17 marzo 2020

APPELLO URGENTE

Per le persone più fragili
I senza tetto, le persone che stanno in dormitorio, non sono immuni, e continuano ad avere bisogno. Così Ains lancia una sfida: "In questo momento - spiega Ruggero Rizzini - giustamente, tutte le attenzioni e gli aiuti si stanno concentrando sugli ospedali della nostra provincia, sugli operatori sanitari, tutti, impegnati ad assistere chi sta male e ha bisogno di cure. Arrivano tanti aiuti e tante raccolte fondi sono partite. Noi di AINS onlus siamo rimasti in attesa perché non aveva senso, le prime settimane, fare cose che non si sapeva se potevano veramente servire. Ora è arrivato il momento anche per noi di esserci e fare la nostra parte. Abbiamo parlato con Elena Raschini, coordinatrice del Centro IN&OUT
dove siamo volontari da più di due anni, che ci ha detto che le ore di attività sono ridotte, non è garantito il pranzo e gli ospiti sono abbastanza spaventati per quello che sta succedendo. Alla domanda “di cosa c’è bisogno?” ci ha risposto che serve cibo, alimenti da consegnare a loro che sono comunque persone fragili spesso senza una casa o se ce l’hanno sono soli e non autonomi, con difficoltà a gestirsi il quotidiano. Altri sono ospitati nei dormitori pubblici di Pavia e non potendo uscire hanno difficoltà a reperire ciò che gli serve. Queste righe per lanciare un appello di solidarietà per alcuni dei cosidetti altri, che in questo periodo rischiano veramente di diventare ancora più fragili di quello che sono. La nostra proposta è quella di garantire loro una busta della spesa contenente pasta e riso (almeno un chilogrammo), pane in cassetta, latte a lunga conservazione, scatolame vario (piselli, fagioli, tonno), pelati, qualche frutto. Sono utili anche saponette per lavarsi".
Come aiutare
Si può comprare senza esagerare, questi prodotti e poi chiamare Ruggero al 339 2546932 per il ritiro
Fare una donazione all’IBAN IT70 W076 0111 3000 0004 6330 429 di AINS onlus (causale: busta della spesa). Compreranno loro quello che serve in accordo con chi fa la donazione consegnando lo scontrino a dimostrazione dell’avvenuto acquisto

La genuinità della solidarietà la si vede quando è reciproca


Riflessione

Non siamo in ginocchio anche se il Coronavirus ha colpito anche la nostra associazione impegnata da 20 anni in Guatemala e a Pavia. Non siamo in ginocchio perché fortunatamente abbiamo un fondo cassa che ci permette di continuare a finanziare i microprogetti che stiamo realizzando e se non basteranno metteremo mano nelle nostre tasche come spesso ci capita di fare. Il problema è “fino a quando” perché noi di AINS onlus, come tutte le associazioni, ci finanziamo organizzando eventi di raccolta fondi che vengono destinati per i vari progetti e ad oggi siamo fermi da tre settimane, da quando è scoppiata la pandemia. Diversi eventi son saltati e le donazioni sono ferme. Siamo consapevoli che tutta l’economia italiana è ferma e probabilmente lo sarà ancora per un po’ di tempo, che ci sono lavoratori che rischiano
il posto e lo stipendio per cui può sembrare di poca importanza parlare di associazioni e associazionismo, dei loro progetti, di come riescono a finanziarli. Però è vero che il volontariato è parte della società civile, ha un ruolo fondamentale nelle comunità, è supporto nel soddisfacimento dei bisogni umani collaborando o sostituendosi spesso allo Stato, alle Regioni e hai Comuni per cui per questi e tanti altri motivi pensiamo sia importante fare una riflessione, ora che siamo ancora in tempo, su ciò che stiamo vivendo, dove il coronavirus potrebbe portarci, quanto sia utile preservare e far diventare ancora di più il volontariato e l’associazionismo BENE COMUNE, PATRIMONIO DI TUTTI NOI e quanto sia utile investire nella cultura della solidarietà preservandola  per continuare a rimanere solidali perchè nessuno si salva da solo.

Giulia Dezza, Elisa Moretti, Renza Sacchi Baroni, Andrea Bellingeri, Ruggero Rizzini - Volontari Ains onlus

QUELLE VOCI DALLA PRIMA LINEA

QUELLE VOCI DALLA PRIMA LINEA

GIORGIO BOATTI
La Provincia Pavese, domenica 15 marzo 2020

É un tempo, quello che stiamo vivendo, fuori dal tempo ordinario. Dunque si possono - si devono - scrivere parole, ed esplicitare pensieri, che ordinari non sono. Perché, di solito, non si dicono. Rimossi da ogni discorso pubblico. Spariti. Parole e pensieri sul morire, per esempio. E del morire di questi tempi. Chi ha molto vissuto sa che, in definitiva, si muore sempre da soli. Ma la solitudine di chi se ne va, in questi giorni, è ancora più sola. Lo sa bene chi lavora nei reparti più esposti dei nostri ospedali. All'immensa fatica quotidiana deve aggiungere anche lo strazio di avere sotto gli occhi quello che viene risparmiato a chi sta fuori dalle "prime linee". Dai reparti ospedalieri, da tante Rsa. Queste le parole con cui uno dei nostri infermieri, amico veritiero, ne parla: "É arrivato il momento di raccontare di chi è in un letto, di chi ha 75-80 anni ma anche meno, e scoppia a piangere perché ha paura di morire. Di chi non ne può più di ossigeno. Di maschere. Di Cpap (acronimo di Continuous Positive Airway Pressure, ovvero la ventilazione meccanica a pressione positiva continua). Non ne può più di non respirare. Di non riuscire a farlo da solo. Non ne può più di camere con le porte sempre chiuse. Di nessun parente che può venire a far visita. Di infermieri e medici che entrano in camera ma sono talmente bardati che gli vedi solo gli occhi. Contatti protetti da doppi guanti. Letti rifatti velocemente. Poche parole scambiate. Ricerca di contatto. Tendendo la mano...".Sono diverse, e non solo in rete, le testimonianze - di medici, infermieri, personale ospedaliero, pazienti, parenti - che piovono su questi giorni. Dovrebbero servirci ad una riflessione profonda. Non solo per fare entrare parole e pensieri rimossi nel nostro riflettere: sul senso del tutto, compreso i definitivi commiati. Dovrebbero, anche, indurci a costruttivi propositi di cambiamento. Su di noi e sul mondo di cui siamo parte. Affinché, se sotto i colpi di questa prova, qualcosa dovrà cambiare, cambi in meglio. Ce lo impone proprio quanto stiamo vivendo. Gli atti di generosità, di civiltà, di capacità di vicinanza vera, gli uni verso gli altri, pur nel rispetto dei sacrosanti provvedimenti di "social distancing". Le cronache ne fanno emergere tanti, di questi gesti.
Il fund raising lanciato a favore dei nostri ospedali. Le donazioni dei nostri ristoratori verso chi è più impegnato sul fronte sanitario ed assistenziale. L'impegno largo e magnifico di tanti nostri concittadini - dai "primi cittadini" di ogni Comune, presenti 24 ore al giorno per adempiere ai loro compiti, ai cittadini "normali" operanti nel volontariato. Senza scordare tutti gli altri che, almeno sui nostri territori, stanno dando prova esemplare non solo di ciò che è dovuto. Ma, anche, di ciò che è voluto. In concreti gesti di solidarietà verso chi è più fragile. Stiamo vivendo tutti un'esperienza tragica e dunque indimenticabile. Quando avremo superato questa terribile stagione uno dei primi compiti sarà fissarne la memoria. A cominciare da quello che si sta facendo nell'occhio del ciclone: i nostri ospedali. Bisognerà dar voce e raccogliere tanti momenti, esperienze, insegnamenti. Farli confluire in una polifonia di voci. Dovranno comporre la ricostruzione corale di uno dei capitoli più difficili, e memorabili, mai capitati dentro la vita plurisecolare del Policlinico San Matteo di Pavia. E degli altri nostri ospedali. Non si dovrà lasciare che il tempo disperda quanto vi sta accadendo. Sarà il modo più efficace per dare durevolezza a quel legame intenso, riconoscente, rigeneratore di vincoli comunitari fondativi, che, più che mai, ora sentiamo. Verso tutti coloro che - con infinita cura, e rischio e sacrificio personale - stanno assistendo i nostri malati. E ci stanno rincuorando. Sconfiggendo le nostre paure.

7 marzo 2020

Solidarietà: raccolta di biancheria intima

Solidarietà: raccolta di biancheria intima

Buongiorno a tutte e tutti, fronteggiare il Coronavirus è anche garantire un cambio di biancheria pulita a chi è ricoverato e non ha nulla perchè i parenti non possono portarli regolarmente in ospedale o hanno difficoltà a portarsi a casa la biancheria sporca e così via. La nostra associazione da tre-quattro anni raccoglie biancheria da distribuire a chi, ricoverato in ospedale, non ha neanche una maglietta o un pigiama di ricambio attraverso il progetto "Armadio dei Pigiami". Siamo AINS onlus, siamo Infermieri ma non solo, facciamo solidarietà e volontariato dal 2000 e ve lo diciamo perchè non vogliamo ritagliarci nessuno spazio in questo momento di fragilità sociale che colpisce tutti. Essendo chi vi scrive Infermiere in Malattie Infettive, quindi nel pieno del problema, vi chiedo di essere ancora più solidali di quello che siete ed aiutarci nella raccolta di indumenti da regalare a chi è ricoverato.
Servono: maglietti bianche o colorate taglia grande (non serve comprarle ma si possono regalare anche quelle che avete in casa basta che siano pulite e in buono stato), mutande o boxer maschili e femminili, calze bianche o colorate, pigiami di misura grande. L'unica cosa considerate che spesso sono persone anziane che hano bisogno di questo materiale. Basta, serve solo questo. Grazie per quello che riuscirete a fare.
Per AINS onlus Ruggero Rizzini - Infermiere - cell. 3392546932 email: ains.onlus@libero.it