Tornano i fantasmi del passato

Minacce, intimidazioni, sequestri e assassinî politici si susseguono con ritmo impressionante, che ricorda gli anni più bui della repressione. Il braccio armato dei poteri occulti cerca di asfissiare la società civile con la violenza.

Dal nostro corrispondente Juan Hernández Pico.
Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
Fonte: http://www.ans21.org/

Il 20 Marzo scorso, verso le 18.30, vari uomini armati hanno fatto irruzione nella sede della Associazione per il Progresso delle Scienze Sociali in Guatemala (AVANCSO). Approfittando dell’assenza del guardiano, uscito per comprarsi la cena, gli assalitori lo hanno aspettato nei pressi e al suo ritorno lo hanno minacciato con le armi per farsi aprire il portone. AVANCSO ha sede proprio davanti al parco San Sebastián e alla chiesa omonima, dove fu assassinato ormai quattro anni fa il vescovo Juan Gerardi. Appena tre isolati separano questo edificio dal Palazzo Nazionale, dallo Stato Maggiore Presidenziale – cioè, i servizi (più) segreti –, dalla Casa e dalla Guardia presidenziali.Gli assalitori hanno colpito il guardiano con la sua stessa arma e si sono diretti senza esitazione agli uffici del dipartimento di ricerca sul campesinado, sfondando la porta. Quindi, sempre scardinando la porta, sono entrati nell’ufficio dove si impaginano le pubblicazioni del centro. Poi, hanno abbandonato l’edificio, senza portare via alcunché. In altre parole, si è trattato di un atto di mera intimidazione.Una settimana prima del fatto, AVANCSO aveva presentato il libro della storiografa Matilde González, dal titolo Se cambió el tiempo (Il tempo è cambiato). L’opera, frutto di un lavoro di sette anni, narra la storia di spoliazione prepotente delle terre comunali del municipio, a prevalente carattere indigeno, di San Bartolo Jocotenango, nel Quiché, a partire dalla riforma liberale del 1871. Il testo documenta la presenza opprimente in quel luogo dei grandi latifondisti, il ruolo dei contrattisti prima ladini poi indigeni, il ricorso agli indigeni contrattisti da parte dell’esercito che li utilizzò come commissari militari e, quindi, dal 1980 come capi delle Pattuglie di Autodifesa Civile (PAC); e poi ancora, i massacri, la schiavitù e le continue violenze ai danni delle donne superstiti perpetrate da quegli uomini, la continuità del potere militare nella zona per mezzo dei cosiddetti “vicari” dell’esercito che altri non sono che gli ex capi delle PAC...Lo stesso 20 Marzo, era apparso sul giornale El Periódico un’inserzione, firmata da AVANCSO e da altre 19 organizzazioni della società civile, che denunciava le calunnie e le minacce di morte contro il vescovo di San Marcos, Alvaro Ramazzini, e contro vari sacerdoti impegnati a fianco dei contadini. Nel comunicato si manifestava solidarietà con tutti i minacciati e si esigevano soluzioni alla problematica nelle campagne.Dopo l’irruzione, in vari comunicati apparsi sui media, varie organizzazioni della società civile hanno manifestato solidarietà ad AVANCSO e a quanti ricevono minacce per il loro impegno civico.È preoccupante che il clima di violenza sia peggiorato notevolmente, dopo e nonostante la riunione dell’11 e 12 Febbraio a Washington, del Gruppo Consultivo, alla presenza di rappresentanti della società civile guatemalteca, in cui il presidente Portillo ed esponenti del suo governo si sono impegnati a realizzare quelle riforme necessarie per migliorare la sicurezza civica ed eliminare l’impunità.Tra i crimini commessi dopo la riunione, almeno due omicidi “puzzano” di politico. Quello di César Rodas, testimone importante in un caso di produzione illegale di pubblicazioni, stampate nelle Tipografia Nazionale, contro il presidente della Camera di Commercio Jorge Briz, caso per il quale pende sul vicepresidente della Repubblica, che avrebbe autorizzato tale stampa, una richiesta di autorizzazione a procedere. E quello di Jorge Rosal, dirigente del nascente Partito Patriota, guidato dal generale in pensione Otto Pérez Molina, che tre giorni prima, insieme ad altri politici, fra cui Alvaro Colom probabile candidato alla presidenza nel 2003, aveva guidato una manifestazione civica per esigere la rinuncia del presidente e vicepresidente della Repubblica di fronte ai nuovi scandali di corruzione.Altro caso grave: un’operazione della sezione antinarcotici della polizia nelle vicinanze di Chocón, piccolo villaggio nel dipartimento di Izabal, si è trasformata in una battaglia durata vari giorni, con un bilancio di vari morti fra gli abitanti, in circostanze ancora confuse che alimentano più di un dubbio. A guidare l’assedio, secondo vari testimoni, sarebbe stato il “numero due” della sezione. A farne le spese, più che i narcotrafficanti, per ora sembrano essere stati tre contadini della zona, forse scomodi testimoni.D’altro canto, all’alba del 25 Febbraio, è stato sequestrato Lizardo Sosa, presidente del Banco di Guatemala. Personalità fra le più autonome dell’attuale governo, Sosa ha mantenuto fin qui fermezza nell’indagine amministrativa sulle cosiddette “banche gemelle”, di proprietà di Francisco Alvarado Macdonald, amico del presidente Portillo e gran finanziatore della sua campagna elettorale, nonché garante dell’affitto della sua elegante casa e proprietario della Mercedes Benz e di altri veicoli blindati della scorta del presidente, anche questi affittati. L’anno scorso, gli avvocati di Alvarado avevano accusato Sosa e altri funzionari della Giunta Monetaria, chiedendo di porre sotto sequestro i loro beni per rispondere dei danni presuntamente provocati dall’intervento sulle “banche gemelle”. Sosa si sta battendo energicamente per far passare quattro leggi di riforma del sistema finanziario, fra cui una che cerca di arginare il fenomeno del riciclaggio di denaro “sporco”. In breve, nessuno, in Guatemala, crede che il sequestro sia stato opera della delinquenza comune. Ancora una volta, il senso di tale reato è intimidatorio e politico.Sta di fatto che la mattina del 28 Febbraio, 72 ore dopo il rapimento, Lizardo Sosa è stato rimesso in libertà dopo il pagamento di un riscatto. Giorni dopo, volanti della polizia e – si presume – dell’esercito si sono incrociate nei pressi di una abitazione che si presume appartenesse ai servizi segreti. Nelle concitate e, al solito, confuse scene che sono seguite, una persona vestita civilmente, scesa dalla macchina dei militari, anch’essi in borghese, è rimasta sul terreno, nonostante (pare) gridasse di non sparare, sostenendo: «Siamo la stessa cosa di voi!...» I testimoni delle case vicine hanno dichiarato ai media che i veicoli erano impegnati nel trasbordare dollari – si suppone – provienienti dal riscatto pagato per Sosa. Il quale, dopo pochi giorni di riposo, ha ripreso la sua battaglia a favore delle leggi finanziarie proposte.Ancora: un incendio ha semidistrutto la casa parrocchiale di Nebaj, il più importante municipio del cosiddetto Triangolo Ixil, nel nord dell’altopiano del Quiché. L’incendio è scoppiato alle 3 del mattino del 21 febbraio e, secondo testimoni, la sua origine è dolosa. Non ci sono state vittime, dal momento che il parroco si trovava nel capoluogo dipartimentale e le due persone che dormivano nella casa sono riuscite a mettersi in salvo. Grazie ad esse, si sono salvati alcuni computers e non sono andati persi tutti i documenti parrocchiali. Tuttavia, le fiamme hanno bruciato, oltre ai libri dei battesimi e matrimoni, documenti originali della ricerca sul Recupero della Memoria Storica (REMHI) e altri appartenenti al gruppo di antropologi forensi che stanno realizzando gli scavi nel municipio. Durante il conflitto armato interno, quando le terribili operazioni di terra bruciata si accanirono contro i villaggi di tre municipi e specialmente Nebaj, nel Triangolo Ixil era notoria la presenza di Popolazione Civile in Resistenza.È noto anche il protagonismo della diocesi del Quiché e del suo vescovo Julio Cabrera nella preparazione del rapporto REMHI. Nonché il ruolo del sacerdote Rigoberto Pérez, parroco di Nebaj, nella Commissione di Pace e Riconciliazione della diocesi del Quiché.Otto giorni dopo, sono stati minacciati di morte antropologi forensi di tre organizzazioni di diritti umani. L’opposizione degli antichi membri delle pattuglie e, in generale, dei militari in servizio e di quelli in pensione, si è fatta sempre più dura contro le riesumazioni di quanti sono morti nei massacri di quegli anni. Nell’esteso, dettagliato e impressionante rapporto sul Guatemala di Amnesty International 2002, dal titolo L’eredità mortale del Guatemala, si documentano il passato di impunità e le nuove violazioni ai diritti umani. In esso, si legge come soldati e membri delle antiche PAC «avvertissero i possibili testimoni» di massacri nei processi intentati nella capitale contro l’ex presidente Lucas, l’ex capo di Stato Ríos Montt e membri dei loro governi: «Dimenticatevi delle ossa. Se volete denunciare ciò che è successo nel villaggio, rivivrete la stessa cosa».Sempre in Marzo, sono state reiterate le minacce di morte contro monsignor Ramazzini, vescovo di San Marcos. Tali minacce risalgono già ai tempi del governo Arzú, in coincidenza con la coraggiosa difesa fatta dal vescovo dei diritti dei contadini alla terra e dei braccianti ad un salario dignitoso. Esponenti della Associazione di Agricoltori e Allevatori di Guatemala, come l’ingegnere Gustavo Anzueto – accusato da molte testimonianze raccolte nel rapporto REMHI di prestare all’esercito i suoi aerei da turismo, che una volta dotati di bombe e mitragliere, contribuivano alla repressione –, e Humberto Pret, presidente della Camera dell’Agro, hanno denunciato Ramazzini di essere un «religioso marxista».Fin dagli anni ‘80, Ramazzini si batte contro le ingiuste condizioni di vita dei contadini. In quegli anni, visitò anche la Popolazione Civile in Resistenza nella Selva del Ixcán.Oggi, è incaricato della Pastorale della Terra nella provincia ecclesiastica di Los Altos. In passato, ha anche difeso il sacerdote José María Aldaz, anch’egli minacciato di morte per aver difeso le occupazioni di terre da parte dei contadini della sua parrocchia.Negli stessi giorni è stato anche minacciato anche Francisco Cuevas, sacerdote incaricato della parrocchia di Panajachel, ridente località turistica sul lago Atitlán...

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