Guatemala, nuovo governo vecchie maniere

Il paese ha scelto un ex generale reazionario dal passato torbido, Perez Molina, quale nuovo presidente, ma non ha nessuna speranza di cambiamenti futuri

di Stella Spinelli, http://it.peacereporter.net/articolo/31411/Guatemala%2C+nuovo+governo+vecchie+maniere


Alla fine, il risultato delle urne in Guatemala non ha sorpreso nessuno: Otto Pérez Molina, 51 anni, generale in pensione dai mille scheletri nell'armadio ha trionfato sul Berlusconi guatemalteco, Manuel Baldizón, e fino al 2016 tenterà di governare un paese in ginocchio per delinquenza e crisi sociale. A votare è stato il 54,84 percento dei cittadini, con un'affluenza molto più bassa rispetto al primo turno di fine settembre. La sua vittoria? Tutta incentrata sulle promesse di sicurezza in un paese in cui gli omicidi sono a un tasso spaventoso: i primi nove mesi dell'anno contano 2496 morti ammazzati, facendo del 2011 l'anno più violento dell'ultima decade. Nel suo piano di governo si parla di sicurezza e giustizia, con tre priorità: neutralizzare il crimine organizzato, le bande giovanili (maras) e la delinquenza comune. E in più si punta tutto sul rafforzare le istituzioni, ridotte a mere caricature di se stesse, e porsi quale paese guida contro il narcotraffico regionale. Tutte mete molto ardue e verso le quali comunque i cittadini restano scettici. Anche perché dovrà scendere molto a compromessi con altre forze politiche, con le quali è costretto ad allearsi per riuscire a formare una maggioranza decente in Parlamento.

A inquadrare questo scetticismo disilluso generalizzato è Alberto Arce, che ha vissuto la tornata elettorale fra la gente di Ciudad de Guatemala, riportando opinioni e commenti illuminanti da tre diverse zone della città, fra loro opposte, eppure accomunate dal medesimo sentimento.
"Alejandro Cid, studente di agronomia di 25 anni, è volontario del Tribunale Supremo Elettorale - racconta Arce -, e così ha potuto parlare con tranquillità con le vari guardie del corpo" che a Los Arcos, una delle zone più esclusive della capitale, accompagnano i ‘signori' in ogni loro pratica quotidiana. Vederli è la norma, come lo è incontrare le domestiche in uniforme.
E infatti il volontario ha posto la medesima domanda a tutti i votanti: "Crede che, indipendentemente da chi vincerà, il Guatemala vivrà un cambiamento a partire da gennaio 2012?". E le risposte sono state sorprendentemente eloquenti.
"No, perché la normativa elettorale di questo paese viene violata sistematicamente - spiega la guardia del corpo -. C'è un limite di spesa in campagna elettorale che mai viene rispettata. Qui si spende moltissimo ddenaro durante una campagna lunghissima. Questo obbliga i partiti a compromettersi con troppa gente. Con persone che non sono necessariamente armate di buone intenzioni. Il finanziamento delle campagne è un investimento. E tutti gli investimenti hanno bisogno di un ritorno, di una restituzione con gli interessi. Vinca chi vinca e anche nelle migliori tornate elettorale, i candidati sono legati dai debiti e dai compromessi. Fino a che non cambierà questo, il Guatemala continuerà a essere uguale, chiunque sia il presidente".
Juan Antonio è un avvocato in pensione, ha una certa età, e si unisce alle parole del giovane guardiaespaldes: "Senti, dicono che la speranza è l'ultima a morire, ma sia per l'uno che per l'altro sarà molto difficile portare a compimento i loro programmi elettorali, sempre che veramente vogliano farlo. Il paese è affossato, le casse sono vuote e le proposte che presentano mancano di fondamento e di strumenti che le portino a compimento. Il mondo delle promesse non rispettate. Questa è la migliore definizione per l'anno che verrà".
Ma non tutti i votanti sono convinti della logica di limitarsi a votare il meno peggio. Qualcuno ha trovato una soluzione che va oltre l'umano. Una donna truccatissima e ingioiellata che nega di dare il proprio nome vuole, con veemenza, essere ascoltata e introduce un fattore più determinista dei cittadini precedentemente intervistati. "L'unico in cui confido è Dio, che saprà dare saggezza a chi vincerà. Egli è l'unico che può giudicare le azioni dei nostri governanti, che sono responsabili davanti all'Altissimo". E davanti al popolo? "Io non ho fiducia nel popolo. Non doveva nemmeno chiederlo".
C'è anche qualcuno, però, che invece guarda al futuro con ottimismo. Sono Mario e Maria che precisano: "Andrà per il meglio e il cambiamento sarà positivo. Indipendentemente da chi vincerà, sarà impossibile che si prosegua così. La situazione è insostenibile. Non posso immaginarmi, né voglio, che il paese continui così: la cittadinanza è ogni volta più cosciente del proprio potere, della propria capacità di incidere, di controllare e di obbligare la politica ad agire in maniera corretta".
Paulina López, amministratrice d'azienda, è giovane tanto da essere la seconda volta in vita sua che è chiamata alle urne. La sua opinione, però, va a rafforzare lo scetticismo generalizzato. "Non può esserci un cambiamento significativo nel paese, solo cambiamenti marginali, puro maquillage. Il paese deve cambiare da dentro, da ognuno di noi. I politici possono solo alleviare i sintomi, se ci provano, ma mai potranno andare in profondità ai problemi che ci colpiscono. Corruzione, povertà e narcotraffico. Primo perché non avranno nessun interesse a farlo e secondo perché anche se volessero, non possono. Il Guatemala non può cambiare dall'alto".
Alejandro Rivera, 41 anni, si definisce ricercatore e precisa: "Guarda il mio berretto: Oficial de narcoticos. Questo è il mio messaggio nel giorno delle elezioni. Il problema è il narcotraffico. Ho iniziato a realizzare una indagine sul corporativismo nel paese, la relazione fra il potere economico e il potere politico e ho finito capendo che se i finanziatori del potere non cambiano, questo non cambierà. Nessun presidente potrà uscire dalle rotaie marcate dal potere economico. Il mio messaggio è chiaro. Nessuno potrà uscire da quello che detta il potere reale, quello del narcotraffico, che tramite il lavaggio di denaro sporco e il finanziamento della politica, è colui che comanda davvero in questo paese, come in altri della regione".
Calixto ha invece 19 anni e abita in tutt'altra zona, lontano dai fasti di Los Arcos, fra la classe media: "Nessun presidente può cambiare niente se non è timoroso di Dio e se noi guatemaltechi non seguiamo l'insegnamento della Bibbia". Di tutt'altro avviso è Manuel Paniagua, logista di mezza età: "Mai in vita mia ho ricevuto nulla di valido da nessun governo di questo paese. Penso che da sempre manchino le proposte concrete".
Quindi una raccolta di risposte nell'estremo oriente della capitale, nella Colombia El Gallito, zona 3, una delle più emarginate. El Gallito è il luogo dove nessuno vuole andare, ino ogni strada ci sono blocchi di cemento perfettamente ordinati e pronti per fermare qualsiasi persona che sfugge al controllo di coloro a cui niente sfugge. È l'antitesi di Los Arcos. Mario Díaz, 50 anni, è l'unico tassista che ha accettato di portare Alberto Arce fin qui, raddoppiando il prezzo della corsa. Questa zona è lo specchio dei mali del paese. "L'unico governante che ha abbassato la delinquenza è stato il generale Ríos Montt - sbotta -. Questo paese è selvaggio, ci sono sparatorie, assalti, corpi squartati da ogni lato. Sono un tassista e lo vedo, e niente mi sorprende. E non dovrebbe essere così. Solo con la mano dura potrà risolversi. Solo un generale può risolverlo. Risolvendo il problema sicurezza, forse anche il resto dei problemi miglioreranno".
Tutto intorno cozza con Los Arcos, persino la musica che sale dai bar: là marimba, qua cumbia. Ma identico è lo scetticismo di chi ha appena votato. Uno di questi è Carlos Cabrera, studia all'università di San Carlos: "I due candidati? Uno offre solo pagliacciate e l'altro è da otto anni che offre la stessa tiritera. Promesse e ipotesi senza fondamento. A nessuno importa di noi. Solo ai benefici che loro e quelli della loro classe possono ottenere". E che si tratti di due personaggi corrotti è opinione diffusa. "Nessuno porterà a termine quanto promette - spiega Velvet Coló - appena eletti parleranno solo con i narcos e con i ricchi. Perché ho votato? Perché me lo ha chiesto la Chiesa e perché è un dovere civico".

Commenti

Post più popolari