L’armadio dei pigiami,brevi considerazioni,un’idea, un progetto
In ogni reparto ospedaliero c’è un
armadio dove si trovano i pigiami, lavati e stirati, che servono per quei
malati che non ne hanno uno quando vengono ricoverati. Mi ricordo quando la
guida di tirocinio (allora si chiamava così) mi diceva: “Vai a prendere un
pigiama nell’armadio vicino alla cucina, dove ci sono le lenzuola.” Andavo ed eseguivo
l’ordine senza pensarci troppo e soprattutto senza mai farmi la domanda sul
perché in un reparto ospedaliero c’era un armadio dei pigiami (spesso c’era
anche una lavatrice e un ferro da stiro, portato da casa da qualche Infermiera
Generica, che di notte si metteva a lavare e stirare biancheria dimenticata da
chi, dimesso, Tornava a casa). Altri tempi? Altra idea
della professione? Non lo so!!!! Certo è che adesso, l’armadio dei pigiami è
diventato ancora più d’attualità perché sono sempre di più le persone,
soprattutto grandi vecchi (non solo i senza fissa
dimora e i tossicodipendenti, come si è soliti pensare) che, ricoverate, non
hanno un ricambio di biancheria. Lasciamo stare il fatto che spesso non sono
neanche accompagnati da un parente e arrivano soli
in reparto dal pronto Soccorso.
Ma questa è un’altra storia che meriterebbe un
approfondimento maggiore, se si avesse voglia,
per entrare nello specifico di un problema (la
solitudine delle persone) che sta sempre più
aumentando. Apro e chiudo, immediatamente una
parentesi: prima o poi si dovrà considerare, come professione, la povertà che affligge sempre più persone, riconsiderando l’assistenza infermieristica, i ruoli degli ospedali, costi, modi e tempi di ricovero, orari di ambulatori e organizzazione del lavoro. Perché la
salute dipende anche da quanto si è poveri e
non possiamo più permetterci di concentrarci
solo su un sintomo. Dobbiamo considerare
importante anche il contesto sociale di chi se
lo porta addosso. Non so come ma bisognerà
farlo, perchè sono sempre di più le persone dimenticate (giovani, bambini, anziani, donne...di tutte le fasce d’età e di tutte le nazionalità) che vivono da precari e in povertà. Povertà che fa aumentare malattie, ansia e senso di fragilità. Bisognerà pensarci, aprire la nostra mente, essere attenti ai cambiamenti sociali, perché noi Infermieri dobbiamo e possiamo dare il nostro contributo essendo una professione di
utilità sociale, che sta 24 ore su 24 a
contatto con le persone e il disagio che si
portano addosso quando vengono ricoverate. Se
non facciamo questo (lo possiamo e lo dobbiamo fare in rete con
altre figure professionali: medici, assistenti sociali, dietisti,
operatori di supporto, politici) continueremo ad essere una professione non
attenta ai cambiamenti, come tante altre e soprattutto, intellettualmente
povera. Ritornando all’armadio dei pigiami....la nostra associazione (AINS onlus),
composta da infermieri del San Matteo, ha deciso, osservando quotidiane
situazioni di precarietà dove, chi viene ricoverato è sprovvisto, appunto, di
tutto (dallo spazzolino alle ciabatte, dalla saponetta ad una
maglietta di ricambio), di attivarsi in rete con il mondo del volontariato, per
dare il proprio contributo, per dare un segnale, per impegnarsi per e con chi ha bisogno. Come? copiando (perchè le belle
idee vanno sempre copiate) un micro progetto dell’associazione volontari
ospedalieri (AVO) di Mondovì che si è inventata un kit composto da asciugamano,
saponetta, dentifricio e spazzolino, pettine e specchio, fazzoletti, salviette
umidificate, carta igienica, tovaglioli, ciabatte, sciarpa e maglietta.... da
consegnare a chi non ha nulla e viene ricoverato. Questo progetto, riadattato nel
nostro contesto, ci ha permesso di metterci in rete con gli alunni delle scuole
elementari e medie di San Martino Siccomario e i frequentatori di due APS di
Pavia (Brusaioli e Borgo Ticino), per la raccolta del materiale; con il mondo
infermieristico di Malattie Infettive e Malattie Infettive e Tropicali, per la
distribuzione oltre che per la valutazione delle situazioni di precarietà. Il progetto è stata anche l’occasione per incontrarci
(mondo infermieristico, mondo del volontariato e della cittadinanza attiva), discutere
sull’utilità di un progetto come questo, confrontarci, arrivare ad un
compromesso per poterlo realizzare, raccogliere materiale. Non nascondiamo che
qualche problema c’è stato e, le domande che più spesso ci venivano rivolte,
aiutandoci a capire dove stavamo sbagliando, erano:
• Perchè sostituirci alla famiglia?
• L’istituzione ospedale dov’è?
• Perchè l’ospedale non fornisce quello che
voi volete raccogliere?
Però, essendo che questo piccolo
progetto cerca di rispondere a un’esigenza molto concreta, che quotidianamente
si presenta, le difficoltà non ci hanno fermato. Per concludere, vogliamo sottolineare
che il kit de “L’armadio dei Pigiami” (avendo tutte le autorizzazioni da parte
della dirigenza Infermieristica e Sanitaria della Fondazione San Matteo)
partirà tra poche settimane e, speriamo sia solo l’inizio di un percorso che
dall’assistenzialismo, attraverso la distribuzione del materiale raccolto, si
possa concentrare sulla formazione di noi Infermieri. L’Armadio dei pigiami, vuole
essere un primo passo verso un progetto più ampio di educazione alla fragilità perché
chi si trova in un letto d’ospedale ed è fragile (non ha un lavoro, è senza
fissa dimora, pranza (cena....se è fortunato) in una delle tante mense per i
poveri, è stato lasciato dalla moglie, ha una dipendenza
alcoolica, di droga o tutte due) ha bisogno, di infermieri anche preparati alle
sue fragilità.
Il kit è solo l’inizio.
Ruggero Rizzini
Infermiere in malattie Infettive
e Tropicali San Matteo-Pavia
Presidente
Ains onlus
Pubblicatu
su INFERMIERE A PAVIA, 1-2/2015
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