Dante Liano: «Il mio Guatemala malato di neoliberismo»

Nato nel dipartimento di Chimaltenango (Guatemala) nel 1948, si laurea in letteratura all'Univesità di San Carlos di Guatemala nel 1973 e nel 1977 completa il dottorato all'Università di Firenze. Dai primi anni '80 risiede in Italia e attualmente ricopre la qualifica di professore ordinario di Lingua e Letterature Ispano-americane presso il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Narratore e critico letterario, è uno dei più importanti autori centroamericani contemporanei, autore di numerose pubblicazioni, tradotte in inglese, francese, tedesco e italiano, che spaziano dalla narrativa alla saggistica. Nel 1991 ha vinto il Premio Nacional de Literatura Miguel Ángel Asturias (massimo premio letterario guatemalteco) e dal 2000 collabora con il premio Nobel Rigoberta Menchú alla stesura di varie opere di letteratura per ragazzi.
 
Ieri pomeriggio alle 18.30, nella Sala Conferenze del Broletto, è stato nostro ospite Dante Liano - uno dei più importanti intellettuali e scrittori guatemaltechi, amico e collaboratore del premio Nobel Rigoberta Menchù, per la prima volta a Pavia, nell'ambito del Festival dei Diritti. Prendendo spunto del tema del confronto tra generazioni, Liano ha parlato delle “Conseguenze culturali” generate dal neoliberismo e dai modelli di welfare applicati nelle società, italiana e guatemalteca, per capire in che direzione vanno i due popoli, con quali somiglianze e quali differenze nel rapporto tra generazioni. La riflessione ha avuto inizio dopo la proiezione del cortometraggio del regista pavese Filippo Ticozzi, “Un cammino lungo un giorno”, breve ed emblematico viaggio-documentario all'interno del piccolo villaggio di El Poshte, sulle montagne del Guatemala, nella regione di El Progreso, abitato prevalentemente da bambini. E' proprio attraverso il vissuto dei bambini che Ticozzi racconta una giornata tipo in questo luogo, non molto lontano dalla città, ma da cui ci si può allontanare solo attraverso un lungo sentiero impervio. Prodotto da La Città Incantata, in collaborazione con A.I.N.S. Onlus, il film si è aggiudicato due importanti riconoscimenti: il Premio "Rastrello d'Oro” del Corto & Fieno Festival del Cinema Rurale (Ameno e Armeno, No, settembre 2011), e la Menzione Speciale al Priverno Film Festival (Latina, giugno 2011).
A proposito di anziani e bambini, a Dante Liano abbiamo chiesto quale Paese, tra Italia e Guatemala, li tutela di più.
Essere anziani in Guatemala, è una condizione di svantaggio o di vantaggio?
«E' chiaramente una situazione si svantaggio, se pensiamo che in Guatemala le garanzie di tutela sociale, seppur sancite da una legislazione in questo senso positiva, ispirata al modello occidentale, sono di fatto del tutto assenti. La salute è una questione gestita completamente dalle ditte private, le cure, anche quelle basilari, hanno costi altissimi. Chi può pagarle sopravvive, chi non può, magari dopo essersi venduto la casa e la terra, soccombe. Se chiedessero a me, per esempio, di rientrate in Guatemala per la mia vecchiaia, ci penserei due volte, sapendo che tutti i miei risparmi finirebbero in mano a medici imprenditori che della salute fanno un business, in barba al giuramento di Ippocrate». E essere bambini?
«Peggio ancora. In questo momento in Guatemala ci sono 25mila bambini che stanno morendo di fame, una situazione che non si vedeva da anni, oggi aggravata dalla crisi economica».
Di chi è la colpa?
«E' una conseguenza naturale del modello economico del neoliberismo sfrenato, che si è imposto nei Paesi dell'America Latina e che miete vittime con la sua idea di welfare privato e di tutela sociale inesistente, per cui la salute è un privilegio di chi può permettersela, non un diritto di tutti. In Guatemala l'aspettativa di vita è molto bassa, la maggior parte della popolazione ha meno di 35 anni e questo ha un'altra conseguenza negativa».
Quale?
«Così si sgretola una tradizione comunitaria tipica delle società dell'America Latina, in cui i giovani si prendono cura degli anziani e gli anziani garantiscono una rete familiare e sociale che da sola costituisce una tutela sociale che non avrebbe nemmeno bisogno di un welfare organizzato. Ma il neoliberismo insegna che ognuno fa per sè».
 
marta pizzocaro
la provincia pavese, 16 novembre 2011

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