Quella differenza tra i negozi e i supermercati

Pubblichiamo l'articolo di Giorgio Boatti pubblicato sulla Provincia Pavese di domenica 4 marzo.

Sbagliano quelli che pensano che la differenza principale tra i supermercati e le botteghe sia data dalla colossale disparità in metri quadri della superficie che occupano.

O dalla incomparabile variegazione di marche e prodotti che gli uni offrono rispetto alle altre. O dal numero delle persone che ci lavorano. La vera differenza tra grande distribuzione e negozio di vicinato – per chi non l’avesse capito – è che le botteghe, tutte le botteghe, hanno un loro particolarissimo odore. Mentre i supermercati non odorano di nulla o, se di qualcosa sanno, è pressoché uniforme e eguale in tutti i posti dove capita di entrare. In ogni bottega, invece, proprio come per le abitazioni e le persone, va a formarsi nel corso di tempo una specie di identità olfattiva, un odore specifico del luogo, che la rende riconoscibile anche ad occhi chiusi. A naso, appunto. Questo accade perché le botteghe a differenza dei supermercati e dei centri commerciali non sono fabbricate a tavolino attraverso un complicato incastro di molteplici e standardizzati apporti, secondo un razionale e pianificato disegno finanziario e commerciale. Le botteghe al contrario assomigliano alle creature che le hanno figliate e che – non importa se fossero uomini o donne - con quotidiana e pervasiva attenzione vi hanno impresso tanti dettagli. Lasciandovi traccia del loro personale modo di stare nel modo. Le botteghe sono anche figlie del tempo che le ha viste nascere e del territorio in cui – spesso con non poca fatica – si sono fatte largo. E’ per tutto questo che le botteghe, i negozi di vicinato, conservano un proprio odore e una robusta ragione d’essere che equivale alla storia che si portano dietro. E al mondo, o i mondi, che hanno attraversato. Gli odori e i ricordi, si sa, hanno uno stretto e misterioso legame. Da adulti finiamo col dimenticarcelo e questo è il motivo per cui molti non avvertono la vera differenza tra supermercati e botteghe. Pressati dalla fretta, assediati dalla pubblicità, ossessionati dalla logica del vantaggio immediato, dunque quello economico, non si ascolta quello che i ricordi, attraverso gli odori, vorrebbero dirci. Apparentemente ci parlano delle botteghe dove da piccoli si metteva piede come in un antro magico, dove ogni scaffale era come uno scrigno pieno di sorprese e una somma di presenze che ancora prima di essere merci erano odori che venivano incontro: di carta assorbente e di inchiostro, di zucchero (confezionato nella sua apposita carta azzurra) e caffè, di spezie e di salumi, di latte e di carni (poi avvolte nella carta gialla del macellaio). In realtà gli odori ci dicono quanto, nelle cose che ci attorniano, ci è davvero essenziale, vitale. E quanto, invece, rischia di essere solo miraggio, sfizio e apparenza. Ogni via, di paese o città che fosse, sino a qualche anno fa era anche la somma di questi odori e, dunque, di queste realtà così diverse e importanti. Presenze ben conosciute di botteghe sempre affollate che si succedevano in poche decine di metri. E ora? Ora, seppure ridotte di numero e assediate dalla crisi, le botteghe resistono ma misurano le difficoltà delle famiglie, la riduzione delle spese per la vita quotidiana. Il piccolo commercio è finito in prima linea. I negozi, nella trincea della recessione, lasciano sul terreno, anche in questa provincia, non pochi caduti: nel commercio sono quasi ottocento, dicono i dati pubblicati ieri da questo giornale, ad avere chiuso. La perdita, assai severa, non è solo economica. E’ anche una sottrazione di identità, un affievolirsi nelle relazioni di vicinato e nei legami sociali di una comunità. Elementi che dovrebbero far riflettere e indurre con forza a iniziative di rilancio e valorizzazione delle botteghe, anche come fulcro dei nuovi distretti commerciali. Forse il primo passo da fare è riscoprire, quasi fossero altrettanto pezzetti di noi stessi, le botteghe che ci stanno attorno. A cominciare da quella vicino a casa che, per esempio, quanto a verdure di stagione, a formaggi o a salumi, si fa puntiglio di non essere seconda a nessuno. O di quella che dispone del caffè tostato e macinato esattamente come ci piace e servito con la signorilità di un caffè viennese. Per non parlare della bottegaia preferita che, quando la giornata è in salita, sa offrire la migliore fetta di torta di mele del mondo. Tanto per ricordare che la vita, di tanto in tanto, è anche dolce e amabile.

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