soprattutto quelli le cui famiglie hanno avuto tutto distrutto dall’inondazione. Le suore stanno avendo dei problemi con alcuni bambini che o non vanno a scuola o magari vanno due giorni si e tre no perché stanno a casa ad aiutare. Quelli le cui famiglie non sono state danneggiate dalla tormenta vanno regolarmente.
Ruggero: scusami Luca, raccontami brevemente la situazione che hai trovato nelle aldee durante le giornate di salute.
Ruggero. Mi dicevi che tantissimi bambini camminano a piedi scalzi…
Luca: si, a piedi nudi…il terreno è sporco, pieno di pozzanghere…sporche perché ci camminano dentro anche gli animali….questo porta infezioni perché camminando a piedi nudi c’è il rischio di lesioni e di infezioni. Camminando a piedi nudi si tagliano e poi vanno nelle cascatelle che si trovano tra le montagne e c’è il rischio di infezioni. Hanno distribuito medicinali assolutamente generici…vitamine e antibiotici generici per le problematiche generali perché non avendo la possibilità di fare esami del sangue la scelta è fatta scegliendo farmaci generici. I prezzi dei farmaci sono alti e dove vengono comperati il costo è molto elevato per cui le giornate di salute costano molto…..Alvaro mi ha parlato di cifre attorno ai 500 euro a giornata. Comunque ti manderà una mail con tutto il dettaglio….

Ruggero: quanti giorni ti fermi a Mazatenango dalle bambine?
Luca: a Mazatenango mi fermo sicuramente fino a mercoledì. Domenica 5 settembre chiamo Chiara, la cooperante che vive a città del Guatemala e se Chiara giovedì è libera tutto il giorno, parto mercoledì mattina da Mazatenango e sto alla capitale da mercoledì pomeriggio in maniera tale da rimanere con lei tutto il giovedì. Se invece Chiara non è in capitale parto da Mazatenango giovedì mattina.
Ruggero: torni sabato o domenica in Italia?
Luca: rientro sabato perché ho l’aereo venerdi alle cinque del pomeriggio e sono in Italia sabato alle sei del pomeriggio a Malpensa.
Ruggero: Luca, ti salutiamo perché sta scadendo la scheda telefonica. Ti saluta Giulia ed Emanuele. Ciao Luca.
Luca: Ciao,ciao a tutti
6 settembre 2010
Volontariato in festa, c’è il programma

Guatemala: almeno 42 i morti a causa di maltempo e frane

5 settembre 2010
Centroamerica, frane e piogge torrenziali: 37 morti, 3000 evacuati
Le piogge non si fermano in centroamerica. Il numero di sfollati per le pioggie di agosto ha già superato le 30.000 persone.
Almeno cinque persone sono morte in Honduras durante il fine settimana per una frana a Tegucigalpa. Le autorità del Guatemala hanno comunicato la morte di due minori a casusa di uno smottamento nel dipartimento di Alta Verapez. Secondo l'agenzia spagnola Efe le vittime del maltempo nel mese di agosto sono 37,di cui 23 solo in Nicaragua. Domenica il ponte Motagua che collega Guatemala e Honduras ha ceduto per colpa delle inondazioni, tagliando un'importante via di collegamento e lasciando senza comunicazioni 28 villaggi. Un secondo ponte nel dipartimento guatemalteco di Quichè non ha retto alla violenza dell'acqua.
Le autorità della Protezione Civile del Nicaragua stanno predisponendo l'evacuazione di almeno 3000 persone.Sono più di 30.000 gli sfollati dalle piogge torrenziali. Gli esperti spiegano che le precipitazioni non tenderanno a diminuire per colpa del fenomeno atmosferico conosciuto come la Niña, un raffreddamento delle correnti dell'Oceano Pacifico centro-orientale che ha reso più frequenti fenomeni naturali come questi. L'intera regione è stata investita anche dalle tormente tropicali 'Agatha' e 'Frank' all'inizio dell'estate. La tempesta tropicale Agatha ha causato più di 180 vittime e 65.000 sfollati. Uno dei fattori che contribuisce a perdite ingenti di vite umane è l'antropizzazione di zone ad alta vulnerabilità ambientale, oltre alla deforestazione.
Il rapporto della Banca Mondiale sulla riduzione del rischio dei disastri naturali, spiega come sia la popolazione con minori risorse quella a essere più colpita da eventi climatici estremi, anche a causa della precarietà delle condizioni abitative.
Spesso inoltre, i governi locali non sono in grado di garantire condizioni minime di sicurezza o di agire concretamente sulla prevenzione.
(notizia tratta dal sito internet Peacereporter: http://it.peacereporter.net/articolo/23839/Centroamerica%2C+frane+e+piogge+torrenziali%3A+37+morti%2C+3000+evacuati)
Ains, inviati i fondi in Guatemala
3 settembre 2010
Hola compañeros!: notizie dal Guatemala (Buenas Nuevas parte quinta)
Hola compañeros!: notizie dal Guatemala (Buenas nuevas parte quarta)
Hola compañeros!: notizie dal Guatemala (Buenas nuevas parte terza)
La mattina siamo andati per una normale attività di controllo in una comunità a circa un paio d'ore da El Rancho ma al ritorno ci siamo imbattuti in una brutta sorpresa.
Già dalla cima della montagna vedevamo nubi basse e decisamente scure cariche di pioggia ma mai e poi mai avrei pensato ad una cosa simile.
Giunti in pianura l'autista ha frettolosamente coperto il cassone del pick up dove ci trovavamo con un apposito telo, giusto in tempo per evitare di essere completamente travolti dalla pioggia.
Una situazione spaventosa, l'acqua cadeva a secchiate ed ha proseguito cosi per circa due ore impedendoci di rientrare in ufficio e costringendoci a sostare nella casa di un conoscente di Alvaro.
Le strade erano un fiume in piena, c'era una spanna d'acqua e i tuc tuc non riuscivano a superare i dossi rallentatori perchè scivolavano pericolosamente.
Gli stessi abitanti hanno sottolineato come nemmeno la notte della tormenta Agatha ci fosse una pioggia cosi forte.
Ho saputo però che in altri luoghi del Guatemala ci sono stati enormi danni e sono decedute diverse persone.
Ho cercato di comprendere quali similitudini ci potessero essere con l'uragano, ma apparentemente i fenomeni sono differenti perchè con Agatha la pioggia era meno forte ma durò diversi giorni senza dare tregua.
Ascoltando poi i racconti delle famiglie che hanno perso tutto si può comunque comprendere e leggere nei loro occhi la paura e il terrore per ciò che hanno vissuto.
Un grosso spavento anche per me.
Hasta pronto compañeros!!!
Il turismo della povertà fa male alla mia Africa
pubblicato su la Repubblica di giovedì 12 agosto 2010
Nel mondo in via di sviluppo le popolazioni delle grandi città aumentano costantemente a ritmo vorticoso. I luoghi che vanno alla grande sono Rio de Janeiro, Mumbai – grazie al fim Slumdog Millionaire, film del 2008 che ha dato il via a migliaia di visite guidate – e Kibera, il ghetto di Nairobi nel quale sono nato, forse il più grande di tutta l’Africa.
Il turismo nei bassifondi ha i suoi sostenitori, secondo i quali esso promuove la consapevolezza sociale, portandovi soldi che contribuiscono all’economia locale.
Secondo me non ne vale la pena: il turismo nei bassifondi trasforma la povertà in intrattenimento, in qualcosa che si può sperimentare provvisoriamente per poi fuggire. La gente crede di aver “visto” davvero qualcosa, ma poi ritorna alla propria vita, lasciando me, la mia famiglia e la mia comunità esattamente dove e come eravamo.
Avevo sedici anni quando ho visto per la prima volta uno “slum tour”; mi trovavo all’esterno della mia casa di 9,5 metri quadri a lavare i piatti, e fissavo ogni singolo utensile con vivo desiderio, perché erano due giorni che non toccavo cibo. All’improvviso una signora bianca mi ha scattato una fotografia. Mi sono sentito come una tigre in gabbia. Prima che potessi dire qualcosa, se ne era già andata.
A diciotto anni ho fondato un’organizzazione che fornisce ai residenti di Kibera servizi scolastici, sanitari ed economici. Una regista greca di documentari mi ha voluto intervistare sul mio lavoro. Mentre passeggiavamo per le strade dello slum, siamo passati accanto a un vecchio che stava defecando in pubblico. La donna ha estratto la videocamera e ha detto al suo operatore: “ Oh, guarda quello “. Per una frazione di secondo ho visto la mia casa con i suoi occhi: feci, topi, denutrizione, baracche così vicine le une alle altre che pareva impossibile respirare. Mi sono reso conto che non desideravo che lei vedesse niente del genere. Non volevo darle l’occasione di giudicare la mia comunità dalla sua povertà, condizione che pochi turisti – a prescindere dalle loro buone intenzioni – sono in grado di capire davvero.
Altri abitanti di Kibera la pensano diversamente.
Un mio ex compagno di studi ha avviato un’attività turistica.
Una volta l’ho visto accompagnare un gruppetto di turisti nella casa di una giovane donna che stava partorendo. Se ne stavano sulla soglia, e la osservavano mentre lei urlava. Dopo poco il gruppo è ripartito, con le macchine fotografiche piene di immagini di una donna sofferente. Che cosa possono aver appreso da una simile esperienza? E quella donna, avrà guadagnato qualcosa dalla loro visita?
Molti stranieri visitano gli slum nel tentativo di capire che cosa sia la povertà, e ripartono con quella che credono essere un’idea
Purtroppo è altrettanto plausibile che un giro turistico nei bassifondi non porti proprio a nulla. Dopo tutto, osservare le condizioni di vita di coloro che vivono a Kibera è scioccante, e immagino che molti visitatori pensino che possa già essere sufficiente rendere testimonianza di una simile miseria. I visitatori, del resto, non interagiscono veramente con noi. A parte qualche occasionale commento, non vi è alcun dialogo, non c’è conversazione. Il turismo nei bassifondi è una strada a senso unico: loro scattano fotografie, noi perdiamo un pezzo della nostra dignità.
Hola compañeros!: notizie dal Guatemala (Buenas nuevas parte seconda)
Ma sono decisamente costose.
Effettuando brevi considerazioni personali mi pare superfluo evienziare come questo sia un progetto molto grande sia per l'impegno economico sia per l'impegno materiale del personale. Economicamente le necessitá vanno ben oltre i 30,000 euro che si dicevano, mi ha parlato di circa 1,5 milioni di quetzales (circa 150 mila euro) ai quali ovviamente vanno poi aggiunti i costi del personale e del mezzo per spostarsi.
Ma la famiglia è davvero così “cattiva” come la descrivono?
Quante volte, in questi ultimi tempi, abbiamo letto e sentito in tivù prospetti riassuntivi riguardo le tragedie familiari.
“Uccide più la famiglia che mafia, camorra e 'ndrangheta messe insieme” è stato ripetuto a tambur battente.
Probabilmente i dati raccontano questo.
Ma alla fine – sarà anche un pensiero romantico – è bello pensare alla famiglia come a una istituzione sinonimo di amore, di affetto, di unità e certamente agli antipodi rispetto ad altri tipi di “famiglie” molto meno nobili.
Quel che è sicuramente vero è che oggi la mancanza di relazione sta portando danno grave a tutte le categorie di persone: figli parcheggiati, giovani in crisi esistenziale, adulti stressati e perennemente di corsa, anziani soli e abbandonati. In questo contesto societario a farne le spese è la famiglia, che spesso assomma tutte le suddette componenti, e che viene poco sostenuta.
E quando alle difficoltà quotidiane si vengono ad aggiungere altre problematicità allora il quadretto familiare scoppia perché di spazio per reggere agli urti della vita non se ne trova più.
Che fare allora? Occorre innanzitutto una maggiore attenzione da parte di tutti, a cominciare da noi, al vicino, alle sue difficoltà, alle sue solitudini. Quasi sempre quando, dopo una tragedia consumata in famiglia, ascoltiamo le interviste ai vicini di casa si sente dire “Sembravano una coppia felice”, oppure “Era una famiglia normale”. Salvo poi scoprire che dietro quella normalità apparente e superficiale si celavano tante richieste di aiuto silenziose e mai ascoltate. Quali sentimenti possono albergare nel cuore di una madre con due figli artistici se non la paura terribile del loro futuro in questa società dell’immagine e la solitudine nell’affrontare senza sostegni autentici la fatica di cercare di vivere una vita normale? Oppure che colpa si può dare a una madre di quattro figli che uccide l’ultima perché ha sentito delle voci che la invitavano a farlo quando da anni è in cura al Servizio di Igiene Mentale?Due esempi di violenza criminale sicuramente non comparabili tra di loro, ma che hanno un filo conduttore identico: la solitudine in cui versano le famiglie. E se quelle normali, a fatica, riescono a stringersi nell’amore reciproco e superare gli ostacoli, quelle problematiche non ce la possono fare da sole. E allora andiamo avanti a contare le vittime: gli angeli innocenti e gli autori dei crimini, spesso vittime a loro volta del silenzio colpevole della società.