ANGOSCIA

Un ricordo dal passato: ero da poco diplomata infermiera, ero al mio primo vero lavoro...non avevo ancora imparato a prendere il giusto distacco dalla sofferenza, non avevo ancora appreso come curare senza soffrire.
La persona che mi ha risvegliato questo ricordo era giovane, era arrivata nella nostra corsia per caso, si trovava nella nostra cittadina per visitare alcuni parenti e si sentì male.....ricovero in ospedale...via via la situazione appariva sempre più complicata.
Sono passati quasi trenta anni e non faccio più l'infermiera ma Lei la ricordo molto bene e ancora oggi rammento il mio smarrimento e l'ansia che mi prendeva ogni volta che le stavo vicino.

ANGOSCIA di Concetta Malvasi

L'ultima stanza della corsia
l'ultima stanza in fondo a destra
la stanza dei casi complicati
la stanza dei casi terribili
la stanza degli infetti
la stanza dei morenti
e
a volte
la stanza dei privilegiati.
In quella stanza
dove c'è sempre qualcuno che ci crea qualche problema
che ci induce a laceranti conflitti
c'è lei
lei e la sua disperazione
lei e la sua rabbia.
Ha occhi bellissimi
grandi......neri.....luminosi....
occhi da donna mediterranea che conserva nei tratti
la discendenza araba....
però
ricordo
occhi tormentati
si
occhi belli grandi luminosi
ed intensamente tormentati.
Nessuno ha il coraggio di parlarle
nessuno ha il coraggio
di stringerla al petto
è arrivata da poco
lei vede il nostro andare e venire
lei sente la nostra distrazione consapevole
lei intuisce
lei capisce
ci scruta e cerca di metterci in contraddizione.
Lei cerca la nostra crisi
senza dirlo chiaramente.
Lei ci sfida.
Sono giovane
lavoro da poco
ed ho ancora molto da imparare...
lei mi angoscia
mi stritola il cuore.....
i suoi occhi spalancati, torturati, tormentati, disperati.
E' la prima volta, per me,
è così giovane
ha solo qualche anno più di me
avrebbe una lunga vita
chissà cosa gli riserverebbe la vita
ma ora è qui
il suo cancro le sta mangiando le ossa
il suo cancro le sta mangiando ogni organo
metastasi ovunque.
Nessuno ha il coraggio di dirglielo.
C'è fuga dalla sua camera,
lei è giovane
chissà cosa avrebbe voluto dalla vita......
come tutti una esistenza
serena, bella, allegra e a volte .....qualche scampolo di tristezza...
CHISSA'.....
Lei non invecchierà.
Qualche giovane allieva
ancora più giovane di me
mi dice che non vuole vederla
io trattengo le lacrime
ogni volta che entro nella sua camera
ogni volta che devo medicarla
che devo farle un prelievo.
Sono giovane
mi fa soffrire la sua disperazione
mi fa soffrire il suo travaglio.
Sono arrabbiata.
L'altro giorno mi hanno detto che voleva buttarsi dalla finestra
“sono il diavolo....”
mi dice
“....e voi avete paura del diavolo...”
Muta
ascolto le sue frasi sconnesse
muta
ascolto il suo pianto.
Ma non riesco a tenderle la mano
ferma
ascolto
ferma non interrompo
ferma non faccio un passo verso di lei.
Il giovane psichiatra
rompe il nostro distacco
lui ha il coraggio di parlarle.
Lui si ferma spesso con lei
e torna ogni giorno
Con lui
lei comincia a dialogare.
Devo alzare un muro, devo difendermi da questo dolore.
Starò via per un po' di giorni
la vado a salutare
e
riesco ad abbracciarla frenando le lacrime.
L'imminente distacco me la fa sentire vicina.
SI, lei è come me. Giovane con un futuro davanti
NO, lei non è come me.....il futuro si perde in pochi giorni ancora di vita.
Torno
non c'è più
NON VOGLIO SAPERE.

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