30 maggio 2011

Si è concluso Bambinfestival 2011

Bambinfestival è giunto al termine, lo salutiamo con un po’ di nostalgia, con un sacco di ricordi e con la speranza di desiderare tutti che Pavia possa diventare una città amica dei bambini, con la gioia di aver visto migliaia di bimbi e di adulti divertirsi e stare insieme, anche solo per il gusto di farlo. Non possiamo non decretare il successo di Bambinfestival, con le oltre 10.000 presenze, tra bambini ed adulti, alle più di 80 iniziative, che negli ultimi 10 giorni hanno animato la città di Pavia. Non possiamo non ringraziare le 67 associazioni ed enti del territorio, che con i loro oltre 200 operatori e volontari hanno reso possibile un così grande evento. Non possiamo non ringraziare i nostri giovani volontari, che con noi hanno giocato, lavorato, partecipato, con la gioia e la voglia di far parte di questa bella manifestazione. Non possiamo non ringraziare il Touring Junior che ci ha permesso di regalare tanti libri ai bambini che hanno partecipato, per conoscere la natura, il mondo, l’arte…
Cos’è stato Bambinfestival 2011?
31 laboratori
… interculturali, teatrali, manuali, creativi, artistici, ambientali… abbiamo giocato insieme con i paesi lontani, con la comunicazione, ma “di pace”, con i cattivi delle fiabe che non fanno poi così paura… con l’argilla, la pittura, la stoffa e i colori, abbiamo imparato a conoscere le opere d’arte presenti nella nostra città e ne abbiamo create di nostre, con i materiali più strani! Ci siamo mossi come gli animali e abbiamo imparato a conoscerli! Ma soprattutto abbiamo imparato a FARE, a costruirci le cose, il gatto matto, gli origami, gli abiti, le collane e i braccialetti; abbiamo imparato che con le cose che normalmente buttiamo si possono fare un sacco di oggetti belli e utili! Soprattutto abbiamo imparato che il mondo è nostro e che siamo noi che ce ne dobbiamo prendere cura…

11 Giochi, attività e feste in strada, piazze e parchi… per conoscere il teatro e giocare per strada, con giochi semplici e ormai “antichi”, i barattoli, i birilli, campana, il tiro alla fune, l’elastico, abbiamo camminato e girato per la città alla scoperta delle sue bellezze, siamo stati in tutti quei posti che noti solo se qualcuno ti ci porta … siamo stati pompieri, clown e dottori … abbiamo anche festeggiato la riapertura di un parco, e questa sì che è una bella notizia, perché mai un parco dovrebbe restare chiuso? Ne abbiamo anche adottato uno, adesso è nostro e le regole le decidiamo noi bimbi: non si disegna sullo scivolo, non si buttano cartacce per terra, non si rompono i giochi … e tante altre, che non avremmo dovuto scrivere se le persone trattassero i parchi come la loro casa…

10 spettacoli teatrali … per “imparare” l’amore per la lettura, conoscere l’acqua, la paura, vedere la scuola come la vedono i bambini, sentire la musica, la fantasia e l’amicizia, giocare con la magia, conoscere paesi lontani … abbiamo conosciuto il bosco grazie ai nostri giovani amici
10 Letture animate e drammatizzate … quanto abbiamo letto e quanto abbiamo ascoltato qualcun altro leggere, tante storie, poesie, racconti, fiabe e filastrocche, di paura, divertenti, colorate…

8 momenti di incontro/confronto tra adulti … si è parlato di tematiche importanti, dalle città educative al ruolo dei genitori all’interno della scuola, dall’importanza delle fiabe al tema della violenza, che spesso coinvolge anche i bambini…uno sguardo è arrivato anche ai bambini del resto del mondo, abbiamo visto i loro volti e ascoltato le loro parole, grazie a tutte quelle associazioni che si occupano di cooperazione internazionale … abbiamo anche fatto delle proposte, speriamo che qualcuno le ascolti…
4 Incontri e attività per neo-genitori, si è parlato di allattamento, pannolini lavabili, fasce … abbiamo sfatato qualche mito e risposto a tante domande e tanti dubbi…
3 Percorsi tra natura e sport … siamo stati a cavallo, abbiamo corso, saltato, fatto le capriole…
3 Attività per i bimbi ricoverati in ospedale … storie e musica per una nanna un po’ più serena…
2 film … due storie per viaggiare con la fantasia nel lontano Giappone, in un mondo fantastico dove nulla ci stupisce e tutto ci emoziona …


1 solo evento…Bambinfestival!!!

Centro Servizi Volontariato della provincia di Pavia,
A Ruota Libera,
AINS, La Piracanta, ABIO
tanti momenti di relazione tra genitori e figli …

Perfect Day

Just a perfect day,

Drink Sangria in the park,

And then later,

when it gets dark,

We go home.

Just a perfect day,

Feed animals in the zoo

Then later, a movie, too,

And then home.

Oh it's such a perfect day,

I'm glad I spent it with you.

Oh such a perfect day,

You just keep me hanging on,

You just keep me hanging on.

Just a perfect day,

Problems all left alone,

Weekenders on our own.

It's such fun.Just a perfect day,

You made me forget myself.

I thought I was someone else,

Someone good.

Oh it's such a perfect day,

I'm glad I spent it with you.

Oh such a perfect day,

You just keep me hanging on,

You just keep me hanging on.

You're going to reap just what you sow,

You're going to reap just what you sow,

You're going to reap just what you sow,

You're going to reap just what you sow...


Raccoglierai ciò che hai seminato


Lou Reed

25 maggio 2011

Una società di volontari

Intervista a don Ciotti a cura di Chiara Cecotti

Don Ciotti, quali sono le sfide più importanti
che oggi interessano un volontariato che ha
l’ambizione di unire denuncia e proposta?
Provocatoriamente, direi che la scommessa vera è andare “oltre” il volontariato, “oltre” la sola solidarietà. La nostra attenzione ai poveri, agli ultimi, agli emarginati non verrà mai meno, non verranno mai meno quella vicinanza, quei progetti, quei percorsi che per tante persone sono l’unica forma di inclusione nella
società. Ma il volontariato non può restare l’impegno di pochi: l’obiettivo dev’essere costruire una società in cui tutti sono volontari, tutti si sentono ugualmente corresponsabili verso gli altri e verso il bene comune. Un volontariato che non avverta fortemente questa esigenza rischia di rimanere schiacciato sul presente, di mancare l’incontro col cambiamento. Rischia di accettare la logica pericolosa della “delega” da parte di quella politica che, incapace di rispondere ai bisogni e alle speranze delle persone, guarda al mondo del “sociale” come a un comodo paravento dietro il quale nascondere fragilità, ingiustizie, disuguaglianze.
C’è un dovere della denuncia, da parte nostra, di quelle disuguaglianze e ingiustizie, dei vuoti di diritti, delle disattenzioni e dei ritardi della politica. Ma c’è anche una responsabilità della proposta: che vuol dire spendersi nell’affrontare i problemi e contemporaneamente nella prevenzione, contribuire a rimuovere le cause economiche, sociali e culturali dei problemi stessi. Dobbiamo essere un pungolo allora, uno stimolo costante per chi ha il compito di amministrarci e governarci, e affermare ad esempio con chiarezza che non è possibile tagliare continuamente i fondi per le politiche sociali, “risparmiare” sui servizi alle fasce deboli,e ammettere che nel nostro Paese la corruzione sottragga ogni anno 60 miliardi dalle casse pubbliche.Saldare la denuncia alla proposta: da qui comincia un futuro di sempre meno solidarietà e più diritti, più giustizia sociale.
Negli anni ‘70, quando è iniziata la storia di
Mani Tese il volontariato era una scelta radicale,
che spesso riguardava tutti gli aspetti della vita
di una persona, esisteva per realizzare le utopie;
c’è ancora spazio oggi nella nostra società
per scelte radicali in grado di generare grandi
cambiamenti?
Quella del volontariato resta una personale e libera scelta. Ma radicali non devono essere tanto le scelte, quanto le speranze da cui le nostre scelte nascono, e la coerenza e determinazione nell’impegnarci per realizzarle. Radicale dev’essere l’adesione ai principi della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani, così come all’etica del nostro lavoro. Un’etica fondata sulla prossimità, sull’incontro faccia a faccia con i nomi, i volti, le storie delle persone più fragili ed emarginate. Ma che ci chiede anche un impegno di tipo culturale e in senso lato “politico”, uno sforzo a costruire il “noi”, a coinvolgere sempre più compagni di viaggio in quel cammino verso il cambiamento che ha senso solo se percorso insieme. Io credo ci sia, certo, ancora spazio per tutto questo oggi. C’è ad esempio negli zaini delle centinaia di giovani che ogni estate vanno a lavorare sui terreni confi scati alle mafi e. C’è nelle strutture e nei progetti di tante associazioni che aprono le porte sulla strada per accogliere gli ultimi. C’è in molti gruppi e realtà delle Chiese capaci di saldare la terra al cielo. Lo spazio per la speranza insomma non manca, sta a ognuno di noi “riempirlo” col suo impegno.
La cultura nel nostro Paese non è mai stata
tanto ostacolata come in questi anni, se come
dici tu è lì che misuriamo lo stato di salute della
democrazia e l’allerta delle coscienze, come
valuti il momento che stiamo vivendo e in
questa situazione che ruolo può avere l’impegno
civile?
L’impegno civile è anche un impegno di tipo culturale. Cultura intesa come strada del dubbio, della ricerca, dell’incontro con le domande più profonde dell’animo umano. Il nostro sembra purtroppo un tempo di risposte preconfezionate, più che di domande “scomode”. Un tempo di saperi superfi ciali, di appiattimento
culturale e di conseguenza etico, dove alla crisi della consapevolezza e dell’intelligenza critica corrisponde una crisi della responsabilità. Ecco l’importanza di investire sulla scuola, sulla ricerca, su un’informazione approfondita e libera dalle logiche di potere. E su percorsi educativi che siano un educarsi insieme alla
relazione: all’incontrarsi, al riconoscersi, al mettersi nei panni degli altri. Perché il linguaggio della democrazia si comprende solo se prima abbiamo imparato quello dei rapporti umani, dei diritti e dei doveri su cui si fonda il nostro vivere insieme.
Perché oggi un ragazzo o una ragazza, in una
società sempre più individualista ed egoista,
con sempre meno risorse per la formazione e
per il lavoro, dovrebbero scegliere di impegnarsi
gratuitamente in una dimensione collettiva e
partecipata?
Perché ne va del suo futuro, delle sue speranze, della sua libertà. La libertà è infatti il dono più grande, ma anche la più grande responsabilità che la vita ci affi da: quella di liberare chi ancora libero non è. La libertà non è una risorsa “frazionabile”, non possiamo pensare di “contendercela” in una logica quasi economica:
di più a me se di meno agli altri. Si è liberi solo insieme, solo insieme possiamo costruire una società più giusta e più accogliente, che dia posto, anzi “casa”, alle aspirazioni e ai diritti di tutti, a tutti permetta di realizzarsi nel lavoro come negli affetti e di progettare serenamente la propria vita. Una società che riconosca premessa indispensabile del benessere individuale il contributo che ognuno dà al bene comune.



intervista pubblicata sulla rivista Manitese n.471 marzo-aprile 2011

23 maggio 2011

...D'antiche pietre e incantevoli note....

Metti un sabato sera di Maggio, a Pavia, in un chiostro d'antica austerità, splendido nella sua restaurata compostezza.
Metti un sabato sera di Maggio, preludio d'estate, dove la luce comincia a calare con più calma e il blu scuro della notte arriva accompagnato da un brezza leggera e tranquilla.
Metti di scorgere questi cambi di luce da un quadrato di cielo che si apre sopra di te, incastonato tra pietre rosse di Lombardia che ne esaltano la primaverile brillantezza, ma libero nel suo spazio senza fine, vasto e naturale copricapo a chi sotto vi passeggia.
Metti di trovarti tra le mura di quel che fu il chiostro di San Maiolo Abate di Cluny, che nella nostra città fondò un monastero e un priorato, oggi sede dell'Archivio di Stato.
E che nella stessa sera, in quello spazio un tempo dedicato alla preghiera monastica, ti trovi davanti il Complesso Bandistico Montuese.
La magia si avvera, si materializza, si rende vicina e sensibile.
E'stata davvero una serata riuscita bene quella di sabato 21 Maggio scorso.
Il Complesso Bandistico Montuese ha deliziato il pubblico presente facendo rivivere un percorso musicale che ci ha portati dalle risonanze espresse durante il Risorgimento e l'Unità d'Italia, alle memorabili musiche da film di Morricone e Piovani, passando in chiusura dal canto popolare italiano con arie celebri e conosciutissime anche alle orecchie meno preparate.
Sì, le pietre, la storia il contesto fanno la loro parte.
Ma la magia esce dalla Musica, dalle note ben eseguite, dall'insieme del concerto. La Musica quando è di alta qualità, ed il nostro caso, fa rivivere immagini, luoghi, volti, colori. E' l'espressione massima dei sentimenti e delle emozioni.
I giovani componenti del complesso bandistico e il loro bravo maestro che li dirige hanno avuto il merito di creare questa atmosfera, sempre unica e irripetibile nel suo genere.
Troppo spesso, nel nostro paese, chi dovrebbe essere preposto a promuovere la cultura e il sapere fa di tutto perchè questo non avvenga. Come se tirare addosso alla scuola, all'istruzione, alla conoscenza, all'educazione musicale fosse un merito. Così facendo non solo si opera in negativo; si rende un disservizio agli altri, al bene comune.
Noi di Ains Onlus, la pensiamo in modo opposto. Noi andiamo 'in direzione ostinata e contraria' e siamo ben grati a coloro che si offono per far vivere momenti di cultura e di musica. Siamo grati a tutte le forme di arte e a coloro che ne interpretano i significati più profondi e li rendono accessibili alla vita di tutti i giorni, creando valore aggiunto e rendendo meno insipida la vita.
Un altro aspetto della serata è stato il ricordo dell'Unità d'Italia. L'unità è un valore in se'. E' dall'Unità d'Italia, dal sangue, dalla lotta e dalle idee di libertà di tanti che è sorta l'idea di nazione e quel gioiello di civiltà che è la Costituzione della Repubblica Italiana, sicura bussola in tempi incerti e che segna il passo nei momenti di difficoltà.
L'unità, i valori condivisi di un popolo noi vorremmo che fossero rampa di lancio per un mondo ancora più interdipendente, globalizzato nei diritti, nel senso della vita per tutti, nelle opportunità e nell'uguaglianza; non solo nel denaro, nel profitto e nella violenza della guerra, oggi tornata in modo prepotente e folle a far parte del nostro quotidiano.
'Nostra patria e' il mondo intero, nostra terra è la libertà'.
Così facendo la Musica dei bravi bandisti di Montu' Beccaria si e' intrecciata nel valore dell'Unità e ha fatto da sfondo ad Ains Onlus nella sua piccola opera di promozione della SoIidarietà qui e in Guatemala.
La cultura ancora una volta ci ha offerto la possibilità di far conoscere i nostri progetti, di parlare dei nostri bambini, di rendere visibili le bimbe di Mazatenango, di far riflettere sullo sviluppo di comunità di campesinos oggi dimenticate ma prossime a un riscatto sicuro.
La cultura, la Musica, l'Unità e la Solidarietà si sono trovate insieme una sera, hanno dialogato tra di loro e ne uscita Bellezza e Arte.
Non poteva essere diversamente per chi fa del suo quotidiano una sfida costante per rendere più vivibile e accogliente questo Pianeta e per chi continua a credere che affermare un mondo più giusto, più libero ed eguale sia una sfida a cui non rinunciare.

emanuele chiodini, ains onlus

Ains Onlus ringrazia di cuore:
La dott.ssa Maria Emanuela Salvione, direttrice dell'Archivio di Stato di Pavia e la dott.ssa Laura Mascia sua collaboratrice.
Il dott. Duilio Loi per aver condotto con abile ingegno, in parole e immagini, la serata del concerto.
Il Complesso Bandistico Montuese, il direttore, la presidente Barbara Pozzi e tutti i giovani musicisti per aver dato prova di sensibilità e di preparazione, e per aver testimoniato con il valore superlativo delle note la loro solidarietà alle nostre finalità associative. Volentieri noi saremmo grati di accoglierli tra i nostri 'testimonial' e di mantenere con essi un contatto permanente.
A tutte e tutti ancora grazie di cuore!!!! Vaya!!!!

BambinFestival, a scuola sul Ticino Poi visita ai monumenti del centro

PAVIA. Grande successo per il primo weekend di BambinFestival: sono state circa 2 mila le persone che hanno partecipato alle iniziative da venerdì a domenica. «Lo spettacolo di inaugurazione ha registrato il tutto esaurito - dice Alice Moggi del Centro Servizi Volontariato - Pensavamo che riempire Piazza Vittoria fosse un obiettivo ambizioso, invece ce l’abbiamo fatta e siamo contentissimi». Oggi dalle 9 alle 12 si andrà a scuola sul Ticino con “Piccoli scienziati del fiume: caccia all’alieno, il bivalve alloctono Corbicula fluminea ha invaso il Fiume Ticino”. L’attività, che si svolge all’area Vul coinvolge le classi quarte e quinte elementari. Dalle 14.30 alle 17 invece, il progetto “Scienze Under 18”, a cura del Comune di Pavia, invita i bambini e i ragazzi di tutte le età ad un pomeriggio di orienteering in città, alla scoperta dei monumenti del centro storico, con partenza da piazza Duomo. Alle 17 alla bottega di commercio equo Cafe (corso Garibaldi 22/b) c’è “W le feste e i surmolotti”, lettura dai libri di Mario Sala per bambini da 6 anni.

la provincia pavese, 22 maggio 2011

La città dei bambini ci salverà

Ce la contiamo su e, spesso e volentieri, non vogliamo chiamare le cose con il loro nome. Guardare la realtà per quello che è? Costa fatica. E’ doloroso ammettere che operiamo in contesti economici e produttivi che perdono colpi.E che siamo alle prese con istituzioni, imprese, comunità territoriali, leadership politiche affidate sovente a mani maldestre. O, in alcuni casi, spregiudicate.
Un muro di conformismo ci fa accettare il predominio dei mediocri, la dissipazione delle risorse pubbliche, la chiacchiera di propagande velenose che invece di ricostruire comunità e far dialogare interlocutori diversi e distanti puntano a creare timori, spandere insicurezze, erigere muri di incomprensione. Per afferrare la verità ci vorrebbe lo sguardo trasparente del bambino della fiaba di Andersen che, davanti al sovrano vestito solo con le menzogne e le piaggerie dei suoi cortigiani, dice quello che vede. Ovvero che il Re è nudo. «Il mondo salvato dai ragazzini» è il titolo di un libro bellissimo e troppo dimenticato, pubblicato nel 1968 da Elsa Morante.
E il mondo salvato dai ragazzini, dai bambini, potrebbe essere l’orizzonte da porsi nei paesi e nelle città di questa Italia che invecchia, ha paura, stenta a riprendersi.
Forse va forse proprio in questa direzione «Bambinfestival!. Diritti in città» che dal 20 al 29 maggio si svolge a Pavia per iniziativa di ben 64 organizzazioni di volontariato, associazioni culturali, presenze solidali e di intervento sul territorio operanti a livello locale. «Bambinfestival!» si dispiega in moltissime felici «location» sparse per tutta la città e offre un vastissimo repertorio di iniziative che mettono al centro del vivere comune i più piccoli ma, al tempo stesso, consentono a tutti di apprezzare e conoscere meglio tanti aspetti e scorci di questo tessuto urbano.
Non è qui possibile riassumere le decine e decine di iniziative - coordinate dal Centro Servizi Volontariato - che prendono posto, sino al 29 maggio, in parchi e piazze, librerie e scuole, monumenti, mercati e teatri. Chi vuole essere informato dettagliatamente può telefonare al numero 0382/526328 o accedere al sito www.bambinfestival.org e vedrà quale macchina proficua di proposte intelligenti, di iniziative utili, di momenti divertenti e formativi è in grado di sfornare questa città quando fa confluire tutte le sue diverse vocazioni, i suoi variegati talenti in un comune lavorare.
Ci sono due notazioni però, al di là del programma delle iniziative, sulle quali vale la pena di soffermarsi. La prima è la filigrana che sembra percorrere tutte le proposte: in un certo senso è proprio un riprendere, forse addirittura inconsapevolmente, lo spirito di quel libro della Morante al quale si è fatto cenno.
Cosa stava al centro de «Il Mondo salvato dai ragazzini»? L’idea che «nessuno conosce davvero un altro se non lo ama». Anzi c’è un «ciascuno» in tutti gli altri, un «ciascuno» presente in tutti gli uomini e in tutte le donne, che è unico e straordinario. O, come scrive la Morante, rappresenta «un universo favoloso» da scoprire e valorizzare. Forse è proprio da qui, da questa intuizione che la Morante prende da Simone Weil, che bisogna ripartire per ricostruire comunità.
E la ricostruzione forse deve avvenire proprio partendo dal basso, dall’articolato procedere e confluire di tanti rivoli che si accostano.
Di iniziative e di Festival, in giro per questo Paese, non ne mancano. Hanno incrementato cultura e saperi ma sempre più - chi è stato al recente Salone del Libro di Torino lo ha constatato di persona - rappresentano una sorta di pellegrinaggio idolatrico dove le masse rendono omaggio alle Icone del giorno. Ai personaggi mediatici celebri e inarrivabili che per un’ora, un giorno, diventano avvicinabili. Dai quali si ottiene, come fossero reliquie, un autografo, una foto, una parola.
Il contrario di questo meccanismo, tipico della società dello spettacolo e dei suoi veleni, è proprio l’articolarsi di iniziative che, come «Bambinfestival!», non hanno bisogno di divi e divine, non vanno alla ricerca di «location» prestigiose ma procedono disseminate nei più diversi angoli e contesti della città. Proprio come in una semina speranzosa che non mancherà di dare frutti.

giorgio boatti
DRITTO & ROVESCIO (la provincia pavese, 22 maggio 2011)

22 maggio 2011

Non per me solo

Ho finito da poco di leggere il racconto della vita - fin qui dispiegata - di don Virginio Colmegna, contenuto in un libro scritto da lui medesimo di cui vi consiglio la lettura, 'Non per me solo' ed. Il Saggiatore, aprile 2011.
Don Virginio è una di quelle figure normalmente 'profetiche' che riscattano lo sporco quotidiano che si annida tra le navate delle chiese, e che sta emergendo ogni giorno che passa, e sempre di più, nella sua oscena brutalità, ossidato, troppo spesso nascosto, troppo spesso coperto dalla subdola cortina fumogena dell'insabbiatura.
Non è mistero per nessuno che i fatti del sacerdote di Sestri Ponente sono di una gravità mai registrata. Non so se altro, di peggio, puo' incarnare una persona 'consacrata'; staremo a vedere dove arriverà il fondo dell'abisso. Ma questi sono i fatti. Vi invito a leggere la lucida analisi di Francesco Merlo apparsa oggi a pagina 25 di Repubblica.
O la Chiesa, davvero, cambia impostazione per quanto attiene l'approccio ai fatti denominati 'morali', tanto negli insegnamenti educativi verso i suoi ministri, quanto nei valori espressi dal Magistero odinario, oppure è destinata a soccombore e marginalizzarsi nella sua funzione, cadendo su un tema verso il quale, al contrario, è necessario aprirsi e fare entrare aria nuova, e non chiudersi a riccio difendo privilegi e arroccature senza più senso.
Perchè di questo stiamo parlando: di un non-senso che non puo' trovare giustificazione alcuna.
Leggendo le pagine di don Virginio, invece, sembra di rinascere; sembra di rivedere e sperimentare da vicino la vera Chiesa che vorremo continuare a conoscere tutti i giorni: una Chiesa maestra d'umanità, di vita, di relazione, di compartecipazione al bene comune di tutti; una Chiesa elemento promotore di riscatto e liberazione verso qualsiasi forma di poverta' e sofferenza, serva dell'Amore vero come dato contagioso e rivoluzionario nelle sua alta funzione. Una Chiesa Serva del Bene, come dovrebbe essere. Naturalmente, costitutivamente, 'ab origine', come l'Evangelo insegna. Come la mirabile primavera del Concilio ha reso visibile.
E non servirebbero altre parole.
Nelle parole e nella vita di don Virginio trovo queste conferme. E nell'Istittuzione? E noi, credenti e non credenti in che misura ci sentiamo interpellati da questi accadimenti?
Lascio aperta la domanda.
Solo vi partecipo alcune righe del libro.
'Da uno di quei letti Nicola, con un filo di voce, Nicola mi chiamo': "Don Virginio, eri il mio prete, in Bovisa, ti ricordi? Io sono scappato invece di fare la prima comunione!". Quel viso e quello sguardo sguardo mi sono tornati familiari. Ora Nicola era un corpo essenziale, un volto bianco e scavato, una mano gracile che tentava di stringere la mia e di trattenerimi, accenenando a una risata per quella fuga antica. Ma subito dopo si fece serio, gli occhi vispi di una volta, aggiungendo emozioni intense alla mia grande commozione: "Voglio fare oggi la mia prima comunione, con te, ci stai?". Abbiamo pregato insieme, tutti e due con gli occhi lucidi, e poi quel gesto, un pezzo di pane dalle mie mani alla sua bocca, un sacramento che fa vivere la Chiesa nel mondo, un'espressione misteriosa del legame tra me e Nicola che non era stato così debole e fugace come avevo creduto da giovane prete. Dopo la celebrazione cercò di nuovo di stringere le mie mani per avvicinarmi a lui e sussurarmi in gran segreto il suo ultimo desiderio: che custodissi la gloriosa bicicletta, unico bene che gli era rimasto, simbolo del Nicola libero che scorazzava nell'aria fuligginosa della Bovisa'. (pag. 59)
La Chiesa è bella quando fa le cose descritte in questa frase, quando diventa eucaristia vivente, nelle persone che sa esprimere e nei gesti che sa compiere. E nei riti se vissuti con la stessa passione di sempre, quella dei piccoli e degli ultimi, della meraviglia e dello stupore, e non come ornamenti orpellati asettici nella loro fissità.
Non per me solo, appunto.

lele chiodini

21 maggio 2011

VAYA IRENE!!!!!!!!

Ancora una volta e con grandissimo senso di gratitudine il gruppo di AinsOnlus ringrazia con vivo sentimento Irene Veneziano per il bellissimo gesto che ha compiuto al termine del concerto di ieri sera a Cesano Maderno. Irene è protagonista nella Musica, che sa eseguire, interpretare così bene, ed è sempre più testimone della solidarietà verso i nostri progetti. E' una conferma della sua amicizia verso le bambine di Mazatenango, e per noi, 'irregolari' della solidarietà, e' una gioia saperla al nostro fianco. Aggiungiamo al totalizzatore della progettualità condivisa i preziosi 290 euro raccolti ieri sera e ringraziamo ancora di cuore Irene e tutti coloro che con i propri gesti e contributi continuano a sostenere la nostra bella avventura associativa. Muchas gracias, con mucho carino siempre!!!...y hasta la proxima...claro?

emanuele chiodini - ains onlus

20 maggio 2011

Parte «BambinFestival»

Tutti gli appuntamenti per i più piccoli e le famiglie


Cinema, teatro letture, racconti laboratori e giochi Una notte al bosco Grande


PAVIA. Il fine settimana dei bambini si apre alla Biblioteca Ragazzi “Paternicò-Prini” di Pavia (via Volta 31), dove, oggi pomeriggio alle 17.30, Beppe Soggetti condurrà il laboratorio per bambini da 3 a 5 anni “Oggi ti racconto: Tremolino”. La quota individuale è di 3 euro ed è obbligatoria la prenotazione al numero 0382.399610. Per chi invece avesse voglia di sperimentare il teatro all’aperto, oggi alle 18 in Piazza Vittoria inaugura BambinFestival (programma completo su www.bambinfestival.org), con lo spettacolo teatrale “Il Tamburino Tadzebao”, della compagnia In Scena Veritasa, per bambini da 3 anni. La fiaba narra di un vecchio libraio stanco, che ritrova l’entusiasmo grazie all’aiuto di un piccolo topo lettore e di un magico Tamburino Tadzebao. Sempre a BambinFestival, domani dalle 9.30 alle 12.30 nella piazzetta adiacente alla Coop (Viale Campari) si svolgerà “Giro giro mondo!”, un laboratorio interculturale per bambini da 3 a 10 anni (accompagnati dai genitori), in cui gli animatori guideranno i bambini in un viaggio simbolico tra cibi, parole, musiche e giochi di altri paesi. Alle 11 lo spettacolo teatrale “Obof dei rubinetti” a cura di Calypso, al Commons di Viale Bligny 83, farà conoscere l’acqua in tutte le sue forme ai bambini da 0 a 4 anni. Ingresso gratuito. Nello stesso spazio, ma alle 14.30, si terrà anche “Cattivo a chi?”, un laboratorio teatrale per bambini da 6 a 10 anni in cui si giocherà con i “cattivi” delle fiabe che, visti da vicino, non fanno più paura. L’ingresso è gratuito ma la prenotazione è obbligatoria, al 340.2894107. Chi preferisce il cinema può andare a vedere “L’era glaciale 3”, al teatro Cesare Volta (piazzale Salvo d’acquisto-rione Scala), ore 14.30, nell’ambito della rassegna “Cartoni che Avventura!!!”. L’ingresso costa 3 euro, bisogna prenotare i biglietti al numero 0382.399703 e ritirarli prima dello spettacolo, dalle 13.30 alle 14. Sempre domani, BambinFestival prosegue al Sottovento di via Siro Comi con “Argilla, mettiamo le mani in pasta!”, laboratorio di manipolazione creativa per genitori e figli da 3 anni, a cura dell’Officina delle Arti. Sono due i turni, il primo alle 15 e il secondo alle 16.30. Per informazioni e prenotazioni 338.3139238. Alle 16, alla Casa del Giovane (via Lomonaco 43) “La storia dell’Oca Bianca”, spettacolo teatrale con i pupazzi per bambini da 3 anni, a cura del Teatro delle Chimere. L’ingresso è libero, per informazioni: tel. 0382.918901. Alle 21.15 nel cortile del Vittadini (via Volta 31) ci sarà “Storie di paura!”, narrazione e drammatizzazione per genitori e bambini da 6 anni, a cura del Centro La Mongolfiera. Bisogna portare una torcia elettrica e una copertina, seguirà uno spuntino di mezzanotte. Sabato notte si dorme al bosco Grande con “Pernottamento in tenda” attività di camping nella natura per bambini da 6 a 12 anni. Il ritrovo è alle 17 al Bosco Grande (Strada Canarazzo) e la fine delle attività è domenica alle 11: costa 30 euro (24 per gli abbonati) e comprende cena e colazione, la prenotazione (obbligatoria) va fatta allo 0382.303793, portare il sacco a pelo e una torcia. Domenica alle 15, BambinFestival chiama a raccolta in Piazza Duomo, per “Giochiamo per strada” un pomeriggio all’insegna dei giochi ritrovati, a cura di Cuore Clown e in collaborazione con la Curia Vescovile. Seguirà merenda equo-solidale offerta da Ad Gentes.

marta pizzocaro, la provincia pavese, 20 maggio 2011

La banda di Montù domani suona all’Archivio di Stato

Nel pomeriggio sarà inaugurata la mostra dedicata all’Unità d’Italia attraverso le carte



PAVIA. Quella di domani sarà una giornata di festa per l’Archivio di Stato di via Cardano 45. Nel chiostro alle 16 sarà inaugurata la mostra “Il preludio all’Unità d’Italia attraverso le carte d’Archivio a Pavia e Landriano tra il 1848 e il 1849” (si potrà visitare fino al 5 giugno e osserverà i seguenti orari: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13; martedì e giovedì dalle 9 alle 17; sabato, domenica e giovedì 2 giugno dalle 15 alle 20). Alle 21 si esibirà invece il Complesso Bandistico Montuese diretto da Franco Garbarini che regalerà al pubblico una piacevole serata musicale. La serata si è potuta organizzare grazie alla collaborazione gratuita del Gruppo di Lavoro composto, oltre che dall’Archivio di Stato di Pavia, da Ains e dal Complesso Bandistico Montuese, dal Centro Servizi di Volontariato di Pavia e provincia. Il Complesso Bandistico Montuese vanta origini che risalgono alla fine dell’ Ottocento; il passato più recente rimanda all’anno 1976 quando il gruppo musicale riprende la sua attività dopo anni di silenzio. Il maestro Franco Garbarini oltre che dirigere il Complesso Montuese è presidente Provinciale A.N.B.I.M.A (Associazione Nazionale delle Bande Italiane Musicali Autonome). Il Complesso Bandistico è una Associazione non a scopo di lucro, che si impegna a diffondere e promuovere la cultura musicale in un ambiente gestito da persone con passione e professionalità si prodigano per il mantenimento di una importante tradizione. Ma all’Archivio di Stato domani i riflwttori si accenderanno anche su di Ains Onlus, un’organizzazione nasce sulla spinta di un gruppo di professionisti, di aggregarsi ad una filosofia, il Nursing Sociale. Con questo termine si vogliono intendere tutti quei principi che accomunano e sono fondamento delle professioni al servizio della persona, quali solidarietà, socialità e attenzione verso tutte le categorie svantaggiate per dare vita ad un insieme di iniziative finalizzate a stimolare nell’opinione pubblica la riflessione su queste tematiche e a formulare ipotesi di interventi concreti.


la provincia pavese, 20 maggio 2011

Pavia, venerdì parte «BambinFestival»

Spettacoli, giochi e incontri: una città per i più piccoli



PAVIA. Dopo il successo della prima edizione, dal 20 al 29 maggio torna a Pavia “BambinFestival-Diritti in Città”, la rassegna dedicata interamente ai bambini da 0 a 13 anni e alle loro famiglie, realizzata grazie alla sinergia e alla collaborazione di 67 associazioni tra cui la nostra associazione AINS onlus ed enti del territorio e coordinata dal Centro servizi volontariato della provincia di Pavia. Presentato ieri mattina nella nuova sede del Csv, in via Bernardo da Pavia, il festival prenderà il via venerdì alle 18 in piazza della Vittoria, con lo spettacolo teatrale della compagnia In Scena Veritas, “Il Tamburino Tadzebao” - bella favola dedicata a tutti i bambini che hanno perso o non ancora trovato l’amore per la lettura - e proseguirà fino a domenica 29 maggio, con un programma ricco di appuntamenti. Sono oltre 80 le iniziative che animeranno vari luoghi della città, tra spettacoli teatrali, letture animate, laboratori manuali, proiezioni cinematografiche e momenti dedicati alla relazione genitori-figli. «Quest’anno abbiamo deciso di riservare dei momenti solo agli adulti - spiega Alice Moggi del Csv - perché siamo convinti del fatto che non possa esistere una città a misura di bambino senza adulti consapevoli dei diritti dei bambini». Tutti gli appuntamenti sono stati programmati nell’arco della giornata, cercando di rispettare le esigenze delle varie fasce d’età: le mattine della settimana saranno dedicate per lo più alle scuole, i pomeriggi ai bambini e le sere ai momenti di dibattito e confronto per adulti. «L’intento di BambinFestival - dice la presidente del Csv di Pavia Pinuccia Balzamo - è promuovere una città a misura di bambino, a vent’anni dalla ratifica della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia». Un contributo straordinario è quello del Touring Club Italiano, che patrocina l’iniziativa e mette a disposizione un ricchissimo patrimonio di libri da regalare ai piccoli partecipanti, con l’auspicio che servano a far loro conoscere e apprezzare il patrimonio artistico e storico della città in cui vivono. Altra novità è “Adotta un parco”, frutto della scorsa edizione del festival, che porterà alla valorizzazione di alcuni parchi cittadini, cominciando, in via sperimentale, dal parco giochi di via Darsena. Grazie alla collaborazione inedita e al contributo economico della società Arup di Milano, il parco sarà valorizzato in un’ottica a misura di bambino. «Non ci saranno cementificazioni e grandi movimenti di terra - dice Salvatore Settecasi di Arup - ma una riqualificazione nel rispetto del profilo esistente del luogo, perchè l’attenzione all’infanzia “eco-compatibile” è l’unica chiave di lettura possibile per il futuro». I filoni delle iniziative toccano vari ambiti educativi, fin dai primi giorni: dalla lettura animata (sabato 21 dalle 15 alle 18 alla Nuova libreria Il Delfino), al gioco di una volta recuperato dalla tradizione (domenica 22 dalle 15 alle 18 in piazza Duomo), dalla sperimentazione artistica con materiali di recupero (domenica 22, ore 17, spazio creativo “via Magenta”) al “Battesimo della Sella” (domenica 22, dalle 14 alle 17, Centro Ippico di Strada Canarazzo), fino al pomeriggio di orienteering per i giovani “under 18” alla scoperta dei monumenti del centro storico della città (lunedì 23 dalle 14.30 alle 17, in piazza Duomo). Tutti gli eventi sono gratuiti, alcuni con prenotazione. Il programma giorno per giorno e i recapiti di BambinFestival sono sul sito http://www.bambinfestival.org/.

Marta Pizzocaro

La Provincia Pavese, 18 maggio 2011

11 maggio 2011

Vengo a prenderti stasera.....35 paia di scarpe per le nostre bambine di Mazatenango

'Vengo a prenderti stasera sulla mia torpedo blu
l'automobile sportiva
che mi dà un tocco di gioventu'.
Già ti vedo elegantissima
come solito sei tu...
...E' una vera fuoriserie
come senz'altro sei tu...
Vengo a prenderti stasera
sulla mia torpedo blu!'...

...Proviamo a fare un salto di fantasia estrema, di fantasia spinta agli estremi confini del possibile...com'è giusto che sia l'immaginazione, e proviamo a immaginare, per gioco, Giorgio Gaber con la sua chitarra che menestrella in mezzo al giardino della Casa di Mazatenango, la' dalle nostre bambine.
E loro intorno a questo poeta del Novecento italiano a cantare insieme a lui, e, perche no?, anche insieme a noi, di riflesso, con un bel salto di paralleli, per raccontare un'esigenza sopravvenuta da qualche giorno a questa parte.
Le suore di Mazate ci hanno comunicato che alle bimbe servono scarpe nuove, un cambio nuovo, quelle da usare per la scuola.
A scuola bisogna andare in ordine e con le medesime calzature, lo stesso modello per tutte. Non è ammesso presentarsi in disordine o con un abbigliamento non conforme alle regole della scuola frequentata....scarpe comprese...
Beh...insomma avrete gia' inteso: dobbiamo acquistare 35 paia di scarpe nuove.
Perchè teniamo al decoro delle 'nostre' bimbe.
Perchè' crediamo che loro come ciascuna altra bimba debbano presentarsi a scuola linde e inappuntabili.
Perche' nessuna possa essere condiserata 'differente', e per evitare i soliti fastidiosi pre-giudizi dei soliti che credono, per censo, - anche in Guatemala ci sono...-, di aver raggiunto, illusi, il traguardo.
Perchè e' bello pensare che un domani anche queste bimbe possano uscire una sera, sfoggiare il loro fascino moreno, la loro bellezza, agghindate di tutto punto...accompagnate idealmente dalle note della 'Torpedo', e facendo morire di invidia chi non ha avuto la vista lunga di scommettere su di loro.
Camminando sulla strada della concretezza:
un paio di scarpe costa euro 15,oo
35 paia di scarpe costano euro 525,oo


Chi e' interessato a darci una mano lo puo' fare seguendo le indicazioni tradizionali che qui sotto riportiamo:

conto corrente postale n. 46330429

intestato ad AINS onlus

c/o CSV Pavia

via bernardo da Pavia, 4

27100 Pavia


Il codice IBAN del conto corrente postale di AINS onlus è:
IT70 W076 0111 3000 0004 6330 429
Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXXCIN: w
ABI: 07601
CAB: 11300
N.CONTO: 000046330429

Scarpe nuove per camminare verso la scuola in città, verso il luogo principale della formazione e dell'educazione...oggi sul 'busito' o sulla 'camioneta'...domani...chissà? chi puo' dirlo? davvero su una fiammante Torpedo blu!

3 maggio 2011

PADRE ANDRÉS TAMAYO:Un sacerdote sulle barricate

«L'Honduras è un paradiso su cui le multinazionali hanno allungato le mani facendo profitti senza dare nulla in cambio alle popolazioni» Leader ambientalista e portavoce del «Fronte di resistenza popolare al colpo di stato» del 2009 Teologo della liberazione, il religioso salvadoregno ha messo la sua vita al servizio degli ultimi

«L'Honduras è piccolo, ma è un paradiso su cui le multinazionali hanno allungato le mani facendo grandi profitti senza dare nulla alle popolazioni locali. L'Italia lo conosce solo per "L'Isola dei famosi", ma gira la testa di fronte alle violazioni dei diritti umani perpetrati da un golpista di origine bergamasca come Micheletti e alle responsabilità di un magnate dei media come Rafael Ferrari». Non usa mezzi termini padre Andrés Tamayo, quando si tratta di difendere gli ultimi: in questo caso quell'oltre 63% di honduregni che, nel paese centroamericano grande come un terzo dell'Italia, vive sotto la soglia di povertà. «Ho scelto di abbracciare la causa del popolo - dice al manifesto -, con mezzi pacifici ma senza risparmio». Al punto di diventare un dirigente del Frente di resistencia popular in Honduras: «Mi occupo - spiega - del settore Orientamento, di far crescere la coscienza nella base». Il Vangelo di Tamayo è quello della Teologia della Liberazione. Nato in Salvador, è stato chierichetto di Oscar Romero, l'arcivescovo di San Salvador, ucciso il 24 Marzo 1980 da un sicario del governo mentre celebrava la messa. Una fine a cui è scampato di misura anche lui, sopravvissuto in Honduras a cinque attentati. Quattro dei suoi più stretti collaboratori sono stati uccisi da sicari mai identificati. Gli ultimi due tentativi di eliminarlo si sono verificati dopo il colpo di stato del 28 giugno 2009, che ha costretto all'esilio il presidente Manuel Zelaya. Da allora, Tamayo è obbligato a nascondersi: «Sono stato espulso - precisa - dal paese e da quella Chiesa che non ha alzato la voce insieme al popolo, ma a favore del potere; che ha chiuso i suoi spazi alla protesta e, a differenza della chiesa di base, ha perso l'opportunità di agire da profeta del futuro: e non ha più fra la popolazione che lotta per una causa giusta».
In quanto leader del Movimento ambientalista dell'Olancho (Mao), nel 2004 Tamayo ha ricevuto il prestigioso Goldman Prize, il Nobel alternativo per l'ambiente. In questi giorni, è in Italia per un giro di conferenze, ospite del centro Balducci di Zugliano (Udine) e dei missionari comboniani e ha parlato con il manifesto della situazione in Honduras e del suo impegno per la giustizia sociale.
Un sacerdote in politica e con un ruolo preminente. Com'è cominciata?
Ho sempre avuto un'inclinazione sociale per la giustizia e per il bene comune della popolazione e sempre in questa chiave ho inteso il processo pastorale. Negli anni '90, quand'ero parroco nel municipio di Salamà ho partecipato ai movimenti per la difesa della foresta, contro lo sfruttamento selvaggio delle miniere d'oro, che inquinano i corsi d'acqua, e per il governo delle risorse naturali. L'Honduras è sempre stato depredato delle sue risorse, soprattutto del legname. Nel 2000 ci siamo resi conto che, in dieci anni, il paese aveva già perso più del 10% delle proprie foreste. Gran parte del legname veniva tagliato illegalmente, venduto soprattutto negli Stati uniti e in Europa: un volume d'affari che avrebbe consentito alla popolazione di vivere in modo dignitoso, invece vedevamo gli alberi scomparire, la pioggia diminuire, le falde acquifere inaridirsi, i contadini impoveriti spinti alla deforestazione selvaggia. Quattro multinazionali - una delle quali, la Sansoni, è italiana mentre la più importante è cubano-americana, la Aljoma Lumber - si sono impadronite di queste risorse, hanno il monopolio dell'esportazione. Nella parte nordorientale del paese, dove si trova l'Olancho, il dipartimento più grande, riserve della biosfera come quella del Rio Platano sono state devastate. Nel 2000, la popolazione ha cominciato a protestare, a chiedere una moratoria al taglio del legname. Nel 2002, ho partecipato a uno sciopero della fame di 30 giorni, e si è messo in moto il processo che ha portato a due marce per la vita: la prima, nel 2003, di 190 km, e quella del 2004 a cui hanno partecipato oltre 50.000 persone provenienti da tutto il paese. Cercavamo di ottenere un tavolo di trattativa, ma il colpo di stato contro il presidente Manuel Zelaya, il 28 giugno 2009, ha chiuso ogni via d'uscita. Anche allora mi sono messo a fianco del popolo, per infondere coraggio a chi manifestava per i propri diritti. L'attuale governo di Porfirio Lobo è lì per garantire mano libera allo sfruttamento delle risorse da parte delle grandi famiglie e delle multinazionali che controllano l'80% della ricchezza. Ogni cinque minuti si distrugge un ettaro di bosco.
Gli indigeni garifuna, gli afro-discendenti che vivono lungo la costa Atlantica e che sono i più colpiti dalla devastazione di propri territori, a febbraio hanno organizzato l'Asamblea Constituente de los pueblos indiegenas y negros de Honduras e il 1 di aprile hanno dato vita a una marcia contro la repressione. Qual è il loro peso politico nel movimento di resistenza?
Molto forte. I garifunas vivono in Honduras da oltre 200 anni. I loro territori sono quasi un paradiso e per questo gli indigeni vengono deportati. Il pretesto è il turismo. A Roatan, dove si sta girando il reality «L'isola dei famosi», vi sono villaggi turistici e commerci gestiti da grandi imprese occidentali, che cercano di corromperli offrendo loro briciole. Gli afrodiscendenti, però, si sono organizzati e partecipano con le loro rappresentanze al Frente. In molti hanno pagato con la vita. Anche se l'elezione di Porfirio Lobo è stata una farsa a cui oltre il 65% dei cittadini non ha partecipato, in questo momento il potere ha in mano tutte le leve, chiunque cerca di opporsi viene assassinato. La Cia, insieme all'esercito colombiano e ai servizi segreti israeliani, addestra i militari agli assassinii mirati degli oppositori, e poi fa credere che si tratti di delitti comuni. Il governo ha cercato di sbiancare il colpo di stato con una Commissione di verità costituita unilateralmente, mentre noi chiediamo che ne venga formata una vera per far luce sugli omicidi di maestre, giornalisti, sindacalisti... Le organizzazioni indigene e ambientaliste continuano a presidiare le sorgenti, organizzano momenti di resistenza contro la deforestazione, sperando in un cambiamento politico e nel ritorno alla democrazia.
Su cosa si basa questa speranza?
Il Frente di resistencia popular è una forza alternativa a cui partecipano gruppi di donne - che sono molto importanti-, organizzazioni contadine, intellettuali, indigeni. È nato dopo il colpo di stato del 28 giugno 2009 e si è rafforzato nel corso di quasi due anni in termini di rappresentanza e credibilità: in difesa della libertà del popolo e per la costruzione di un vero cambiamento sociale e politico in Honduras. I nostri principali obiettivi sono quattro: il ritorno in sicurezza di tutti gli esiliati come me, a partire dal presidente Manuel Zelaya, coordinatore del Frente. Il rispetto dei diritti umani e la punizione dei golpisti. La realizzazione di un'Assemblea nazionale costituente, partecipativa, inclusiva e democratica. Il riconoscimento del Frente come organizzazione politica e sociale belligerante in Honduras: una vera organizzazione politica, indipendente ed estesa su scala nazionale qual è, e non un'organizzazione di quartiere come vorrebbe far credere il governo Lobo. Per questo, contiamo sulle nostre forze ma anche sulla mediazione internazionale intrapresa dal presidente venezuelano Hugo Chavez e da quei paesi dell'America latina i quali, all'interno dell'Alba o di Unasur, sostengono un cambiamento progressista dell'Honduras.
Uno dei principali mediatori è Manuel Santos, il presidente della Colombia, un paese non proprio campione dei diritti umani.
Anche se la politica dei governi non sempre parla la lingua del popolo (che esprime forte e chiaro i propri obiettivi), per noi questa mediazione costituisce un passo avanti. Prima eravamo costretti a cercare un dialogo impari e senza giustizia con un potere che ha tutto il potere, ora invece ci sarà qualcuno che potrà sostenere la nostra proposta in quattro punti. L'ostacolo più serio, però, è la pressione della destra Usa perché l'Honduras entri nell'Osa, in modo che i finanziamenti internazionali possano finire nelle solite tasche. Comunque vadano le cose, però, è nostra ferma intenzione procedere all'autoconvocazione dell'Assemblea costituente che porterà a una nuova costituzione a cui il popolo ha diritto: entro il 28 giugno, a due anni dal colpo di stato.




INTERVISTA di Geraldina Colotti, IL MANIFESTO del 1 maggio 2011









2 maggio 2011

La Disciplina Della Terra




La disciplina della Terra

sono i padri e i figli

i cani che guidano le pecore

tutti quei nomi dimenticati

sotto la mano sinistra del suonatore.



Solo l'amore non va così

a me pagano il giusto in questa vita mi pare

anche per vedere bene

per inseguire e per ascoltare.



Perché la vita non va così

è la disciplina della Terra.

Tu sei più bella di ieri vita

che a tutti ci fai battere il cuore

ed è proprio questo che mi piace tanto

ma non so scrivere e non so dire



non so chinare la testa

che non si china la testa

e non si regala l'intelligenza e la compagnia



e non è il caso di aspettare

non è il caso di aspettare

mai più.

Perché la vita non va così

è la disciplina della Terra.



Me ne stavo qui con gli occhiali al soffitto

a innamorarmi dei colori delle cose

ma desiderare non basta

da così lontano non basta.



Ora ho un contratto con gli angeli

e ti ritrovo di sicuro vita

in qualche mese d'agosto accecante

o in un tempo meno illuso

che vuoi tu.

Perché la vita non va così

è la disciplina della Terra.



Ivano Fossati

Guatemala: A Forgotten War



di sfondo uomini e donne ormai sfiancati dalla lotta..

nello sguardo fiero della giovane una nuova speranza..!

Ragazza di San Felipe Chenla, comune in lotta con la ditta italiana ENEL.
Il 18 marzo scorso il villaggio ha subito l'irruzione dell'esercito e di uomini con passamontagna, probabilmente per eseguire un ordine di cattura nei confronti delle autorità maya che portano avanti la protesta. L'esercito è stato respinto dai cittadini, dalle donne e dai bambini, ma resta la paura che possa accadere di nuovo e con tragiche conseguenze.


diario dal Guatemala di Sara Boccacci

1 maggio 2011

Guatemala: continua l¹aggressione ai difensori dei diritti umani

Un gruppo di Ong del Guatemala ha denunciato alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) di Washington che sta aumentando l’aggressione ai difensori dei diritti umani nel paese centroamericano: sono più di 300 i casi solo nel 2010. Secondo Marcela Martino, avvocato del Centro por la Justicia y el Derecho Internacional (Cejil) “Il governo del Presidente Colon alimenta la percezione che le persone che lottano per i diritti umani siano destabilizzatori che difendono delinquenti”.
Sono oltre 62mila i guatemaltechi assassinati dalla fine della lunga guerra civile cominciata nel 1960 e terminata con gli accordi di pace del 29 dicembre 1996 con un bilancio di oltre 250mila morti. E chi si batte per difendere i diritti umani in Guatemala, paga in prima persona, come Emilia Quan Stackman, sociologa, 33 anni, sequestrata e uccisa nei giorni scorsi a Paquix, nel dipartimento di Huehuetenango: un crimine commesso in un paese in cui, secondo la Corte internazionale contro l’impunità, il 98% degli omicidi non viene investigato.
“La violenza crescente ha diverse origini. Tra queste, anche le politiche portate avanti dai diversi governi” – afferma Nery Rodenas, direttore dell’Ufficio per i diritti umani dell’arcivescovado di Guatemala (Odhag) già guidato da mons. Juan José Gerardi Conedera, assassinato il 26 aprile 1998, due giorni dopo aver diffuso il rapporto sulle atrocità della guerra ‘Guatemala nunca más’ ("Guatemala mai più"). Proprio uno studio recente dell’Odhag ha documentato che negli ultimi anni le vittime della violenza sono costantemente aumentate: durante l’amministrazione del presidente Álvaro Arzú (1996-2000) se ne sono contate 13.582; sotto Alfonso Portillo (2000-2004) 14.000 e col suo successore Oscar Berger 21.511.
“Durante il mandato di Berger sono state effettuate molte azioni repressive e commesse esecuzioni arbitrarie. Per questo tra i governi di Portillo e Berger c’è stato un forte un aumento degli omicidi che sono aumentati anche con l’attuale governo del presidente Alvaro Colom” – aggiunge Rodenas. “E’ sbagliato, tra l’altro, credere – osserva il direttore dell’Odhag – che la violenza sia un’esclusiva delle classi meno abbienti. Certamente esiste molta violenza nei settori emarginati, dove hanno origine le ‘maras’ (o ‘pandillas’, bande criminali giovanili diffuse in tutto il Centroamerica), ma di fatto è una percentuale minore rispetto al crimine organizzato da cui si origina la maggior parte della violenza. Per frenarla – dice ancora Rodenas – bisogna rendere operativo il sistema dell’amministrazione della giustizia”. Il cosiddetto ‘Accordo nazionale per il progresso della sicurezza e della giustizia’, firmato nel 2009 dai responsabili dei tre poteri dello Stato e dal procuratore generale, include ben 101 punti relativi alla riforma dell’amministrazione giudiziaria, “ma secondo un recente rapporto – evidenzia il direttore dell’Odhag – solo il 14% di questi punti sono stati applicati - ricorda .

Conflitti per la terra, omicidi di dirigenti sindacali, minacce di morte e vere e proprie esecuzioni a danno di giornalisti, cooperanti, attivisti per i diritti umani: questa è la spirale di violenza dove le elezioni presidenziali previste per il mese di agosto non lasciano tante speranze in merito ad un cambio della corrotta classe politica guatemalteca.
“Il governo si è del tutto disinteressato della questione agraria” – spiegano all'Observatorio de los Periodistas Cerigua i dirigenti del Comité de Unidad Campesina (Cuc) e del Coordinadora Nacional Indígena y Campesina (Conic), che hanno visto cadere molti loro compagni assassinati dagli squadroni della morte. Nemmeno l'occupazione del Fondo de Tierras (Fontierras) a fine novembre ha smosso di un passo il governo nazionale, limitatosi soltanto ad aprire un tavolo di confronto, arenatosi immediatamente, presso la Secretaría de Asuntos Agrarios. Nel frattempo, la politica fatta di sgomberi violenti nei confronti delle comunità indigene e contadine, unite alle operazioni di limpieza social a livello urbano (soprattutto nella capitale Città del Guatemala) è proseguita come e più di prima.
La Ley de Desarrollo Rural (Legge per lo sviluppo rurale) più volte sollecitata dalle organizzazioni contadine sotto differenti governi, non è stata approvata e difficilmente il governo sembra intenzionato a farlo negli ultimi mesi del suo mandato. Secondo i dati della Coordinación de Ong y Cooperativas (CongCoop) nel solo 2010 sono stati registrati almeno cinquemila conflitti legati alla questione agraria, mentre il Ministero dell'Agricoltura è stato tra quelli su cui il governo ha meno investito, nonostante l'economia indigena e contadina rappresenti una delle maggiori fonti di investimento per il paese. Uno dei leader di CongCoop è stato Renè Muñoz, che ho accompagnato nel 1999 in un viaggio di scambio promosso dall’ONG Capodarco diretta da Padre Franco Monterubbianesi, il cui progetto è sintetizzato nel libro di Patrizia Caiffa “Il Canto muto del Quetzal”- Emi.
La comunità di San Juan Cotzal, nel dipartimento di El Quiché, in Guatemala, ha denunciato lo scorso gennaio in merito ai progetti idroelettrici denominati Palo Viejo 1 e Palo Viejo 2 le responsabilità dell’ENEL: l’impresa è infatti incaricata della costruzione. “Le nostre comunità di San Juan Cotzal sono state danneggiate seriamente dalle politiche definite della “terra bruciata”: questi danni non sono mai stati riparati. Oggi, a 14 anni dalla firma degli accordi di pace, noi popoli indigeni siamo stati nuovamente violentati nei nostri diritti” – scrivono le comunità indigene. “Lo Stato ha agito senza consultare i popoli indigeni, come dovrebbe fare se rispettasse la Convenzione 169 dell’Organizzazione mondiale del lavoro, ratificata dallo Stato del Guatemala e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni. Le imprese multinazionali si sono installate nel nostro territorio senza consultarci e senza il nostro permesso. La ditta Enel dopo due anni di presenza nel nostro territorio ha violato i nostri diritti di comunità indigene”.
Malgrado l’impunità, la mobilitazione della società civile e delle forze democratiche va avanti nella ricerca della giustizia. L’Osservatorio sull’America Latina SELVAS continua a documentare la lotta per la difesa dei diritti umani in Guatemala in collegamento con il Parlamento Europeo.

Cristiano Morsolin
(co-fondatore dell’Osservatorio SELVAS, lavora in America Latina dal 2001)



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